Ten - Clarice

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Per le strade c'è molta confusione, il mercato della domenica pullula di persone. C'è chi si scambia monete e chi, vestito di tutto punto, si dirige verso San Marco per la celebrazione della domenica. Guardo Lorenzo e noto che anche lui sta guardando fuori. Mi tiene una mano e la carezza con il pollice. E' un gesto semplice che per me significa molto. Anche il fatto che voglia venire con me. Da quando sono stata male Lorenzo è cambiato, qualcosa in lui è ritornato a prendere vita. Ne sono immensamente felice.

"Sei stato gentile a voler venire con me, Lorenzo" In risposta ricevo un sorriso bellissimo e ne sono grata.

So quanto Lorenzo sia attraversato dal conflitto interiore verso Dio, so quanto creda che lo abbia abbandonato e il fatto di essere ora al mio fianco mi dà speranza che possa ricongiungersi al Signore e capire che non lo ha mai abbandonato. Giornate come queste vorrei che fossero eterne.

Il senso di appagamento si impossessa di me e d'istinto poso la mano sulla mia pancia, come a voler chiudere quel quadro di una famiglia felice.

"Stai bene?" mi chiede Lorenzo sottovoce. Deve essersi accorto delle mie smorfie durante la messa. Annuisco per rassicurarlo, non voglio che si spaventi, ma è tutta la mattina che ho delle leggere fitte. Solo quando sento il bambino scalciare mi dico che è tutto apposto. Il quel momento mi viene in mente la prima volta che abbiamo sentito i suoi piedini.

Ero in piedi nella sala grande, pronta a richiamare i ragazzi per l'ennesima volta mentre Lorenzo stava leggendo a Maddalena una storia. Entrambi erano sul pavimento. All'improvviso lo sentii. Eccitata chiamai Lorenzo, volevo che non si perdesse quel momento. Si è precipitato da me e ha posato il palmo della mano dove gli avevo indicato.

"Lo senti?" Chiesi e lui annuì. Era davvero felice, in quel momento abbiamo realizzato che, ancora una volta, saremmo diventati genitori. Fu un momento emozionante.

Ci incamminiamo verso l'uscita e Lorenzo mi offre il suo braccio. Accetto volentieri. Inizio ad avere difficoltà nello stare in piedi per troppo tempo.

"Madonna Medici" mi dice una voce, non ho bisogno di voltarmi, so bene chi mi sta chiamando.

"Madonna" dico gentilmente per celare il fastidio.

"E' bello vedervi da queste parti, Lorenzo" dice rivolgendosi a mio marito, non posso fare a meno di lanciargli un'occhiataccia che lui recepisce immediatamente. Con gentilezza ci congeda da Lucrezia per tornare alla carrozza.

Il viaggio di ritorno mi è sembrato lunghissimo, sebbene la strada da percorrere sia poca inizio a sentire un leggero malessere dovuto alle troppe ore fuori. Scendo dalla carrozza a fatica e mio marito se ne rende conto perché non mi lascia andare la mano neppure mente percorriamo l'atrio del palazzo.

Mentre camminiamo l'ennesima fitta nel basso ventre mi costringe a fermarmi. Tiro indietro la mano stretta in quella di Lorenzo e lui si volta. Mi piego dal dolore.

"Clarice.." si avvicina quanto più possibile ma non riesco a percepire la sua presenza. L'unica cosa che sento è una forte sensazione di calore percorrermi l'interno coscia. In preda al panico mi alzo la gonna e lo vedo. Lo vediamo. Lunghe macchie di sangue sono arrivate alle scarpe fino a macchiare il pavimento.

Lo guardo, è la prima cosa che mi viene in mente di fare, ma nei suoi occhi vedo lo specchio dei miei. Il panico si è impossessato di lui e non sa cosa fare. Urla il nome di Vanni ma tutto diventa lento e offuscato. Mi aggrappo al suo braccio per non cadere, lui mi tiene forte circondandomi la vita. Cado a peso morto urtando la sua gamba.

"Amore, amore, amore..." dice piano cercando di prendermi in braccio.

Vanni accorre in suo aiuto ma basta uno sguardo e lo vedo allontanarsi. Probabilmente sta andando a chiamare il medico.

"Lorenzo..." mugugno mentre le lacrime mi lucidano gli occhi, non ho abbastanza forza per ricacciarle indietro. Lo sento prendermi tra le braccia con sforzo. Vorrei aiutarlo, alleviargli un po' di peso ma non ci riesco.

Lucrezia si precipita giù per le scale urlando il nome del figlio ma, una volta arrivata al piano terra si mette una mano davanti la bocca, spaventata.

"Andrà tutto bene, capito?dice cercando di darmi speranza, poi guarda la madre – Dì a Maria di tenere i bambini lontano, non voglio che vedano la madre in queste condizioni". L'ultima parte la sussurra ma sono così vicino che riesco a sentirlo.

Mi poggia delicatamente sul letto ma l'ennesima fitta mi viene a trovare, mi piego ancora una volta. D'istinto mi porto le mani al basso ventre ma tutto ciò che sento è il sangue viscoso attaccato alle vesti. Non riesco ad evitare che le lacrime scendano. Lorenzo si mette in ginocchio al mio fianco stringendo il mio viso tra le sue mani.

"Andrà tutto bene, mi hai sentito?" ripete e ripete questo mantra e credo che, a questo punto, lo dica più a se stesso che a me.

Vorrei dirgli che sto perdendo troppo sangue ma non riesco a parlare, sono nuovamente in preda agli spasmi dati dal dolore. Ansimo. La mia vista perde colpi, vedo tutto offuscato.

Credo di essere svenuta per qualche minuto perché al mio risveglio trovo il medico al mio capezzale che sta parlando con Lorenzo. Riesco solo a capire che il bambino deve nascere prima che sia troppo tardi. Stringo la mano di Lorenzo e lui torna a posare gli occhi su di me.

"Non mi lasciare" sussurro e lui mi bacia la mano.

I Medici - La storia di un amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora