Parte 3

5.4K 68 1
                                    

Quella notte il sonno di Lexy fu tutt'altro che tranquillo.

Era sulle spine. Non sapeva cosa aspettarsi dall'incontro che avrebbe avuto qualche giorno dopo.

Perché l'aveva praticamente ricattata per poter rimanere da solo con lei?

Era certa che non fosse solo per una chiacchierata che aveva scelto di vederla nel suo appartamento.

Nei giorni seguenti le riuscì difficile prestare attenzione a qualsiasi cosa facesse.

Lo aveva rivisto a lezione, ma le era sembrato che evitasse accuratamente il suo sguardo, quasi come per aumentare la sua voglia. Lei non aveva neanche tentato di fermarlo per avere un confronto. Sapeva che tanto sarebbe stato inutile in ogni caso. Aveva pensato di ricattarlo a sua volta. Avrebbe potuto controbattere al suo ricatto, considerando il fatto che lui, un uomo che tutti consideravano rispettabile, si trovava in un locale notturno. Ma comunque lei non sarebbe uscita illesa dalla divulgazione di quel video.

Anche a lavoro le risultava difficile dare il meglio di sé, contrariamente a come faceva di solito. Quando ballava dava tutta sé stessa. Poteva sembrare strano considerate le circostanze, ma le piaceva essere guardata con desiderio carnale dagli uomini che assistevano ai suoi spettacoli. In quei momenti si sentiva una dea, intoccabile. Si trasformava nel sogno proibito di ogni tipo di uomo, giovane o anziano, rispettabile o comune che fosse.

Ma quelle sere si vedeva chiaramente che qualcosa turbava la sua mente. La proprietaria, Natasha, non aveva potuto fare a meno di notare la cosa e l'aveva presa da parte.

Erano finite a parlare nel suo ufficio. Natasha aveva molto a cuore le sue ballerine, ma per Lexy aveva un occhio di riguardo, forse perché era la sua dipendente più giovane.

- Che ti succede tesoro? Sul palco ultimamente non sembri tu. -

Era una donna di quasi cinquant'anni, lunghi capelli biondo platino, alta e formosa, cosa che tendeva ad intimidire la maggior parte degli uomini, con un distinto accento russo che confermava le sue origini.

- Niente Nat, ti chiedo scusa. In questi giorni sono un po' distratta. -

La donna la guardò con evidente apprensione.

- Sai che puoi sempre chiedere se hai bisogno di aiuto, vero nebol'shoy? -

La chiamava "piccola", probabilmente perché la percepiva un po' come una figlia adottiva. A Lexy non dispiaceva, quel nomignolo era cosa gradita.

- Certo, grazie davvero. Ma va tutto bene non preoccuparti. Devo solo levarmi questo pensiero. Andrà tutto bene. -

- Se ne hai bisogno, posso darti qualche giorno libero. -

- No. Preferisco venire qui. Mi fa stare meglio. -

- Come preferisci. -

Meno tempo trascorreva a casa nella solitudine dei suoi pensieri e meglio era.

LexyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora