4° - SORPRESA

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1 maggio 2018


Gli occhi gialli del gatto fissavano Aurora; due perle luminose nell'oscurità della notte incastonate in una corta pelliccia grigia.

Gli occhi gialli del gatto fissavano Aurora; due perle luminose nell'oscurità della notte incastonate in una corta pelliccia grigia

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La fata si avvicinò con passo felpato all'animale per non spaventarlo. Un piede dopo l'altro la condussero verso il felino che non si mosse di un centimetro.

«Ciao, bello.»

Il gatto alzò la coda e si voltò.

«Anzi, bella.» si corresse lei.

La fata fece annusare la mano al felino, il quale ci strusciò la testa sopra e iniziò a fare le fusa. A un tratto, la gatta incominciò a miagolare.

«Che succede, piccolina?»

La micia girò il muso verso l'aia e le scivolò una zampa sul davanzale esterno, ma per fortuna non cadde dalla finestra.

«Aspetta un attimo...» Aurora si affacciò dalla finestra, «Uno, due, tre... ci saranno almeno quattro metri dal terreno al primo piano della casa. Come hai fatto a salire fin qua, eh, micia?»

La gatta girò la testa indietro, come per rispondere alla domanda di Aurora, poi ricominciò a miagolare.

«Porca vacca, tutte a me. A quest'ora di notte poi!» Aurora si passò una mano sulla fronte e si voltò verso il suo amico, «Per fortuna che almeno te dormi...» sussurrò.

La gatta, intanto, sembrava un disco rotto il cui volume aumentava ad ogni nota suonata.
La fata sbuffò e prese in braccio il felino per portarlo sul tavolo della sala.

«Non muoverti, capito?» Puntò il dito contro la gatta, poi si girò per aprire il frigorifero.

L'animale si guardò intorno. Sembrava spaesato, ma saltò sul davanzale dinanzi al tavolo appena notò un oggetto invitante sulla finestra e lo utilizzò per farsi le unghie.

«Ma che...» Aurora si girò di scatto appena udì uno strano rumore e spalancò gli occhi, «Cavolo, la tenda!»

Strappò la micia dall'improprio tira-graffi e lei, per protesta, le affondò gli artigli nel braccio.
Aurora mollò la presa e incrociò le braccia; chiuse la porta del frigorifero con la forza del pensiero, poi guardò la tenda a brandelli.

«Bene, niente cibo per te. Non te lo meriti!»

La gatta mosse nervosamente la coda e si raggomitolò ai piedi dell'appendiabiti a muro.

«Voglio dormire.» decretò Aurora e sbadigliò sonoramente.

Un miagolio di risposta giunse alle sue orecchie.

«Che vuoi ancora?» domandò la fata.

La gatta si alzò e corse verso la porta d'entrata.
Aurora prese il mazzo di chiavi e aprì sia la porta in legno che la porta in ferro esterna. Il felino corse fuori e si fermò sul muretto in sasso del fienile a osservare Aurora.

I DISCENDENTI E I SIGILLI DEL PORTALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora