10. Sei un angelo

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È così quando non si hanno i capelli né ricci né lisci. Si forma un cespuglio informe e non si ha la più pallida idea di come sistemarlo. Come mi capita sempre più spesso in questo periodo, fisso con uno strano senso di vuoto il mio riflesso nello specchio. Le occhiaie sono sempre più evidenti, la mia pelle inizia a risentire dello stress, e i miei occhi sembrano aver perso quel luccichio verdastro che rendeva il marrone delle mie iridi un po' meno anonimo.

Dietro di me, Lucia cerca di non farmi notare l'irritazione che prova nel vedere che i miei capelli non rispondono ai suoi comandi. Li sta spazzolando da una decina di minuti, cercando senza successo di trovare un'acconciatura adatta per la serata.

Nonostante la mia voglia sia sotto ai piedi, mi obbliga ad accompagnarla a un altro mercoledì universitario. I miei genitori, che sento sempre un po' più distanti, non mi stanno nemmeno più imponendo le solite norme. Niente più discussioni su dove, quando e perché vado. Tutto d'un tratto, non gli interessa più che esca durante la settimana, o che torni dopo la mezzanotte. E pare assurdo ma, questo improvviso calo di interesse, non mi piace affatto. Non mi piace nemmeno non avere più delle regole da rispettare, e questo, per persone come me, è una grande perdita di equilibrio e stabilità.

Con i pantaloni a vita alta, il top abbinato e delle semplici scarpe da ginnastica, sono pronta per questa, per niente attesa, serata. Lucia si è messa un vestitino primaverile, che si intona perfettamente con i suoi occhi azzurri, e si capisce che non vede l'ora di incrociare la sua cotta universitaria.

«Speriamo ci sia anche Matteo» sospira infatti, mentre usciamo di casa. Alzo gli occhi al cielo, questa storia le sta risucchiando tutta l'energia. Sono mesi che parla di lui, che cerca un modo di avvicinarlo, ma la sua timidezza vince sempre.

«Io spero proprio di no! Così possiamo passare una serata tranquilla» la stuzzico, mentre prendo posto nella sua auto.

Arriviamo in piazza e c'è già un sacco di gente. Con gli occhi bassi, mi faccio trascinare fino al bar di fronte, ben contenta di vedere il viso un po' paonazzo di Davide dietro al bancone. La sua espressione semplice e familiare mi regala un attimo di serenità in mezzo al casino dei ragazzi, che si aggirano da un lato all'altro del locale.

«Cosa vi porto, ragazze?» ci chiede con un sorriso.

«Qualsiasi cosa, basta che sia alcolica!» strilla la mia amica, leggermente agitata. «Stasera si beve!» aggiunge poi.

«No, Lucia, non si beve proprio per niente» e le tiro un'occhiata seria, che spero basti a dissuaderla dall'idea. Mi rendo conto di non avere più un coprifuoco, ma questo non significa che possa tornare a casa ubriaca all'alba.

«Direi che ne hai bisogno, Kas» mi risponde, con un tono quasi dolce.

Mi limito a scuotere la testa, quando Davide appoggia davanti a noi due bicchierini di un qualche superalcolico. Hanno un odore esageratamente forte e acre.

«Oh, cavoli, Kas!» esclama d'un tratto Lucia.

«Cosa?» le chiedo con poco interesse.

«È arrivato! È Matteo! E wow, quel tipo insieme a lui è davvero un figo pazzesco!» Mi scuote per farmi voltare nella direzione dei due ragazzi, e mi trovo costretta a cercare tra la folla il volto di Matteo.

«Luci, fammi sparire. Dimmi che non è vero, dannazione» mormoro all'orecchio di Lucia, esasperata.

Quando la mano di Matteo si alza per un saluto nella nostra direzione, non solo Lucia diventa bordeaux in volto, ma io non so più che fare per sfuggire ai due tipi che avanzano verso di noi.

D'istinto, prendo il bicchierino di alcol e lo butto giù tutto d'un fiato.

«Kassandra!» esclama Lucia, sorpresa dal mio gesto.

BISCOTTI AL CACAODove le storie prendono vita. Scoprilo ora