6° - DIFFIDENZA

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«Questa è l'arena di Lencana. Ti piace?»

Cheracal allargò le braccia e inspirò l'aria frizzante che riempiva gli spazi della costruzione ellittica.

Aurora spostò la punta del piede e mosse, quasi con timore, il terreno sabbioso. Si guardò attorno e si sentì schiacciare dalle pietre degli spalti vuoti, scurite dal cielo nuvoloso.

«Sì, dai. La trovo ordinata, o qualcosa del genere.» La Discendente abbassò lo sguardo, «Perché c'è dell'erba tra la sabbia?»

«Scarsa manutenzione.» le rispose coinciso.

«Ah... pensavo servisse a qualcosa.» Aurora alzò gli occhi. Un fulmine solitario schiarì le sue iridi facendole sfumare di rosa acceso.

Cheracal agganciò le mani dietro alla schiena e pose il suo sguardo riflessivo sulla sua nuova allieva.

«Cos'è quella roba lassù?»

«Quella è la cupola protettiva. Serve per evitare che i colpi magici escano fuori dall'arena ed è fatta di aria densissima, quasi solida.»

«Oh... non l'avrei mai detto...»

Le sopracciglia di Aurora si sollevarono e i muscoli del volto si sciolsero in un sorriso meravigliato. Le sue labbra, di un rosa tenue, si arricchirono di sottili righe scure, come se fossero dipinte. Gli occhi di Cheracal si fecero morbidi, riconoscendo in quello sguardo stupito una parte di sé. Il suo inconscio si perse tra i contorni vivaci di quell'anima acerba e curiosa, assaporandone la freschezza. Come rapito da un ricordo lontano, il maestro distolse lo sguardo e tornò al presente.

«Seguimi. Devo spiegarti delle cose prima di iniziare il nostro primo allenamento.»

Aurora seguì il suo mentore in un'aula vuota. Si sedette al primo banco e davanti a lei vi era un muro candido sul quale c'erano già impresse delle parole. Erano luminose e in rilievo. Lei fece scorrere lo sguardo e aggrottò la fronte, intenta a leggere e immaginare.

Il suo maestro si schiarì la voce e si affiancò alla parete.

«Questi sono tutti gli incantesimi del vento, dal più semplice al più complesso. Li ho scritti nel mentre che ti aspettavo...»

Le sopracciglia folte di Cheracal si abbassarono, scurendo il suo sguardo, e ad Aurora salirono i sensi di colpa. Incrociò le braccia sul banco e vi ci appoggiò il mento.

«Conosci già qualcuno di questi incantesimi?»

Aurora si rimise composta e i suoi occhi osservarono, ancora, quei nomi strani.

«Disco Areato e Tagliavento li uso per fare la legna, Tornado invece per asciugare i capelli.»

Il suo maestro alzò un sopracciglio e cercò di soffocare un risolino.

«Per asciugare i capelli?»

Aurora annuì.

«Mh... Sei proprio un tipino particolare, lo sai?» Lo sguardo della Discendente si abbassò, imbarazzato, ma il suo maestro le regalò un sorriso delicato, «Poi mi spiegherai come fai a tagliare la legna e ad asciugarti i capelli con quegl'incantesimi.»

La risata soffice di Cheracal catturò l'attenzione di Aurora che alzò lo sguardo, incontrando due occhi ligi ma curiosi. Lei annuì e sorrise.

«Bene... I Saggi del Consiglio, a noi maestri, ci hanno dato solo tre mesi per allenare voi Discendenti.» Cheracal marcò le ultime due parole, «L'Accademia Militare serve per formare atleti di combattimento magico nei periodi di pace e militari in momenti di guerra. Noi maestri ci ispireremo proprio al programma standard dell'Accademia Militare per farvi diventare dei buoni combattenti.»

I DISCENDENTI E I SIGILLI DEL PORTALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora