Seven - Lorenzo

402 11 3
                                    


Ringrazio il medico e, mentre vedo chiudere la grande porta dell'ingresso, trascino le gambe su per le scale, fino alla mia stanza. Mi appoggio alla porta ancora aperta, lascio cadere la testa sul legno liscio e la guardo dormire.

Il medico mi ha rassicurato dicendo che è una semplice febbre e sembra che non stia portando particolari problemi alla sua gravidanza. Inoltre mi ha confessato di trovare Clarice molto smagrita, probabilmente non mangia a sufficienza e mi ha sottolineato quanto sia di vitale importanza, per lei e per il bambino, essere nel pieno delle forze. Tornando in stanza ero pronto a farle una bella ramanzina ma vederla così tranquilla, nel pieno del sonno, mi ha fatto rimandare a domani ogni sentimento di stizza.

Mi trascino, anche io esausto, sul letto. Mi stendo sul fianco, allungando il collo su di lei per controllare la situazione più da vicino. Il respiro sembra essere regolare e solo a quel punto me ne concedo anche io uno, lungo e ristoratore. Ho avuto come l'impressione di trattenere il fiato per tutto questo tempo, per tutte queste ore. L'apprensione presumo. Questo mi fa pensare a tutte le volte in cui ho sentito Clarice sospirare a questo modo, la sera nel nostro letto, quando mi vedeva rientrare a notte fonda. Dunque, è questo che prova ogni volta che non mi vede tornare a casa? Ogni volta che tardo? Quando salto una cena?

Mi chiedo come faccia a sopportarlo.

La osservo. Ha un braccio ripiegato sotto la testa, la fronte ancora imperlata di sudore e i cerchi neri sono ben visibili sotto gli occhi. Posa, teneramente, una mano sul ventre. Questo bambino non è ancora nato eppure la necessità di proteggerlo, di prendersene cura è così forte in lei, che mi fa pensare che sia nata per questo: proteggerci è la sua missione.

Un moto d'amore spropositato mi attraversa il corpo partendo dalle viscere, sprigionando in me una sensazione di calore prepotente, che solitamente sento accostandola a sentimenti di rabbia. Questo è il bisogno più ardente che abbia mai sentito negli ultimi mesi, forse anni. Finalmente quella sensazione di durezza è svanita e mi sembra di tornare ad essere, anche se solo per un momento, il ragazzino che credeva di poter salvare il mondo, di poterlo plasmare sull'immagine dell'antica bellezza. Per un momento sono tornato ad essere quel ragazzino speranzoso che credeva ancora di fare del bene e che voleva portare luce in questo mondo. Clarice una volta mi disse che Dio non guarda alle nostre azioni ma alle nostre intenzioni, sarà vero? Perché, se così non fosse, probabilmente brucerei all'inferno per l'eternità.

L'abbraccio, cercando di stringerla il più delicatamente possibile per non svegliarla, la sua pelle umida tocca la mia e, solo in quel momento, mi concedo di chiudere gli occhi.

I Medici - La storia di un amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora