Richiudo il libro dopo aver letto una sola pagina. Quest'oggi concentrarsi mi sembra quasi impossibile. Il gorgogliare di Maddalena è incessante e non faccio altro che tenerla in braccio, poggiarla su di una spalla, per poi riporla nuovamente nella culla una volta addormentata. E il giro ricomincia. Mi sento esausta.
La porta si apre e non ho neanche la forza di alzarmi dalla sedia.
"Avanti"
Ad entrare nella stanza, a piccoli passi, è Lorenzo. Ormai ci parliamo a malapena da quel girono. Il giorno in cui è tornato da Napoli. Dopo averlo lasciato sul pulpito a raccontare ancora e ancora quella che per tutti sembrava una bellissima favola, ci siamo allontanati. Quasi non lo vedo più. Se non fosse per questo piccolo batuffolo probabilmente non ci incroceremmo nemmeno. Ma va bene così.
"Clarice" mi dice avvicinandosi in modo timido. A volte mi fa ancora effetto vederlo così impacciato, quando fuori da queste mura è sempre sicuro di sé e risoluto.
"Maddalena...è sveglia?" mi domanda.
Decido di alzarmi dal mio trono dorato e mi avvicino alla culla, con fare stanco. Le notti insonni con la bambina iniziano a farsi sentire. Tutto quello che vorrei fare ora è stendermi sul letto e dormire, per diverse ore.
"No, si è appena addormentata. Credo abbia problemi con il pancino" dico posandole, con fare delicato, una mano proprio lì,
"Come mai?" chiede premuroso.
"Si addormenta e sveglia in continuazione. Se non riesco a farla addormentare neanche oggi credo sia il caso di chiamare il medico".
Annuisce per poi passare lo sguardo dalla bambina a me. I suoi occhi di un azzurro così intenso. Quasi mi ero dimenticata dell'effetto che hanno su di me. E' come immergersi nel mare, così bello, infondono tranquillità al solo contemplarli. Mi lascio andare ai pensieri tanto da dimenticare la stanchezza del corpo. Sento un formicolio alle gambe e subito mi aggrappo alla culla, per non cadere. Lorenzo, con il suoi riflessi pronti, mi afferra per un braccio portandomi subito una mano alla vita.
Dio. Avevo dimenticato che cosa significasse farsi stringere dalla sue mani grandi e forti.
"Clarice, cos'hai?" chiede preoccupato avvicinandomi al letto.
"Niente, è solo un po' di stanchezza".
"Non dormi abbastanza?"
Mi fa sedere sul letto e io non posso fare altro che notare quella conversazione. Apparentemente tranquilla ma che, fin da subito, porta alla luce il nostro allontanamento. Da quando non condividiamo più lo stesso letto, ma che dico...la stessa camera, sembra di vivere due vite a sé stante. Io proseguo le mie attività di lettura, cucito e mi occupo dei bambini, mentre lui è sempre preso dagli affari di Firenze tanto da dimenticarsi di avere una famiglia. Sono settimane che non riesco a vederlo, neanche per cena. Le prime sere ho provato ad aspettarlo sveglia, cercando di sbirciare dalla finestre i suoi movimenti ma poi, con il passare dei giorni, Morfeo ha preso il sopravento.
"Credo di no, se questo è il risultato" cerco di essere serena, di rassicurarlo ma non credo stia funzionando. Sento ancora il suo sguardo bruciarmi la carne tanta l'intensità.
"Cosa c'è? Non mi credi?" Azzardo un sorriso.
"Certo, ti credo. Non è questo" questa volta si sottrae ai miei occhi e non posso fare a meno di notare la sua espressione addolorata.
"Cosa, allora?" cosa gli sta passando per la testa? Oramai mi sembra di avere un estraneo vicino. Una volta riuscivo a comprendere i suoi pensieri prima ancora che li esternasse, mentre adesso? Non so più niente.
"Cosa stiamo facendo, Clarice?" sento le dita della sua mano allungarsi sulla coperta e coprire la distanza che le separava dalle mie. Le stringe, dolcemente. Quel gesto mi porta un brivido, quasi sconosciuto. Come se fossi ancora la ragazza di tani anni fa, timida e imbarazzata.
"Non lo so" Sono sincera. Non so dove stiamo andando, a questo punto non so neanche come ci siamo arrivati fin qui.
"Mi manchi"
Lo dice con una tale naturalezza da prendermi alla sprovvista.
Gli manco?
Perché ha dovuto aspettare così tanto per dirmelo?
Sento il cuore prendere la rincorsa e accelerare di un battito. Trascino la mano libera sulla sua coscia, costringendolo a guardarmi negli occhi.
"Anche tu"
Lo dico senza pensare, senza lasciare alla mia parte razionale di mettersi in mezzo a questo momento. So che, se l'ascoltassi adesso, sarebbe la fine del nostro matrimonio. E io non voglio tenerlo lontano. Voglio che la notte possa stringermi, voglio un suo bacio al mattino, voglio che le sue braccia siano il mio rifugio e al tempo stesso la mia oasi di felicità, voglio i suoi occhi su di me guardarmi con amore, vogliosi.
Voglio tutto.
Lo vedo sorridere e il mio cuore fa una capriola. Da quanto non vedevo quel sorriso genuino? Forse davvero troppo tempo. Probabilmente se l'è lasciato sfuggire solo alla nascita di Maddalena, quando la paura di perdere entrambe aveva fatto capolino nel suo cuore. Da quel giorno il silenzio. La sua faccia è sempre stata cupa e tesa. Ricambio il suo sorriso con uno amorevole.
Sento la sua mano posarsi sui mie capelli, mi piego leggermente per poter gustare a pieno il suo tocco. Chiudo gli occhi, mi crogiolo. A portarmi alla realtà sono le sue labbra. Un bacio leggero, quasi timido. Come a voler testare il terreno. Non mi basta. Alzo la posta ricambiando con un bacio appassionato. Sento le sue labbra umide sotto le mie. La sua lingua esplorare la mia bocca e il mio cuore inizia a correre veloce. Dopo tanti anni insieme, quando Lorenzo mi sfiora torno ad essere la bambina ingenua che si è trasferita a Firenze, da sola. Torno ad essere timida e impacciata. Quasi imbarazzata quado porta le mani al mio corpetto, iniziando a slacciarlo. Le mani cercano i nostri corpi, li spogliano dei loro vestiti. Lorenzo indugia per un attimo sul mio corpo. Lo sta gustando lentamente, dapprima con gli occhi, poi la bocca. Soffoco un gemito di piacere e lui sorride beffardo. Continua a indugiare sulle mie labbra inferiori e io non riesco più ad aspettare. Quasi lo imploro di darmi ciò che desidero e lui mi accontenta. Lo sento entrare dentro di me e questa volta mi lascio andare. Non mi importa chi può sentirmi, non mi importa di cosa penserà la servitù oppure Lucrezia se dovesse passare davanti la nostra porta. L'unica cosa che mi sta a cuore in questo momento siamo noi, Lorenzo ed io. Il nostro amore ritrovato. Più lo sento in me e più affondo le mie unghia nella sua carne, fino a quando un gemito di piacere non mi pervade. La testa mi gira, inondata di piacere.
"Ti amo" Mi sussurra dolcemente e i mi lascio andare ad un sonno profondo tra e sue braccia.
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I Medici - La storia di un amore
RomanceUna piccola miniserie su Lorenzo e Clarice tratta dalla serie TV "I Medici". Qui vi lascio un racconto che prende spunto dal serie, partendo dal ritorno di Lorenzo De' Medici da Napoli. Vi aspetto nei commenti! Buona lettura.