Airi passò un'eternità, che sembrava davvero non lasciar la presa su di lei, a sistemare ogni oggetto in suo possedimento negli appositi contenitori, cassetti, stampelle, riducendo così il suo bagaglio in stoffa blu ad un imballaggio deserto, totalmente sgombro. Erano le sei e mezzo del pomeriggio quando domandò alla zia Ji Eun dove potesse sistemare il bagaglio vacuo, in modo che non diventasse d'ingombro. La cabina armadio fu reputato il posto migliore, a detta di entrambe.
A quel punto afferrò il telefono a due mani per poter mettersi in contatto con Minso, quando notò con estrema contentezza che in un messaggio non aperto nella casella lesse l'indirizzo a cui sarebbe dovuta recarsi. Con tanto d'indicazioni. Avrebbe dovuto prendere la linea centrale di Gyeongui e scendere a ad "Hongik Univ". La zona universitaria, quindi. Il nome del locale era nient'altro che 'Rolly's'.
«Da Rolly?» Airi ripescò se stessa a chiedersi ad alta voce, mentre afferrava una sciarpa grigia e se la passava attorno al collo, proprio prima di lasciare le mura confortevoli di casa Choi.
«Solo così?» s'interrogò d'apprima, ma poi fece spallucce, cercando su internet le indicazioni per raggiungere la stazione metropolitana più vicina e non le risultò particolarmente difficile. Le ci vollero in media venti minuti per arrivare a destinazione. Per cui non potè evitare di congratularsi con se stessa per non essere andata nel panico nemmeno una volta, ed aver letto con attenzione le indicazioni scritte. Roba elementare, insomma.
Ora si trovava finalmente davanti il locale, dall'aspetto molto particolare. Le pareti esterne erano tinte di un rosso spento, ma abbastanza chiaro. L'appellativo era appeso sopra l'entrata, le parole erano state incise su un rettangolo di legno di estese dimensioni, in modo tale che fosse immediatamente visibile all'occhio ispettore. Le decorazioni erano povere ed ambigue; Airi non riusciva proprio a comprendere se fossero ossa dalle strane forme, o altri pezzi di legno con forme altrettanto misteriose e arcane. Un brivido le risalì su per la schiena, se ammetteva l'idea che fossero ossa.
«Ah! Perche sono così facilmente impressionabile?» si rimproverò e così facendo pestò inoltre il pavimento con i piedi, convincendosi poi ad afferrare il manico in ferro battuto della porta in vetro. Appena fece il suo ingresso all'interno i timpani le svennero in segno di protesta dal tanto rumore. La musica era piacevole, quasi indie. Ma il volume, come facevano le orecchie umane a tollerare quel tipo di acutezza. Eppure lei era una di quelle persone che metteva il volume delle cuffie al massimo dei decibel, a costo di diventare sorda poi un giorno.
Il bar non era particolarmente affollato, ed un particolare che saltò immediatamente agli occhi di Airi fu che le cameriere erano tutte bellissime.
Una delle ragazze le passò affianco con in mano un vassoio pieno di bibite; una gonna nera ed un grembiule bordeaux occultavano ciò che era necessario tenere all'oscuro, ma effettivamente nascondevano ben poco delle sue gambe lunghe e magre. La camicetta bianca le stringeva il busto esile, mettendo in evidenza la curva dei seni sodi. Airi stava rivivendo per quel look. Faceva venire i capogiri, e risvegliò in lei il desiderio di affascinare in quel modo.
«Ci sei?» si sentì poi richiamare da una voce familiare. Solo a quel punto la consapevolezza che stesse fissando un po' troppo, le venne a bussare alla porta dei pensieri in modo insistente.
«Certo, sì, ci sono.» disse, incontrando subito lo sguardo di Minso che stava sorridendo in modo troppo malizioso per i suoi gusti. L'era apparsa affianco appena l'aveva scorta vicino l'entrata.
«Non sapevo fossi interessata a quel tipo di cose.» scherzò, scortandola fino al bancone. L'allusione che cercò di velare, ma fu fallimentare, provocò nella mora uno sguardo di disapprovazione.
«No, non è a lei che sono interessata. Ma anche se fosse?» sbuffò Airi. Forse doveva smetterla di impalarsi a fissare cose o persone. Sì, era arrivato il momento.
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『ʍαƙҽ ɱҽ ɾυɳ ;; ʝʝƙ 』
Fanfictionestratto: "Eppure non dava mai pace ai suoi tormenti. Per una ragione o per l'altra, lasciava che quei desideri accesi la infuocassero da capo a piedi, lasciava che le labbra si arricciassero dal desiderio, senza mai tuttavia assecondarlo del tutto...