29. Geloso

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«Che fine hai fatto oggi, amico?» chiede Mauro, con il tono ubriaco e floscio che ha da tutta la sera.

Amico? Nemmeno si conoscono.

«Avevo un impegno» mormora Cristian, dopo attimi di interminabile silenzio. Mi fissa con intensità, mentre pronuncia con lentezza ogni singola parola.

«Oh, Gesù, dimmi che non c'entra ancora Jessica!» si lascia sfuggire Matteo, piuttosto brillo pure lui. Si rende subito conto di aver detto qualcosa che non doveva dire, perché arriccia le labbra e si schiarisce la voce, facendo finta di niente, mentre tutti gli altri ridono di gusto.

Il mio tutor squadra minacciosamente Matteo, per poi dedicare un sorriso furbo al resto del gruppo. Tranne a me.

Vedo Martina fare una smorfia, come se fosse delusa dalla cosa.

Sapessi io, Martina. Sapessi io.

Il discorso muore grazie all'arrivo della pizza. Do una mano con i piatti e le posate, ho bisogno di allontanarmi un po' dal gruppo. Mi rintano tra i ripiani della cucina e sistemo un po', girando avanti e indietro tra il piano da lavoro e la tavolata lunga.

Ho la mente in tilt. Non funziona più. Non riesco a pensare in modo logico, anzi, mi sembra di non riuscire a pensare affatto.

Alessandro fa spazio sul tavolino del salotto e insieme sistemiamo le pizze.

Prendo di nuovo posto sotto il braccio di Kevin, appoggiato tranquillamente allo schienale del divano. Lui lo avvicina alle mie spalle e le avvolge con dolcezza come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non mi sfugge l'occhiata del mio tutor e la sua mandibola che si stringe nervosamente.

Divoriamo la nostra pizza, proprio come la sera prima, tra discorsi random e risate a non finire.

Kevin viene spesso interpellato e pare si stia proprio divertendo. La tensione che c'è tra me e Cristian, però, tende un filo ben tangibile tra me e lui.

Lucia cerca di non notare il modo in cui ci dedichiamo occhiate provocatorie l'un l'altra, il modo in cui ci osserviamo, quando uno di noi sta guardando altrove o sta parlando con qualcun altro. Smorza l'atmosfera ogni volta che veniamo chiamati entrambi a rispondere a qualcosa, magari per quanto riguarda il lavoro. È venuto fuori quasi subito che è il mio tutor in redazione, e l'argomento non fa che ritornare in tavola.

Matteo ci mette di certo lo zampino, con le sue battutine, forse cercando di rimediare alla sua figura di prima. Pare voglia farci parlare ad ogni costo. Cerca una rappacificazione? Be', non l'avrà mai. Non finché Cristian non si prende la briga di parlarmi, di spiegarmi e di scusarsi.

E più la serata avanza, intrisa della sua arroganza e delle sue battute taglienti, più mi rendo conto di essere stupidamente caduta tra le sue braccia, quando l'unica cosa che avrei dovuto fare era correre il più lontano possibile da quest'uomo sfuggente e letalmente affascinante.

Più la serata avanza, però, più i suoi movimenti si fanno magnetici, i suoi sguardi infuocati e il suo tono sensuale. E forse non sono nemmeno la sola a pensarlo, vista la faccia da pesce lesso di Martina, che lo guarda con la bocca schiusa e affascinata, suscitando non poca rabbia in Ale, che proprio oggi aveva pensato di averla conquistata.

«Eri una bambina allegra, Kas. Correvate per la casa come due matte, quando passavi da noi il weekend» scherza Alessandro, dopo aver ricordato qualche episodio della sua infanzia.

«Tua sorella è sempre stata fin troppo allegra, non trovi?» dico, tirando due gomitate a Lucia.

«Per forza, se non ti facevo ridere io, non ridevi mai!» esclama Lucia. «Non che sia cambiato qualcosa. In pratica, ti faccio ridere da quando avevamo sei anni, e dovevo tirarti su di morale per un sei in matematica» aggiunge poi, facendomi l'occhiolino.

BISCOTTI AL CACAODove le storie prendono vita. Scoprilo ora