Capitolo 7

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Arrivato a casa raccontai tutto ai miei genitori, non gli avevo detto del provino per scaramanzia, ma ora che ero stato preso non vedevo l'ora di raccontargli tutto. Erano sempre stati i primi a supportarmi e sostenermi anche se io pensavo di essere una delusione anche per loro, per quanto mi impegnassi non ero ancora riuscito a dimostrare nulla, mentre loro avevano una brillante carriera. Mi conoscevano bene e sapevano benissimo che prima o poi avrei realizzato qualcosa ma "ogni cosa a suo tempo" come mi ripetevano sempre. Nonostante il nostro buon rapporto non avevo mai voluto dirgli di tutte le difficoltà che avevo a relazionarmi con i miei coetanei, sapevo quanto loro soffrivano per questa cosa e non volevo che si sentissero a disagio per me. Volevo essere il loro orgoglio, non la loro delusione. Come ho già detto erano emigrati in America poco prima che nascessi io. Mia madre era una ricercatrice e fu costretta a spostarsi nel nuovo continente per avere migliori possibilità lavorative. Lasciò l'Italia lasciando parenti e amici, ma non mio padre, era talmente pazzo di lei che non esitò un istante a seguirla dall'altro capo del mondo. Poco dopo il loro arrivo in America, le loro carriere lavorative spiccarono immediatamente il volo, ma non fu altrettanto per la loro vita sociale. Non è mai facile ambientarsi in un nuovo paese partendo dal nulla, ma erano adulti, si amavano e avevano uno splendido figlio, non gli importava di avere nient'altro. A me invece importava, volevo che gli altri mi comprendessero e mi accettassero per quello che ero. Per questo motivo non parlavo mai della mia situazione con loro, non volevo che stessero male per me. Mio padre fu entusiasta della notizia, a tal punto che non si sarebbe perso nemmeno una partita e per il compleanno mi avrebbe regalato dei magnifici scarpini da gioco. Anche mia madre fu felice della notizia anche se non sarebbe mai venuta vedermi, non volevo che mi facesse risultare ancora più strano di quanto non fossi sbaciucchiandomi sulle guance prima di ogni partita. Non era particolarmente contenta di vedere suo figlio rischiare la pelle in un gioco aggressivo e duro come il football, ma capiva che per me era importante e non fece mai niente per impedirmi di giocare.

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