III

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Le stanze reali erano di quanto più maestoso Antoinette avesse mai visto,la camera in cui era stata ricevuta dal sovrano in persona, la definì arredata in un modo pratico ed essenziale.

Il nucleo centrale dei suoi pensieri era scomodamente seduto al centro di un tavolo ricoperto di velluto.

Tre poltrone e dodici sedie arredavano quella stanza che in un secondo momento la ragazza notò essere decorata con pannelli a specchio.

Antoinette poté scorgere in ognuna di quelle superfici il suo riflesso e improvvisamente l'innadeguatezza che sentiva di aver sconfitto si ripresentò più impetuosa di prima.

Si torturò le mani sudate nelle pieghe del vestito nuovo di zecca e puntò due occhi in un paio suggestivo.

In quella stanza non erano soli, Sophie le era accanto fedelmente immobile e una schiera di nobiluomini affiancavano il sovrano.

Restò in silenzio per un tempo che definì infinito, gustandosi quei minuti a sua disposizione per poter guardare bene quello che era l'uomo più temuto di tutta la Francia.

Non era vecchio, né tanto meno di sgradevole aspetto, una cascata di onde castane si poggiava sulle spalle ricoperte da una giacca suntuosa, un viso sottile e impenetrabile era padrone di un naso aquilino e una bocca sottile.

Un lieve rossore si impadronì di Antoinette quando si scoprì a fantasticare sui lineamenti regali dell'uomo, abbassò lo sguardo spaventata, innoridita all'idea che qualcuno potesse scorgere tanta audacia nei suoi limpidi occhi.

«Mi temete, forse, Madame De Lavalle?»

Una voce tuonò nella stanza, destandola dai suoi pensieri.

Sollevò di scatto la testa facendo ondeggiare i boccoli che sfuggivano dall'elaborata acconciatura.

«Come potrei, maestà.»

Sussurrò con devozione sostenendo con coraggio quel piccolo scambio di battute.

«Vi vedo pallida, vi sentite poco bene, Madame?»

Nelle sue parole e nel suo tono di voce, Antoinette scorse sincera preoccupazione, sentiva che quell'uomo che tra il popolo aveva suscitato ira e poca stima, si stava rivelando a lei diversamente.

«Sono commossa da tanta premura da parte vostra, maestà, ma niente che un po' di riposo non potrà alleviare.»

Non ebbe il tempo di conludere la frase che sentì alle sue spalle la presenza di qualcuno, un qualcuno di importante si disse Antoinette siccome tutti nella stanza, ad eccezione del Re, si erano profusi in un inchino.

Quando una figura alta e snella l'ebbe superata per affiancarsi a Luigi XIV, la ragazza capì di trovarsi al cospetto della regina.

Quando anche lei posò lo sguardo sulla ragazza, Antoinette fu pronta ad inchinarsi dinanzi alla sua persona.

«Mon Reine

«E così, dovrebbe essere lei la mia nuova dama di compagnia, scelta appossitivamente da voi in persona, Mio Re?»

Aveva parlato rivolta direttamente al consorte, degnandola di poca attenzione.

Aveva un aspetto austero e severo, i lineamenti raffinati e un crocifisso elaborato al collo ingannavano di molto per quanto concerneva la prima impressione di Antoinette.

Rimase esterefatta dinanzi alle parole della regina che ora avevano acceso un bagliore di speranza nel suo cuore.

Aveva creduto fin dal giorno della notizia che le sue mansioni a corte sarebbero state impudiche e adultere.

Anche se su quel volto non aveva letto entusiamo, Antoinette si lasciò sfuggire un piccolo sorriso di sollievo, le sue gote avevano preso colore e il corpo dapprima rigido si era sciolto sotto quella novità.

«Non è di vostro gradimento, mia amata?»

Era ritornata al centro dell'attenzione della donna che ora la squadrava con occhi indignosi.

«Cosa avrebbe di speciale, ditemi?»

Continuò rivolta al Re, ma mantenendo sempre lo sguardo fisso su di lei.

«Ditemi, sapete cantare meglio di chiunque altra? O forse sapete suonare l'arpa in maniera più sublime? Illuminatemi prego sulla decisione di mio marito.»

La stava umiliando, sentiva nelle sue parole disprezzo e aveva marcato con disgusto quella possessione e Antoinette non ne comprese il motivo.

Si sentiva intimorita ora, confusa su cosa era meglio rispondere per non irritare la donna più influente della Francia.

«Mestà...io...»

«Cantate prego.»

Laragazza non credette alle sue orechie che ora erano avvampate divergogna, con occhi spaesati si guardava intorno, tremante dipaura.

«Cantate per la vostra regina, prego.»

Le ripeté visibilmente stufa.

Arresa dinanzi a quell'ordine, aprì la bocca emettendo qualche verso di una melodia che da bambina le veniva spesso cantata da Annette nelle notti tempestose.

Intonò qualche strofa per pochi minuti fin quando una mano alzata la mise a tacere.

«Siete stata gentile, Bernadette l'accompagnerà a visitare la vostra stanza.»

Una ragazza molto giovane e dall'aria remissiva si inchinò dinanzi a quell'ordine e affiancò frettolosamente Antoinette.

La regina uscì dalla stanza a testa alta, sorpassandola e ignorandola al tempo stesso.

Il comizio sembrava terminato, la prima battaglia di quella guerra sembrava averla vinta con coraggio.



Angolo autrice: Posso capire che questi capitoli siano molto corti, ma sono conoscitivi anche se noiosi. Più la storia andrà avanti più le situazioni si faranno intriganti, spero che continuate a leggerla e darle, darmi fiducia.

Se avete gradito potete lasciare un commento o anche una stellina, mi farebbe immensamente felice.

Ancora grazie, a presto.

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