Non mangiare schifezze, non puoi uscire dopo le sette di sera, sii educata, e altre mille parole che mi dice ogni giorno Margot, la proprietaria di questo orfanotrofio. Non che che non le rispetti le regole o altro, semplicemente dopo più di sedici anni sentirselo ripetere è davvero fastidioso, ma nonostante questo voglio un bene infinito a quella donna che mi ha salvato la vita.
Recupero tutti i miei vestiti dall'armadio, non che siano molti, li metto nel borsone e dopodiché metto dentro anche tutti i miei altri averi, compresi i soldi che ho guadagnato aiutando Margot a pulire e a cucinare. Esco dalla mia ex stanza e scendo le scale per poi ritrovarmi in salotto, Margot e tutti i ragazzi e bambini dell'orfanotrofio sono dietro di lei.
"Tesoro mi mancherai così tanto" Margot mi stringe a se in un forte abbraccio, "Anche tu mi mancherai, ma così non respiro" dico dandole una serie di pacche sulla spalla per intimarle di lasciarmi respirare. Quando finalmente lascia la sua presa su di me mi guarda con un'espressione che non le avevo mai visto in volto. "Margot, stai bene? Credo tu abbia una paralisi facciale" dico toccandole la guancia, lei scoppia a ridere, ho detto qualcosa di divertente?
"Tesoro, questo è la mia faccia fiera" dice guardandomi sorridente, la guardo storto.
Fiera di me? E di cosa, non ho mai fatto niente in tutta la mia vita. "Perché dovresti essere fiera di esattamente?" le chiedo indicandomi con l'indice, "Perché ormai hai diciotto anni e sei diventata una donna" dice sorridendomi ancora più radiosa di prima, annuisco piano un po' confusa e poi saluto tutti, fra le tante teste a cui devo dire addio c'è Leo, è un bambino molto intelligente, di origini italiane. "Te ne devi proprio andare?" dice con le lacrime agli occhi, lo abbraccio e gli do un bacio sulla guancia "Ci rivedremo, tranquillo" lo rassicuro e prendo di nuovo il mio borsone in mano.
Sorrido ancora una volta a tutti e dopodiché esco dall'edificio.Vado in giro per la città, non la conosco molto bene, Margot ci faceva uscire solo il weekend per un'ora e quindi non ho mai avuto tanto tempo per esplorare. Cammino verso un bar poco più lontano dell'orfanotrofio, li mi conoscono tutti i dipendenti, ogni fine settimana andavo a fare colazione lì. Quando entro dalla porta la solita campanellina tintinna sopra di me, mi guardi intorno e il mio sguardo si posa su una ciambella con la glassa al cioccolato in vetrina. "Iris! Che bello vederti, che ci fai qui? Oggi è martedì" il proprietario del bar, Simon, viene verso di me "No, aspetta so perché sei qui. Sei una maggiorenne ora!" dice lui entusiasta, è sempre stato come un fratello per me, nonostante potrebbe sembrare mio padre a vederci insieme.
Gli sorrido e poi lo abbraccio, "Che ti porto dolcezza?" chiede prendendo il suo taccuino, non mi sono mai piaciuti questi nomignoli però ho sempre paura di poter ferire qualcuno dicendo che mi da fastidio. "Allora, gradirei quella ciambella in vetrina, una coca cola e una fetta della tua torta migliore" concludo sorridendogli, "Siamo affamati, eh" dice ridacchiando mentre scrive tutto. Qualche minuto dopo sono invasa dal profumo della glassa e del cioccolato, comincio a mangiare e...perché questa ciambella dev'essere così dannatamene buona?"Sei nel mondo delle principesse caramellate?" apro in uno scatto fulmineo gli occhi ritrovandomene un'altro paio, ma di colore marrone, profondo e piuttosto inquietante da guardare per troppo tempo. "Scusami?" dico pulendomi la bocca con il tovagliolo, "Certo ti perdono" dice dandomi un pacco sulla spalla, "Per cosa?" chiedo socchiudendo le palpebre, lui fa lo stesso "Per non avermi ascoltato, sai mi da piuttosto fastidio non essere considerato, soprattutto dalle ragazze, se capisci cosa intendo" dice facendomi l'occhiolino, alzo gli occhi al cielo mentre lui si china verso il tavolo. Quadro tizio già non lo sopporto.
"Che vuoi?" dico dando un morso alla mia ciambella. "Non così aggressiva principessa caramellata, comunque questa sedia è occupata?" dice indicando la sedia vuota davanti a me. "Certo che sì, non vedi che c'è seduta sopra un intera famiglia più un'elefante? E non chiamarmi più principessa caramellata" dico tagliando un pezzo della mia torta, "Mi stai prendendo in giro?" chiede lui frustrato, mi avvicino pericolosamente a lui "No, io vedo cose che voi stupidi babbani non potete vedere" sussurro scrutandolo in volto. Si alza lentamente e poi si siede sulla sedia davanti a me, "Tu sei strana" sentenzia sorreggendosi la testa con la mano, "Adam muoviti" un ragazzo urla da un'altro, ci sono cinque ragazzi e tre ragazze. "Mangio qui, non preoccupatevi" dice facendo uno strano gesto con la mano in direzione del suo amico, "Cosa?" dico facendo passare velocemente lo sguardo fra il ragazzo davanti a me e le mie mani, "Esatto principessa caramellata, ora io e te mangeremo insieme" dice chiamando un cameriere mentre io alzo gli occhi al cielo per quel nomignolo. Mentre lui ordina il suo cibo vedo che i sui amici fissarmi sorridenti e invece una delle ragazze mi sbrana con lo sguardo, distolgo lo sguardo e trovo Adam a fissarmi. "Che c'è?" chiedo prendendo la mia coca cola in mano, "Non guardarli" dice serio, aggrottò le sopracciglia "Chi?" chiedo prendendo un pezzo della mia torta, "I ragazzi che mi hanno chiamato", mi scruta piano "E anche la ragazza con i capelli neri, non guardarla" continua prendendo infine un sorso della mia coca cola, spalancò la bocca nessuno può toccare il mio cibo o le mie bevande. "Non scaldarti principessa caramellata, è solo un po' di coca cola" dice continuando a berla tutta, "Tu sei un mostro" dico guardandolo torvo, "Un mostro bellissimo però" dice ammiccando, "O mio dio" sospiro guardando Simon fissarci, "Vedi, ti sto facendo gode-", lo zittisco con la mano "Stai zitto" gli ordino.
Qualche secondo dopo gli arriva la sua torta e la sua coca cola, senza pensarci due volte gliela prendo e la bevo sorso a sorso. "La mia coca cola" sussurra tristemente, "Così rinfrescante" faccio per prenderlo in giro, ma lui mi afferra i polsi "Io ti piaccio", lo guardo stranita "Tu dici un mucchio di fesserie", cerco di farmi lasciare i polsi ma lui insiste nel tenermi.
"Io ti piaccio" ora sta sussurrando, "No, tu sei malato se pensi che ogni ragazza che incontri cada ai tuoi piedi" bisbiglio anch'io, lui lascia i miei polsi e cerca di accarezzarmi la guancia, ma mi allontano in tempo da sbattere la testa contro il muro. "Ti sei fatta male?" chiede divertito, "No, ogni giorno sbatto la testa contro il muro apposta così perdo la sensibilità e non mi fa più male" dico guardandolo torvo. "Dolcezza, posso portare via?" Simon fa la sua comparsa, annuisco sorridendogli e lui si affretta a portare via il piatto e la bottiglia di coca cola, "Dolcezza? Io non ti posso chiamare principessa caramellata, ma lui può chiamarti dolcezza? Sul serio?" chiede sbigottito, "Esatto" dico alzandomi, "Te ne vai già?" chiede serio, annuisco prendendo i soldi dal mio borsone. "Ti prego rimani, non voglio andare da quei coglioni" dice facendo una faccia da cane bastonato, "Vi somigliate più di quanto credi allora" dico andando verso la cassa, fa la faccia da finto offeso mentre mi segue. "Tieni Simon" dico passandogli i soldi che gli devo , lui li fa strisciare sul bancone verso di me, rifaccio la stessa cosa io, ma verso di lui, "Ragazza, vuoi seriamente pagare la colazione il giorno del tuo compleanno?" dice sbalordito, "Mi sembra più che giusto pagare per quello che ho mangiato" dico chiudendo la cerniera del mio borsone, Simon sbuffa "Beh, in questo caso offre la casa" dice lanciandomi praticamente i sodi addosso, gli sorrido raggiante "Grazie Simon" dico abbracciandolo, "Niente dolcezza".
Qualcuno tossisce dietro di noi, "Simon, amico mio, posso parlare con la mia nuova amica?" Adam lo guarda speranzoso, l'uomo dinanzi a me gli sorride e poi ci lascia soli, per mia sfortuna. "Buon compleanno" dice dandomi in mano una branche, "È il regalo di compleanno più bello che abbia mai ricevuto" dico guardando commossa l'insieme di cioccolato e nocciole, "Felice ti sia piaciuto" dice dando un dollaro a Simon.
"Beh, devo andare"
"Devi andare?"
"Sì, devo andare"
"Sei sicura di dover andare?" chiede lui guardandomi come se stessi per fare la cosa più brutta del mondo, alzo un sopracciglio e inclino la testa, "Devi andare" sentenzia lui arrendendosi.
"Tranquillo, probabilmente non ci rivedremo più" gli do una pacca sulla spalla mentre do un morso al mio regalo, "E poi mi conosci da meno di mezz'ora" continuo, "È comunque meglio che stare con quelli là" dice indicando dietro di se.
"Addio Adam" dico dirigendomi verso la porta, "Ti ricordi il mio nome, vedi sono indimenticabile" dice ammiccando, "Nei tuoi sogni" dico ridacchiando. "Non mi hai ancora detto come ti chiami, principessa caramellata" decreta mettendosi le mani nelle tasche della giacca, "Perché dovrei dirtelo?" chiedo guardandolo da capo a a piedi, "Perché se no ti chiamerò per sempre principessa caramellata, anche nei tuoi sogni" stabilisce fissandomi negli occhi, "Mi chiamo Iris" dico facendo tintinnare la campanella sopra la porta, "Bene, ci vediamo principessa caramellata" non faccio in tempo a ribattere che lui se ne già andato via.Sospiro ed esco definitivamente dal bar, vado per un po' nella città e comincio a cercare un hotel dove passare la notte. Ora che ci penso dovrò anche iscrivermi in una scuola, cercare un lavoro e trovarmi un'abitazione, magari potrei trovare un coinquilino così non dovrò pagare tutto io. Dopo un paio di ore sono in un hotel, al caldo, sotto le coperte a guardare una gara di dolci noiosissima, così noiosa che qualche minuto dopo mi addormento.
Ciao a tutti, spero che questo primo capitolo di questa nuova storia vi sia piaciuto, se è così commentate e lasciate una stellina.
-Uma
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Io e te insieme
RomanceIris abita in un orfanotrofio, i suoi genitori sono morti in un incidente causato da un camion andato contro la loro macchina, lei era ancora molto piccola quando è successo e nessuno che la volesse adottare non aiutava sicuramente. Iris, una ragazz...