Capitolo 8

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Andrea 

Vidi entrare Paolo nello stanzino e corsi ad abbracciarlo -Paolo che ci faccio qui?-

Lui mi scostò delicatamente -Devi raccontarci cosa ti ha fatto-

Lo guardai stranita -Non mi ha fatto assolutamente nulla- 

-Cazzo Andrea lui qui non ti può fare nulla, abbiamo visto la casa in cui ti aveva rinchiusa-

Io mi avvicinai -Non mi ha mai fatto nulla, abbiamo investigato insieme e lui oggi ha trovato una prova decisiva mi ha detto- Paolo senza dire nulla uscì 

Cosa diavolo stava succedendo? Perché nessuno mi diceva nulla. Non so quanto tempo passò, ma quando rientrò un agente donna mi sorrise -Può andare abbiamo arrestato il suo rapitore, è in salvo- disse sorridendomi. Uscii come estraniata. Giacomo non aveva fatto nulla ne ero certa, ma cosa era accaduto?

-Ehy Andrea- disse Paolo alle mie spalle -Scusa se sono stato distaccato in centrale, ma non volevo far pensare di essere troppo coinvolto-

-Oh tranquillo. Comunque Giacomo è innocente, ne sono certa, come mai non è stato rilasciato?- chiesi stupita ancora del fatto che lui fosse stato accusato

-Gli inquirenti non credono alle sue parole, ha accusato una persona che ovviamente è innocente-  

-Chi?- chiesi sorpresa potesse accusare qualcuno di innocente

-Nessuno che tu conosca quindi non ti preoccupare. Dove vuoi che ti porti?- chiese 

In realtà non avevo nessun posto in cui andare purtroppo. Ripensai all'appartamento dove viveva Roberto. Chissà se era disponibile. -Non preoccuparti, so dove andare- mi avviai a piedi godendomi finalmente l'aria aperta e il sole dopo tanto tempo nascosta. La casetta era libera e pagai l'affitto grazie ai miei genitori che avevano lasciato i soldi nella carta di credito. Li avevo chiamati in auto prima di andare alla centrale, piansero per ore per poi chiedere che tornassi appena possibile. 

Guardai il divano letto, il piccolo bagno e la cucina. Si era rintanato qui ed ero l'unica a saperne l'indirizzo chissà se c'erano stati altri inquilini. Aprii uno sportello sopra il lavello e in mezzo alle tazza ne notai una: Bianca con una lettera A in oro. La presi tra le mani, ma il manico si staccò e la tazza andò in mille pezzi. Rimasi a fissarla sul pavimento: i cocci riportavano delle parole -Ma che diavolo- sussurrai iniziai a cercare di comporre la frase senza tagliarmi, ci volle più del previsto perché iniziò a girarmi la testa dalla fame. Ordinai cibo cinese d'asporto e iniziai a mangiarlo mentre continuavo a comporre la frase. In realtà erano lettere senza un senso tranne una frase "E se sei stanca usami come il tuo cuscino- R" era sua la frase, me lo disse un pomeriggio in cui esausta mi appoggiai al suo petto. Guardai nella stanza, quale cuscino? Poi vidi il divano letto tolsi il cuscino a destra e aprendo la cerniera cercai qualcosa, ma non c'era nulla. Provai nel sinistro. Stavo perdendo la speranza quando trovai un piccolo foglietto. Lo presi era piegato in mille pezzi "Vedi nel lavello e saprai chi è stato".

Fissavo il lavandino come un ebete da un'ora e stavo perdendo le speranze quando dal battiscopa notai qualcosa spuntare, un piccolo filo trasparente "Nel tubo". Aprii lo sportello e dopo diversi tentativi e culate riuscii a svitare le tubature e in mezzo all'acqua non uscì nulla. Guardai il tubo e notai del fogli con il cellophane attaccati al tubo in modo da non ostruire le tubature -Geniale- dissi ad alta voce. Aprii il cellophane di velocità. Erano delle lettere d'amore. Successivamente le lettere diventavano sempre più violente, ma non c'era un mittente. Guardai l'ultima: era firmata da Roberto.

"Ciao Amore,

Se trovi questa lettera significa solo una cosa per proteggerti sono morto. Vorrei dirti mille cose, scusarmi se ti ho lasciata sola, ma stavo cercando di proteggerti. Vorrei dirti che ti amo e non smetterò mai di farlo anche se sei stata con altri, alla fine la colpa è solo mia. 

Vorrei baciarti e asciugarti le lacrime, ma sei forte, forse più di quanto tu creda. Ora alzati e va dietro il quadro. Ho le foto che provano tutto, non chiamare nessuno, ma va in centrale. Proteggiti: io lo farò da lontano.

Tuo per sempre Roberto"

Presi il quadro e lo ruppi in mille pezzi rivelando un insieme di foto. Nulla di che tranne che questa Claudia era incredibilmente simile a me. Poi lo vidi. Lessi dietro "Se non torneremo così finirà male". Altra foto di coppia "Giuro che lo ammazzo con le mie stesse mani". In questa foto appariva lei con Giacomo "Addio".

Misi le foto nella borsa e aprii la porta quando me lo trovai davanti. Mi spinse dentro chiudendo la porta alle sue spalle -Se fossi tornata in un Hotel ora non rischieresti nulla e invece temo debba finire male come per lei-

-Non capisco a cosa tu ti riferisca, stavo andando fuori a ricaricare il cellulare- risposi tentando di superarlo

Lui mi strinse forte il braccio -Lui era pericoloso, volevo proteggerla. Non volevo ucciderla- 

-Allora spiegalo alla polizia, ma lasciami andare- dissi spingendolo 

-Non posso. Lui deve pagare-  disse buttandomi a terra notai la vena pulsargli sul collo. Era livido d'ira. -Mi ha rubato lei, poi te. Lo vedo come lo guardi. Sei solo una lurida puttana come lei- tuonò lanciandosi addosso a me.

Io presi un coccio e glielo infilai con tutta la forza che avevo nell'occhio e dandogli un calcio al'altezza del cavallo dei pantaloni lo allontanai e corsi via. Corsi a perdifiato e urlai. Un signore mi vide terrorizzata e si avvicinò insieme alla moglie -Che succede piccola?- 

-Devo andare alla polizia un assassino mi sta seguendo!- urlai. Poi lo vidi alle loro spalle: La pistola in mano. L'uomo cadde e la donna urlò. Io guardai prima l'uomo poi Paolo e prendendo la donna per la mano scappai le dissi di entrai in un negozio e chiamare la polizia e un'ambulanza. 

Ora toccava a me. Mi aveva portato via tutto. Ero stanca di essere la sua vittima, non ero mai stata una vittima in passato e era ora che tornassi in me. Cercai il luogo giusto. Ero certa che non era pronto a quello che stavo per fare. Corsi via e mi nascosi in un cespuglio. Lui mi superò e in quell'istante gli saltai addosso urlando con tutta l'aria che mi restava. Iniziò una lotta. Gli cadde la pistola e la lanciai lontano. Gli sferrai un pugno -Questo è per Elisa, questo per Nate...- lui mi bloccò il polso e me lo strinse urlai per il dolore e poi me lo storse -Finirai in galera! Non mi avrai mai- dissi udendo le sirene alle sue spalle -Sei fottuto-  Era le resa dei conti.


Tornando a sorridere- un oscuro passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora