3.

76 5 2
                                    

La voce elettronica del treno che comunica che sono arrivata alla stazione centrale di Milano mi risveglia dal mio torpore, prendo velocemente le mie cose e mi accingo a scendere , non ho nemmeno il tempo di passare in albergo, devo recarmi immediatamente in fiera e assicurarmi che tutto fili per il verso giusto, il mio deodorante sta facendo gli straordinari per stare dietro al mio stress soprattutto considerando la strettezza del tailleur a due pezzi che indosso, le scarpe mi stanno distruggendo i piedi e voglio già piangere.
Mi dirigo a passo felpato fuori la stazione mettendomi in fila per prendere un taxi quando la mia spalla sbatte bruscamente contro quella di un'altra persona ed appena alzo lo sguardo trovo gli occhi azzurri di Reece che mi fissano insistentemente per poi distogliere lo sguardo e sparire qualche secondo dopo nella direzione opposta.
Da quella sera in cui gli ho urlato addosso come una pazza non ci siamo più rivolti la parola, il lunedì seguente si è presentato a lavoro, ha fatto ciò che doveva fare (incredibile ma vero) e non ha emesso un fiato.
Martedì mattina però al mio arrivo in ufficio ho trovato una scatola con un fiocco rosa sulla mia scrivania e al suo interno c'era un IPhone nuovo di zecca.
Nel parcheggio con un fiocco dello stesso colore ho trovato una bici.
Ho cercato di ringraziarlo in tutti i modi ma mi ha sempre ignorata.
Credo di aver toccato un nervo scoperto accusandolo di non sapere far nulla da solo, ma cazzo ero arrabbiata, mi aveva praticamente accusata di essere senza dignità!
"Oh! Vuoi salire o no" mi urla il tassista con un forte accento napoletano distraendomi dalle mie elucubrazioni mentali.
Dopo un mio cenno positivo con la testa mi toglie malamente il trolley dalle mani e me lo mette nel portabagagli dopodiché si immette nel traffico appena salgo.
Dopo circa mezz'ora di macchina in cui mi sono dovuta sopportare i grandi successi di Totó Cotugno arrivo davanti all'imponente fiera di Milano dove passerò i seguenti tre giorni.
I viaggi di lavoro non mi danno mai nessuna possibilità di divertirmi, sono chiusa in una fiera per tre giorni e non posso fare altro.
Potrei trovarmi anche dietro casa e non cambierebbe nulla.
Negli ultimi anni mettere anima e corpo nel mio lavoro mi ha aiutata a non impazzire e a non pensare a quanto sia disfunzionale la mia vita e a quanto le cose mi siano andate di merda negli ultimi tempi.
Non succede tutti i giorni che tua mamma decida di lasciare il marito e i figli per andare a vivere ad Ibiza in una comunità di hippy con la sua amante trentenne che crede nel crudismo e nel poliamore.
Mia sorella maggiore Nina è una totale causa persa invece, ha cambiato scuola tre volte senza mai riuscire a prendere il diploma, e mio padre poverino cercava sempre di accontentarla anche se ogni volta lo deludeva, nonostante fosse un completo disastro io l'ho sempre ammirata perché è una di quelle persone che riescono ad adattarsi in fretta e a superare le avversità in maniera molto semplice cosa che io non sono mai riuscita a fare.
Non la vedo e non la sento da due anni, da quel giorno in cui tutta la stima ed il rispetto che avevo per lei è svanito in pochi minuti, ricordo ancora l'incredulità nel mio sguardo quando ho scoperto che il sangue del mio sangue non si fosse posta nessun tipo di problema a spezzarmi il cuore.
Al ricordo i miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime che tronco sul nascere facendo un profondo respiro, non ho intenzione di rovinare il mio fondotinta Fenty Beauty per una stronza.
Dopo aver preso il mio caffè mi dirigo in ufficio stampa, apro il computer ed inizio già a coordinare l'evento, controllo che tutte le hostess siano arrivate, consegno le divise, le divido per sale mentre tento di rispondere alle tremila bizzarre richieste che mi fanno gli standisti.
Dopo il caos generale la fiera inizia e tutto sembra andare per il meglio e io posso finalmente prendere un momento per fumarmi la mia dannata sigaretta.
Esco sulla balconata e proprio mentre la sto per accendere una risata fortissima mi distrae e quando mi giro scopro che la risata in questione appartiene ad una ragazza mora con i capelli lunghi fino al sedere con un accento sudamericano che si erge su dei tacchi altissimo che la fanno sembrare ancora più alta di quanto già non sia, non sono tanto sorpresa da lei ma dalla persona che sta causando la sua ilarità, Reece è appoggiato vicino a lei e sorride facendo la sua solita espressione provocatoria per cui tutte le tipe al lavoro vanno pazze e sembra avere funzionato anche questa volta perché Miss gambe di fenicottero si spoglierebbe seduta stante se solo lui glielo chiedesse.
Distolgo rapidamente lo sguardo da loro e mi concentro ad accendere la mia sigaretta, puntando lo sguardo sulla punta delle mie scarpe come se fossero la cosa più interessante del mondo.
Appena finisco di fumare cerco di sgattaiolare immediatamente dentro senza farmi vedere ma la mia fuga viene fermata dai miei tacchi che si impigliano nella grata e mi fanno cadere per terra, fortunatamente ho la prontezza di mettere le mani davanti e non mi distruggo la faccia ma il mio tonfo fa girare tutti compreso, ovviamente Reece.
Mi alzo il più rapidamente possibile ma sento ugualmente il suo sguardo su di me.
Dai tratti del suo viso vedo che si sta trattenendo dal ridermi in faccia ma subito dopo sembra quasi ricordarsi di qualcosa e torna serio in un millisecondo.
Apre la porta a vetri e se la sbatte dietro.
A pranzo ci vediamo con tutti i dirigenti della fiera e non solo mi ignora tutto il tempo ma è anche stranamente silenzioso, non c'è più traccia del ragazzo sempre pronto a fare una battuta anche nei momenti meno opportuni che ho incontrato qualche settimana fa.
Stringo le mie mani sul tavolo e mi rabbuio al pensiero che si sia arrabbiato,prima mi insulta accusandomi di non aver rispetto per me stessa poi si offende perché mi difendo?
Appena finisce il pranzo lui sgattaiola fuori dall'edificio e io lo seguo a ruota incespicando sui tacchi alti.
Si ferma all'entrata dell'edificio e tira fuori una sigaretta mentre vado verso di lui come una furia
"Mi spieghi chi cazzo ti dà il diritto di fare l'arrabbiato dopo ciò che mi hai detto?" sibilo quando me lo ritrovo ad un palmo dal viso, il suo sguardo, dapprima calmo si spirita in un attimo e mi rivolge un'occhiata  incazzata che poi si tramuta in un ghigno arrogante.
" Pensi davvero di essere così importante per me da farmi arrabbiare così tanto? Devi essere proprio sciocca se pensi che passerei giorni interi a rimuginare sulle stronzate che spara una tipa che conosco appena, tu per me non sei nessuno" scandisce ogni parola a qualche centimetro dal mio volto sparandomi zaffate di fumo in viso, dopodiché mi da una spallata e torna dentro.
Cazzo ma sono davvero così egocentrica?


COME TU MI VUOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora