Capitolo 5

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Era finalmente arrivato il lunedì, nel giro di qualche ora avrei saputo se le parole di John erano vere, se veramente avevo un talento. Se ciò che aveva detto era solo una presa in giro avrei perso l'unico obbiettivo che finalmente ero riuscito a prefissarmi. Quello per me non era stato un semplice provino, ma un modo di dimostrare a me, ma soprattutto agli altri, che non ero affatto come loro credevano. Uscii di casa e aspettai che il bus scolastico passasse a prendermi. Si aprirono le porte automatiche e salii a bordo come tutte le mattine. Salutai Philip e mi sedei accanto a lui, mi accorsi che era più agitato ed eccitato di me, capii che anche lui comprendeva l'importanza che quella selezione aveva per me. Aveva capito che il football era diventato il mio sogno e avrebbe fatto di tutto per aiutarmi a realizzarlo. Scendemmo dal bus ed entrammo in classe, ovviamente eravamo seduti al primo banco, era quello il posto che spettava agli sfigati e ai secchioni. Ero consapevole che tutti ritenevano che l'ultimo banco fosse quello dei più furbi, dei più svegli, dei cosidetti "fighi", ma a me non era mai importato di diventare così e di conseguenza non avevo alcun interesse a sedermi in fondo all'aula. Non mi interessava diventare come la maggior parte degli adolescenti che seguono alcune mode, non solo stilistiche, solo per farsi notare, preferivo essere lasciato in disparte piuttosto che diventare come loro. Finalmente il pomeriggio arrivò e mi presentai al campo di allenamento dei Giants. Salutai alcuni dei ragazzi che avevo visto qualche giorno prima al provino e molti di loro non ricambiarono neanche il saluto. Ormai non ci facevo quasi più caso, anzi pensai a quanto ero stato sciocco a credere che loro mi avrebbero considerato. Eravamo tutti impazienti di sapere se saremmo stati presi, quando finalmente il coach si presentò. Esordì dicendo che il campionato sarebbe stato lungo e difficile, che non tutti avrebbero potuto resistere a certi livelli, e che solo i migliori potevano far parte della squadra dal momento che l'obbiettivo minimo per quella stagione era la qualificazione ai play off. Poi finalmente iniziò a chiamare uno per uno i membri della squadra a partire dalla difesa. Quando passò all'attacco il mio cuore iniziò a battere sempre più forte, <Thomas Gray, John Breadbury, Ethan Degasperi> non ci potevo credere, ero stato preso. Finalmente avevo un obbiettivo da perseguire, avevo anche io la mia opportunità di diventare qualcuno, qualcosa per cui valesse davvero la pena di impegnarsi.

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