«Airi, è ora di alzarsi».
Un frastuono difficile, se non impossibile, da ignorare arrivò alle orecchie della ragazza di colpo, destandola da qualsiasi cosa la sua sfera onirica stesse generando.
La signora Lee interruppe con un urlo, accompagnato da pentole che tintinnavano tra loro poiché mosse con poca accortezza, il sonno della figlia per un motivo più che valido e non per divertimento, come erroneamente poteva sembrare dal rumore che proveniva dalla cucina. Erano le sette del mattino e di lì a poche ore Airi, la sua terzogenita, sarebbe saltata a bordo di una nuova realtà. Una nuova casa, nuova città. Il sapore di novità solleticava l'aria del mattino in casa Lee. Esse non erano del tutto sconosciute, poiché il movente del suo viaggio, privo di alcuna data di ritorno ancora, era strettamente legato alla sua famiglia. Per essere precisi, c'entrava sua cugina.
«Airi!» , le corde vocali della donna vibrarono con violenza nella gola, facendo sì che poi dopo dovette schiarirsi la voce tossicchiando.
«Alzati! I treni non aspettano nessuno». Urlò ancora una volta esasperata.Com'è facile intuire, la mamma della ragazza non era una dai nervi saldi, né aveva pazienza in abbondanza. Tantomeno i suoi modi erano delicati e carichi di cortesia.
«Mica solo i treni». Bofonchiò la diciottenne; ella era ancora incastrata nel suo groviglio di coperte calde che proprio non voleva saperne di lasciarla andare. La tenevano in ostaggio, deliziandola con promesse di confort, tanto calore miscelato a morbidezza e con la visuale della porta aperta sul mondo dei sogni.
La ragazza si arrese alle sollecitazioni cariche di premura della madre e con uno sbuffo che le lasciava le labbra secche, a causa del sonno, si diresse verso il bagno. Nel tratto di strada tra la camera e la toilette saltò dallo spavento perché presa alla sprovvista quando la signora Lee alzò notevolmente il tono, richiamandola per l'ennesima volta.
«Sono in piedi!» strepitò a quel punto, spazientita oltre ogni limite. Non poteva affatto definirsi una persona mattiniera, per cui necessitava di qualche ora alla luce del sole e di quiete per poter carburare propriamente ed essere in grado di avere dialoghi normali con forme di vita, privi di insulti e litigi futili.
Si abbandonò al piacere di una doccia calda, ma che purtroppo dovette essere anche rapida per forza di cose. Be', almeno per i suoi standard poteva considerarsi fulminea..
Si ritrovò costretta ad indossare gli unici capi di abbigliamento rimasti al di fuori della valigia perché preparati la sera precedente; essi consistevano in un paio di pantaloni neri, stile cargo, con linea sottile e bianca laterale, e tasche all'altezza delle ginocchia. Una felpa ordinaria con cappuccio, dalla tinta bianco latte, della quale unica caratteristica era la scritta 'New York' in caratteri cubitali neri.
Dei capelli non si preoccupò minimamente visto e considerato che la sera prima aveva provato ad arricciarli, ed ora le scendevano come soffici onde sulle spalle. Terminò l'opera di lavaggio e restauro con l'aggiunta di un filo di trucco ed un paio di orecchini a cerchio largo. Non scordava mai di aggiungere accessori, li reputava essenziali ed in grado di attirare l'attenzione improvvisa dell'occhio altrui. Proseguì a tre spruzzi di profumo all'aroma di gelsomini.
Il gelsomino era caro ad Airi per tanti motivi, tra cui il richiamo ai giardini mediterranei e le calde notti orientali.
Et voilà: l'opera era completata. Ed anche in tempi ristretti, per cui si ritrovò a maledire mentalmente la fretta immotivata di sua madre. Adesso tutto ciò che le restava era il senso di stanchezza e l'umore instabile, dovuto principalmente alle poche ore di sonno che le erano state concesse.
Pensò perfino all'evenienza di posticipare il viaggio, ma per i suoi zii, lo stato sociale della figlia, era stato categorizzato stato d'emergenza. Si richiedeva la presenza dell'unica persona con cui Minso, sua cugina e coetanea, avesse un rapporto sano. Le due ragazze erano cresciute in simbiosi, quasi fossero gemelle a tutti gli effetti, come d'altronde avevano voluto le loro madri.
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『ʍαƙҽ ɱҽ ɾυɳ ;; ʝʝƙ 』
Fanfictionestratto: "Eppure non dava mai pace ai suoi tormenti. Per una ragione o per l'altra, lasciava che quei desideri accesi la infuocassero da capo a piedi, lasciava che le labbra si arricciassero dal desiderio, senza mai tuttavia assecondarlo del tutto...