«La mia nipotina bellissima.» strepitò sua zia, la signora Choi Ji Eun, quando la vide entrare dal portone principale. La sorella minore della madre di Airi le si fiondò addosso, abbracciandola con talmente tanto calore che ella ne fu quasi sopraffatta. Le si riscaldò il cuore.
La signora Choi era una donna che si affacciava ora alla quarantina d'anni, ma sapeva portarli con una classe, ed eleganza, difficile da riscontrare in altre donne. Era alta e dal fisico slanciato, stretto in una giacca bianca ed un pantalone grigio, con tanti accessori scintillanti a corniciare il suo viso a diamante. I capelli dal colore del caramello e corti si reggevano in una acconciatura compatta, ed emanavano un profumo di oli essenziali che Airi apprezzò nell'abbraccio.
Sua zia era tutt'altro paio di maniche rispetto a sua madre. Cresciute insieme e dalla stessa famiglia, ma totalmente diverse. Tutti supponevano fosse la differenza d'anni ad averle fatte crescere in due donne differenti, ma erano comunque legate. Per quanto strano potesse suonare, dato il carattere flemmatico, rigido e distaccato della signora Lee, erano abbastanza unite.
La zia Ji Eun, dal canto suo, era una donna estremamente alla mano. Aveva cresciuto sua figlia ed Airi con una dolcezza degna di nota. All'insegna della fiducia e della confidenza, per cui era naturale che si sorprendesse dell'improvvisa chiusura della piccola Mineo, Ogni volta che la ragazza andava in visita sentiva il suo sangue trasformarsi in zucchero a causa dell'amabilità e bonarietà del suo trattamento. Era quasi rigenerante vivere con una donna del genere.
«Hai fatto buon viaggio?» le chiese, staccandosi dopo un po' ed aver saluto la figlia con un bacio sulla fronte. «Hai fame? Sarai di sicuro affamata, ho preparato un bel banchetto per il tuo arrivo.» disse velocemente, eccitata, senza lasciare a sua nipote spazio per rispondere. Voleva bene ad Airi come fosse una sua seconda figlia, probabilmente perché era l'unica nipote che fosse riuscita a godersi a dovere.
Airi fece un piccolo inchino in segno di gratitudine e rispetto. «Grazie, zia.»
Sentiva ancora che lo stomaco fosse in condizioni alterate per vari motivi, ma decise che non volle spegnere quella felicità sul volto di sua zia, dicendole che non aveva poi così tanta fame.«Mi brontola lo stomaco al solo pensiero.» le sorrise quindi gentilmente.
«Bene, allora.» sbatté la mani in un piccolo applauso la signora Choi. «Andate a disfarvi dei pesi inutili, mentre io preparo la tavola.»
Detto, fatto. Airi si avviò con Minso verso il piano di sopra. Non vi era necessità di giri turistici o altro poiché Airi conosceva già quella casa come il palmo delle sue mani. Il suo aspetto era alquanto rustico. Il soggiorno era arredato per la maggior parte da oggetti in legno, ma la caratteristica più grande era che le mura fossero fatte di pietra. A contrastare ciò vi erano i due grandi divani di un azzurro misto a grigio ed il tappeto di un viola spento. Ma vi erano inoltre altre stanze arredate, contrariamente, in stile alquanto moderno, come ad esempio i bagni.
La casa era quindi molto vasta, spaziosa più di quanto non fosse la sua, nonostante in casa di Airi ne fossero in cinque e lì soltanto in tre. Le dimensioni della stanza di Minso era altrettanto importanti, essa era decorata da un letto matrimoniale abbinato alla carta da parati in tinta. La camera di Minso era molto femminile, quasi principesca. Vi erano varie tonalità di rosa sporco e bianco. Caratteristico era il dondolo a goccia nero con cuscini bianchi che Airi amava oltre l'impossibile.
L'armadio a quattro ante era bianco perla e soltanto al pensiero che avrebbe dovuto rimettere a posto tutti i suoi vestiti ad Airi venne da sbuffare e lagnarsi.
«Ah, quasi dimenticavo.» disse Minso quando stavano per lasciare la stanza dopo aver posato la valigia vicino l'armadio. «Dopo pranzo sono di turno al bar, quindi tu cosa preferisci fare? Vuoi venire con me o riposare e magari mettere a posto la tua roba?»
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『ʍαƙҽ ɱҽ ɾυɳ ;; ʝʝƙ 』
Fanfictionestratto: "Eppure non dava mai pace ai suoi tormenti. Per una ragione o per l'altra, lasciava che quei desideri accesi la infuocassero da capo a piedi, lasciava che le labbra si arricciassero dal desiderio, senza mai tuttavia assecondarlo del tutto...