2° - COMPAGNIA

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«Menomale che gli umani non vedono e non sentono i portali.» asserì Tommaso sistemando i suoi capelli color del mare.

I pochi uccellini che fino a poco prima cinguettavano nel prato di fianco a casa, si chiusero in un silenzio tombale, come l'intera vallata. Gli alberi erano stremati: le gemme pesavano come macigni sui rami sottili e gran parte dei fiorellini caddero sul terreno creando una distesa bianca e rosa.

«Bene, quest'anno ci saranno poche amarene.» criticò sua cugina. «Anche poche prugne e albicocche. Forse non avremo neanche delle...».

Aurora sollevò lo sguardo e lo gettò lontano nel cielo nuvoloso, oltre i rami più alti del ciliegio dove poco prima c'erano dei fiori bianchi e profumati. Tommaso alzò gli occhi nella stessa direzione. Li strinse e schermò la luce del sole con le mani.

«Che cos'è quell'enorme palla nel cielo?» le chiese indicando uno sprazzo tra le nubi.

Aurora esitò qualche secondo prima di pronunciarsi.

«Non dirmi che...»

«Che?» la incitò suo cugino.

«Che si sono fusi Grildes e Mareas!» Aurora fece scivolare le mani sul viso.

«Sei davvero sicura che quei pazzi abbiano fuso i due mondi?!» Indagò allarmato Tommaso.

«Non ho studiato astronomia, ma ieri c'erano due palline in cielo, non una!» Specificò Aurora mettendosi le mani nei capelli.

Tom fece lo stesso e si accasciò a terra, supino.

«Per tutti i Saggi del Consiglio...» mormorò, «e noi dovremmo spaccare il culo a quelli? Secondo me succede il contrario.»

Aurora si sdraiò nel prato accanto a lui. I loro occhi puntarono l'unica sfera rimasta in quell'angolo di universo finché una nuvola scura non fece da sipario.

«Non possiamo fare altro che attendere delle nuove notizie dal Grifone Dorato o l'arrivo dei nostri maestri.» dichiarò la Discendente volando verso il troghetto [1] per pulirsi le ali.

Aprì il rubinetto e lustrò le penne con una soluzione oleosa. Quando i portali comparvero nel cielo, la loro energia schiacciò a terra i due cugini sporcando ali e vestiti. Per quanto la riguardava però fu il minore dei mali: il peggio doveva ancora venire; quello era solo un minuscolo assaggio di un piatto disgustoso come... broccoletti alla crema di nocciole e cacao. Cavolo, che orrore! Aurora si promise di non pensare mai più a un sacrilegio simile.

«Chissà perché i nostri politici vogliono mandare noi a tutti i costi. I mondi della dimensione magica hanno un esercito comune? Sì! E allora perché rompere a noi che non abbiamo neanche fatto la carriera militare?»

«Beh, essendo Discendenti dovremmo essere capaci di invocare il Risveglio.» spiegò Aurora.

«Sì, lo so, ma perché mandarci a morire in questo modo dato che siamo molto preziosi per loro? A casa mia c'è una foto con un tizio vecchio che indossa una tunica bianca e dorata che mi solleva in alto come un trofeo.»

«Ma non è detto che faremo una brutta fine! Semplicemente dobbiamo fare la nostra parte in questo caos. Se ai Saggi non importasse niente di noi, non ci assegnerebbero i più grandi maestri di combattimento per allenarci e far sì che saremo pronti quando ci sarà bisogno di noi, no?»

Tommaso posò l'unguento sul troghetto e raccolse le gambe vicino al petto, appoggiando la testa sulle ginocchia.

«La verità... è che ho paura. Non mi sento pronto per andare in battaglia. Non so nemmeno come dire ai miei che mi hanno arruolato.»

I DISCENDENTI E I SIGILLI DEL PORTALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora