Capitolo 2

12 3 1
                                    

Picchietto velocemente le dita contro il bancone della segreteria. Sono in questa scuola da più di mezz'ora e nessuno è ancora arrivato per fornirmi l'iscrizione. Tutti gli alunni sono già in classe, non ho idea se comincerò oggi stesso e se gli studenti saranno socievoli con i nuovi arrivati come me. Mi siedo per terra e guardo l'orologio attaccato al muro. Sono le otto e quarantasei del mattino, sono qui da fottutamente quarantacinque minuti, nessuno si è degnato di rispondermi quando chiedevo se c'era qualcuno in segreteria e ora io mi sto incazzando. Mi alzo velocemente e busso potentemente alla porta del preside. "Sta facendo lezione" dice qualcuno dietro di me, sbuffo e mi risiedo per terra. "Da quando i presidi insegnano?", il ragazzo sta per rispondere, ma lo bellocci con un gesto della mano, "È una domanda retorica" gli dico facendo un sorriso forzato. "Ehm...okay. Io sono Sean", allunga la mano verso la mia, gliela stringo e poi mi alzo da terra. "Iris" dico guardandomi meglio, non è un brutto ragazzo, occhi neri e capelli del medesimo colore. "Sei nuova?" mi chiede grattando via un po' di vernice dal muro, poi torna a guardarmi e mi sorride. "No, sai ho il magico potere dell'invisibilità e la gente non mi ha mai visto", alzo gli occhi al cielo e lui mi guarda confuso. "Aspetta, eri sarcastica?", alzo un sopracciglio e lui annuisce capendo cosa intendo. "Non sei molto brillante vero?" gli dico legandomi i capelli in una coda, probabilmente te piuttosto disordinata. "In realtà sono uno dei ragazzi più intelligenti della scuola" risponde con aria fiera, lo guardo di sottecchi e poi me ne vado. "Perché vai via?" chiede rincorrendomi. Continuo a camminare e gli dico: "A che cosa serve rimanere qui se tanto non c'è nessuno? E poi tu non dovresti essere in classe?", quando finalmente mi raggiunge deve riprendere fiato. "Ma quanto cazzo cammini veloce?!" dice esausto, mentre io ridacchio. "E comunque ora ho ora buca" conclude riprendendo fiato, mi guarda e mi fa il dito medio. "Questo perché?" gli chiedo sedendomi su un muretto qua affianco. "Perché devi imparare a camminare più lentamente" dice lui, annuisco piano e poi guardi per terra. "Quindi dovrei camminare a velocità lumaca?" gli chiedo ridacchiando, lui mi guarda male e poi annuisce muovendo velocemente la testa.

***
Alla fine Sean mi ha riaccompagnato a scuola, dove abbiamo trovato il preside intento a guardare la vernice mancante sul muro della segreteria. Appena Sean l'ha visto è corso subito via dicendo che era in ritardo.

"Allora, quindi lei si chiama Iris, non ha nessun cognome? Ah...scusi non avevo ancora letto", il preside continua a leggere sottovoce tutto quello che ho scritto, quando conclude dice che posso cominciare a venire a scuola già a partire da domani. "Grazie mille, arrivederci preside...". "Senderson" continua lui per me, faccio un piccolo sorriso e mi dirigo verso il portone della scuola.

"Iris! Hey, non ignorarmi, so che mi senti! Bastarda!", sbuffo e mi giro verso Sean. "Che c'è?" gli chiedo annoiata, non è giornata per fare amicizia oggi. "Che ti ha detto mio padre?" mi domanda, rifiutando la chiamata di qualcuno. "Quello era tuo padre? Cazzo, non immagini neanche quanto sia più simpatico di te" affermo ridendo, Sean arriccia le labbra e poi sospira. "Non sei l'unica a dirlo" dice tristemente, smetto di ridere all'istante. Non era mia intenzione offenderlo, cosa faccio ora? Gli do una pacca sulla spalla facendolo ridere. "Non pensavo fossi così credulona. Pensavi davvero mi fossi offeso?", continua a ridere di me, allora decido di andarmene definitivamente e tornare all'hotel dove alloggio. "Dai, aspetta", il ragazzo si mette dinanzi a me, "Per farmi perdonare ti invito a vedere la mia partita di basket" dice sorridendomi raggiante. "Di solito ti fai perdonare con queste cose?", annuisce, "Questa è la conferma che gli umani sono davvero degli idioti" sentenzio sospirando. "È oggi, nella nostra scuola. Questa sera alle sette, ti aspetto", detto questo mi saluta e ritorna a scuola.

Sospiro e guardo il cielo. Forse andare a vedere una partita di basket mi aiuterà ad orientarmi un po' di più e a capire se la gente qui è amichevole o meno.

Arrivata nella mia stanza d'albergo, vado in bagno e dopodiché ordini del buon sushi. Quando abitavo ancora in orfanotrofio, Margot ci faceva uscire solo nel weekend, per una sola ora. Molte volte uscivo nell'ora di pranzo e andavi a mangiare il mio piatto preferito, il sushi. È così buono che potrei mangiarlo per sempre. Okay forse non per così tanto tempo, sennò poi vomito.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 22, 2020 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Io e te insieme Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora