Sei mesi di vita. Sei mesi di Morte. Il fiorellino e la Morte

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Anche Zeus in persona non poteva fare niente.

Quando suo fratello faceva così, aveva voglia di prenderlo a sberle.

Si, lui era il padre degli Dei, tutti gli dovevano obbedienza ma Ade era Ade.

Anche Demetra aveva ragione e lui non poteva lasciare morire il genere umano. Trovare un compromesse, far ragionare Ade. Era più facile che tornassero i Titani.

Inferi.

Persefone non conosceva Ade, sapeva solo quello che le avevano raccontato e quello che la madre le aveva detto.

Che era una Bestia. Brutto come i Demoni che abitavano gli Inferi. Il meno considerato. Quello messo in disparte. A lei sembrava un tipo misterioso così... strano.

Le sembrava tutto, fuorché un mostro.

Lo osservava mentre dava ordini ai suoi sottoposti. Un Dio voleva lei. Quale sarebbe stato il suo Destino?

Ade si voltò per guardarla.

Sapeva che era li, che lo stava osservando.

Il fuoco che gli aveva acceso dentro era impossibile da domare. L'aveva vista e aveva perso la testa. Il senno.

La voleva.

E quella fame di lei poteva essere placata una sola volta??

Lo sguardo che mi diede mi accaldare. Può uno sguardo farti sciogliere come neve al sole?

Può uno sguardo incendiarti come il sole d'estate?

Può uno sguardo farti desiderare ardentemente di essere toccata e presa?

Può uno sguardo farti battere il cuore così violentemente?

Rientrò al palazzo per mangiare con lei.

Ormai aveva mangiato cibo degli Inferi, poteva benissimo fargli compagnia a cena. "Puoi mangiare" il mio stomaco brontolò ancora e sì, mangiai. Mangiammo in silenzio.

Un cane entrò abbaiando verso di lui per poi mettersi ai suoi piedi. Lo osservo per un attimo, aveva tre teste??

"Vieni, voglio farti conoscere il mio cane" mi alzo piano, avevo paura di quell'animale. "Non ti morde, vieni qui" aggiro quel bestione nero con tre teste, occhi rossi.

La sua mano è aperta verso di me, mano coperta da un guanto e la prendo. Lui la stringe e mi tira su di se, mi ritrovo seduta sulle sue cosce muscolose e sussulto, il cuore corre più velocemente. Il suo profumo sa di rose notturne e sandalo. I nostri occhi si incatenano, mi guardi le labbra mentre la mano accarezza la schiena su e giù e io rabbrividisco.

Sei così piccola e leggera quasi come il vento di primavera. Hai le ossa piccole, la pelle liscia, le labbra rosee ben disegnate che voglio nuovamente baciare. I tuoi occhi nei miei.

"Lui è Cerbero, il mio cucciolo" "Cucciolo? Mi sembra un po' cresciuto per essere un cucciolo" "Oh ma lo è. Ha qualche millennio ma gli piace giocare, vuoi accarezzarlo?" "Sì, davvero posso?" "Certo, Cerbero, vieni qui" il cane si alza per sedersi davanti a noi.

"Allunga una mano, bene così..." ha il pelo corto ma morbido, appena lo tocco su una delle teste scodinzola e le altre due vogliono la stessa attenzione che ho dato alla prima. "Gli piaci. Cerbero non da mai confidenza agli altri" sorridi. Ecco, io ho bisogno di questo. I tuoi sorrisi che illuminano questo posto e me. "Vai a cuccia ora..." il cane si va a mettere davanti al fuoco.

Vorrei alzarmi ma resto, un braccio avvolto attorno alla vita mentre l'altra mano mi accarezza una coscia. "Kore io..." "Forse ho capito perché mi hai rapito" "Hai capito?" "Tu sei solo. Sei sempre stato solo ma non capisco perché io" "Mi sono innamorato di te Kore. Mi sono innamorato di. Te."

Il frutto proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora