Parte 5

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Era un uomo di poche parole, il che rendeva il tutto più terrificante e intrigante allo stesso tempo.

Il piccolo appartamento arredato in modo lineare con colori neutri, quasi spenti, era nella penombra, qualche candela ad illuminare l'ambiente e una piantana in fondo al soggiorno.

- Posso offrirti qualcosa, una birra? -

- Non pensi che tutta questa frormalità sia superflua vista la situazione? -

Lexy tentò di nascondere il tremolio nella sua voce, nonostante il tono fortemente acido che aveva usato per rispondere alla richiesta di lui.

- Bevi. -

Quasi come se non l'avesse sentita, lui le porse la bottiglia, già stappata. Lexy iniziò a sorseggiarla, con lo stomaco chiuso.

Lui si mise comodo su una poltrona in velluto rosso con rifiniture dorate, che non aveva molto a che fare con il resto dell'arredamento.

- Non credevo ti piacessero questo genere di cose. -

Lexy tentò di rompere l'imbarazzante silenzio che si era creato, facendo cenno in direzione della bizzarra seduta del professore.

- Ti riferisci a questa? Un vecchio cimelio di famiglia, troppo legato per separarmene. -

Notando la calma irritante dell'uomo seduto comodamente di fronte a lei, acquistò un po' di risolutezza e si affrettò a domandare.

- Perché sono qui? -

Derek accavallò le gambe, intrecciando le dita sotto al mento.

- Voglio un ballo, solo per me. -

- Era questo che volevi, un balletto privato gratis? Potevi venire al locale, senza architettare tutto ciò. -

- E chi ha detto che era solo questo che volevo? -

Quella domanda, fatta con totale inespressività, la fece impaurire.

- Scegli la musica, prego. -

Le porse un Ipod, lasciando che scorresse tra le canzoni alla ricerca di quella più adatta.

Una playlist che spesso le era capitato di ballare nei suoi spettacoli.

Le venne un dubbio.

Chissà quante volte lui l'aveva vista esibirsi e lei non si era accorta della sua presenza.

Alla fine scelse la traccia che preferiva. "Feder - Goodbye" .

Andò in fondo alla stanza per spegnere la lampada, lasciando l'ambiente a lume di candela. Era abituata ad esibirsi con la luce giusta.

Quando le prime note basse e sensuali della musica iniziarono ad invadere la stanza, Lexy avviò la sua danza, girando attorno alla poltrona.

Sembrava un'incantatrice di serpenti, lui non scollava gli occhi dal suo corpo, mentre lasciava scivolare a terra il trench e si avvicinava a lui con movenze feline ma senza toccarlo o guardarlo direttamente negli occhi.

Quando ballava si avviava un gioco di potere, l'uomo voleva prendere il controllo, ma era pur sempre lei ad avere le redini, e questo portava entrambe eccitazione e frustrazione nel maschio.

Quello era uno dei più potenti afrodisiaci per Lexy.

Lo sguardo di lui le stava bruciando la pelle, cosa che la spinse ad andare oltre, avvicinandosi pericolosamente, strofinando il fondo schiena contro il suo cazzo, inarcando la schiena come un felino e passandosi sensualmente una mano fra le lunghe ciocche corvine.

Mentre la canzone terminava, lasciandoli nel silenzio totale, rotto solamente dei loro respiri affannosi, l'istinto animalesco di lui prese il sopravvento. La afferrò per un polso e attirò la sua mano sulla patta dei pantaloni, facendola sussultare.

- Lo senti che effetto mi fai? -

La sua voce, trasformata quasi in un ringhio, tradì il bisogno dell'uomo. Lexy sentì distintamente l'erezione da sopra i jeans, e la sensazione, piuttosto che spaventarla, non fece altro che farla bagnare più di quanto non fosse a quel punto.

- Ora dovrai fare qualcosa a riguardo. -

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