Parte 4

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Quando si alzò quel lunedì mattina, per qualche istante quasi aveva dimenticato l'appuntamento di quella sera.

Quando le venne in mente, sentì lo stomaco annodarsi. Non riusciva nemmeno a mangiare. Corse a scuola con la sua solita uniforme e si sedette in fondo all'aula, per evitare che la vedesse.

Magari se lo era dimenticato. Pensiero stupido, non se lo sarebbe mai dimenticato.

A fine lezione si alzò per lasciare l'aula, ma la voce del professore la costrinse a bloccarsi sui suoi passi.

- Lexy, puoi fermarti un attimo? Vorrei parlarti un momento della tua ricerca. -

Attese pazientemente che tutti se ne andassero, lasciandoli da soli. Contrariamente a tutte le altre volte, Lexy ebbe quasi paura di restare sola con lui.

Rimase seduto, con una calma che la inquietò, poi sollevò lo sguardo, scrutandola intensamente.

- Spero che tu non abbia dimenticato il nostro impegno di stasera. -

Lei non disse nulla, lasciando intendere che lo ricordava perfettamente.

- Metti qualcosa di carino. -

Ed eccolo di nuovo. Quel ghigno inquietante. Lexy non sapeva se le facesse venire più voglia di schiaffeggiarlo o di scappare via il più lontano possibile.

Senza proferire parola, si incamminò verso la porta a passo svelto.

Una volta tornata a casa, si preparò per la serata, curando ogni dettaglio. Non sapeva il perché, ma nonostante la situazione forzata voleva fare buona impressione. Giunta la sera, indossò il completino nuovo in pizzo rosa ( non sapeva il perché, ma pensò che gli sarebbe piaciuto), mise un tubino nero stringato lungo i fianchi e stivali in velluto dello stesso colore fino al ginocchio.

Indossò il trench grigio per ripararsi dalla brezza pungente della sera, e uscì di casa per avviarsi all'indirizzo dato.

Prese un taxi, per non rischiare di fare tardi. Giunta a destinazione, si introdusse lungo l'interminabile portico, oltrepassando porta dopo porta. Ad ogni passo sentiva crescere dentro di sé il nervosismo dell'attesa, insieme a qualcos'altro, che la sorprese.

Eccitazione.

Incredibile, ma si, si sentiva eccitata per il mistero a cui andava incontro.

Quando raggiunse la porta di casa sua, attese qualche secondo prima di bussare. Per un attimo le aveva sfiorato la mente il pensiero di girare i tacchi e andarsene, al diavolo le conseguenze. Alla fine bussò, andando contro ogni fibra muscolare del suo corpo che le urlava di fuggire a gambe levate da quella che era una situazione tutt'altro che sicura.

Neanche un secondo dopo, lui aprì la porta, studiandola dalla testa ai piedi, ritornando ai suoi occhi con uno scintillio perverso nei suoi.

- Accomodati. -

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