Parte 2

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Al termine della giornata, Lexy si avviò in biblioteca, per cercare il silenzio necessario a studiare.

Con la testa china sul mattone che aveva di fronte, continuava a rileggere lo stesso paragrafo da almeno mezz'ora senza capirne una sola parola.

Non riusciva proprio a concentrarsi quel giorno.

Ogni volta in cui provava a comprendere ciò che stava leggendo, l'immagine delle mani di Derek le invadeva la mente con prepotenza. Si chiese perché doveva essere sempre così arrapata. Si sentiva come una bomba pronta ad esplodere il 90% del tempo.

Mentre si lasciava trasportare dal flusso dei suoi pensieri, come spesso accadeva, avvertì una presenza alle sue spalle che la stava osservando, seguita poco dopo dal calore del respiro sul suo collo.

- Cosa studi con tanto impegno? -

Aveva sempre quel sorrisetto stampato in faccia che faceva venir voglia di prenderlo a sberle di tanto in tanto, ma che per Lexy contribuiva solamente a renderlo più sexy.

- Tu che dici? -

Rispose con tono altrettanto saccente. Da qualche tempo aveva iniziato a rivolgersi lui in maniera più informale, almeno al di fuori dell'aula e quando non c'erano i suoi compagni di corso nelle vicinanze. Non era una stupida, sapeva bene il rischio corso da lui, ma non le importava particolarmente, e sembrava che la cosa non preoccupasse molto neanche lui.

- Ahahah, giusto, domanda stupida. -

Era proprio la sua materia che stava tentando di studiare, ma senza successo, nonostante se la fosse sempre cavata piuttosto bene in inglese.

- Tu invece che ci fai qui? -

- Niente, facevo un giro da queste parti... Poi ti ho vista e ho pensato di chiederti una cosa. -

- Chiedi pure. (Si tesoro, chiedi pure tutto quello che vuoi.) -

- Mi stavo domandando se stasera lavori. -

A quella domanda il cuore di Lexy smise di battere per un secondo. Avrebbe voluto chiedergli di come sapeva del suo impiego, ma non voleva focalizzare la sua attenzione sull'argomento.

- Si, stasera lavoro. -

Ripeté le parole di lui con un groppo in gola, sperando che non chiedesse maggiori dettagli.

- Mmmh, peccato. A proposito, volevo dirti che credo tu sia piuttosto brava. -

- Brava in cosa? -

- In quello che fai ovviamente. Ti pagano bene voglio sperare. -

Lexy aveva iniziato a sudare, il cervello non assimilava bene le informazioni.

- Scusami, ma temo di non riuscire a seguirti. -

- Bhe, ballare su un palco seminuda di fronte a un branco di maniaci, non deve essere facile, ma mi auguro che lo stipendio ne valga la pena. -

- Non so proprio di cosa tu stia parlando. -

Come cazzo era possibile che l'avesse scoperta?!

Lexy simulò una risatina, che però non fu sufficiente a nascondere il suo effettivo nervosismo.

- Capisco... Permettimi di spiegarmi meglio. -

Sfilò il cellulare dalla tasca, poi fece partire un video e fece scivolare il telefono sul tavolo, avvicinandolo a lei affinché potesse vedere.

Lexy si sentì morire quando nel video vide proprio se stessa, durante lo spettacolo della sera prima, con tanto di reggicalze, tacchi 15cm e vestaglia in pizzo nera.

Si rese conto solo allora, con enorme sgomento, che era proprio lui che aveva visto nella penombra del locale mentre si esibiva.

- Temo che tu ti stia sbagliando. Non sono io quella. -

- Ah davvero? Bhe, non sono certo che il resto del campus la penserà allo stesso modo. -

Lexy non ci mise molto a capire le intenzioni dell'uomo seduto di fronte a lei.

- Che cosa vuoi da me? -

Un senso di impotenza si stava impossessando di lei.

- Quando sei libera? -

Il sorrisetto impertinente si era trasformato in un ghigno di pura perversione che avrebbe dovuto spaventarla, ma in parte continuava ad eccitarla da morire.

- Lunedì, perché? -

Fece scivolare un pezzo di carta sul tavolo di fronte a lei.

- A questo indirizzo, alle 20:00, non tardare. -

Lexy si sentiva accaldata, molto accaldata. Sapeva benissimo cosa lui volesse, ma non riusciva a capacitarsi del modo in cui aveva agito per ottenerlo, né del suo improvviso cambiamento durante la loro conversazione. Stentava a credere che fosse la stessa persona a cui era abituata.

Quando il professore si alzò per andarsene, le si avvicinò all'orecchio, garantendole nuovamente il suo fiato caldo sul collo e i conseguenti brividi lungo la spina dorsale.

- Non arrossire ancora piccola, lunedì sera ci penserò io... -

Con l'immancabile sorrisetto compiaciuto, si avviò a passo svelto scomparendo tra gli scaffali, lasciando Lexy con il dubbio che la conversazione appena avuta, fosse null'altro che il frutto della sua mente annoiata. 

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