Capitolo 4: Brutti incontri

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Erano passati molti giorni. O almeno così aveva iniziato a contarli Dorian. Molti. Il caldo, da quando la piana sotto di lui aveva iniziato a diventare una distesa di dune, gli aveva fatto perdere la cognizione del tempo. Il Sole Occidentale, più vicino rispetto a quello Orientale, picchiava sul deserto di Tah'Ishter come un attaccabrighe in una locanda e Dorian non potè che pensare di starle prendendo e basta. Ora era tramontato ma non era sicuro di volersi fermare. Nelle ultime notti aveva sentito degli strani rumori. Erano delicati quasi come dei battiti d'ala. Pensò di esserseli immaginati ma il dubbio che essendo cambiato il clima ci potesse essere effettivamente qualcosa ad attenderelo nel buio, l'aveva sconcertato al punto da continuare a camminare anche di notte, una mano sulla torcia ed una sullo spadone.

"Non manca poi tanto, dormirai quando sarai a Heaven." Continuava a ripetersi. Era vero. Era quasi un mese che si trovava in viaggio e aveva iniziato molto tempo prima ad odiare la poca variabilità del percorso. Temeva che avendo camminato sempre dritto per un numero indefinito di giorni e di notti, arrivato ad Heaven avrebbe imboccato la strada principale senza fare una svolta dentro nessuna delle locande.

"Mi ricorderò ancora come si gira a destra e a sinistra?" Si chiedeva di giorno, mentre in risposta procedeva a zig zag, seguendo una traiettoria discontinua verso la città e la sua torre colossale. "Il Sole mi ha dato alla testa..."

Ora era notte. Dorian si costringeva a camminare in linea retta, temendo di cadere da un lato della catena malgrado fosse enorme. C'era silenzio, eccezion fatta per lo screpitio della torcia che teneva in mano. Un rumore lo colse. Un battito d'ala lento, intorno a lui. Si arrestò. Il battito statico in un punto che non riusciva a definire.

"Merda..."

Credeva di sentirlo provenire da un punto in alto. Alzò la torcia. Niente. Il cielo era pieno di stelle ma la notte era senza luna. Visibilità molto ridotta.

Il battito si spostò in un punto indefinito verso il basso, di fronte a lui. La torcia gli permetteva di vedere di fronte a sé per una decina di metri o poco più, ma niente sembrava stare aspettando nel buio. Ci fu una piccola vibrazione nel metallo della catena sotto i suoi piedi e il battito leggero cessò. Qualcosa era atterrato, ma Dorian non riusciva a vedere nulla. Fece qualche passo avanti respirando piano. Non c'era nulla di fronte a lui.
Avanzò ancora. Niente.
Si girò di colpo. Niente nemmeno dietro di lui.
Dorian si fermò a riflettere tendendo le orecchie. Ci mise un attimo a prendere la decisione di raggiungere il centro della catena, dove l'anello su cui si trovava si intersecava con quello successivo. Cercò di scrutare nella piccola fessura tra gli anelli che dava sul vuoto sotto di lui. Avrebbe dovuto apparire come un pozzo nero nel quale andava a morire la luce delle fiamme. La luce non avrebbe dovuto scontrarsi con nulla, ma Dorian era sicuro del suo presentimento ben prima di averne la conferma. Il chiarore caldo della torcia andò ad accarezzare una peluria nera e ispida che si mosse lentamente. Dorian trasalì indietreggiando di scatto. Iniziò a correre avanti.

"Cazzo. Cazzo. Cazzo." Stava cercando di tranquillizzarsi ma la cosa non fece che peggiorare quando la fiamma della torcia iniziò ad affievolirsi. Dorian si fermò per tirarne fuori un'altra ma in poco quella che aveva in mano si estinse. Lanciò via il bastone e nel panico iniziò a tastarsi le tasche alla ricerca di una pietra focaia.

"Trovata!"  Cercò di accendere il fuoco. L'acciarino produsse una scintilla ma nulla di più. Riprovò di nuovo ma fu in quel momento che la cosa si ripresentò. Sentiva ancora quel battito d'ali. A giudicare dalla cadenza doveva essere grande almeno quanto un uomo. Aguzzò i sensi mentre provava ancora a frizionare la pietra focaia. Il battito d'ali però cessò improvvisamente. Dorian fu preso per un attimo dalla confusione, poi dal terrore. Si buttò di lato appena in tempo per sentire un corpo peloso piombare in picchiata e cercare di artigliarlo. Si risollevò con il cuore in gola. Non vedeva nulla intorno a sé e la pietra focaia gli era scivolata dalle mani. Tastò a terra mentre allo stesso tempo tese le orecchie per capire dove si trovasse la creatura. Mosse le mani sul metallo, freneticamente. Sentì sbattere la pietra sul lato del palmo. Ripròvò ad accendere la torcia che finalmente divampò. Il sollievo fu come immergersi in mare. I rumori si ovattarono e i suoi nervi si distesero troppo. Il battito era cessato di nuovo senza che lui se ne rendesse conto, ma questa volta la cosa gli passò sopra, come infastidita. Dorian scorse solo tre artigli affilati per zampa e la vide sparire nelle tenebre dietro di lui. Era stato fortunato.

"Oh-oh bastardo... Ora non mi sfuggi." Contro ogni logica, Dorian si precipitò qualche metro più indietro, verso il punto in cui la creatura si era diretta. Era in aria, la sentiva nuovamente senza essere in grado di vederla.

"Vieni fuori..." Dorian appoggiò la torcia ai suoi piedi, sul metallo. "Vieni fuori..." Estrasse un sacchetto di biglie dalla sacca da viaggio e lo spadone dal fodero. "Vieni fuori." Sbattè il sacchetto di biglie sul metallo. Come aveva previsto, il battito d'alia cessò. Si preparò a menare il fendente con la spada, ma la cosa gli strappò il sacchetto dalle mani e contro ogni istinto volò via. Dorian si fissò la mano vuota per un attimo e sentì distintamente il battito allontanarsi fino a sparire.

"Le mie biglie..." Non se l'era esattamente immaginata così. Avrebbe voluto abbatterla, ma colse la palla al balzo per riprendere le sue cose e rimettersi a correre verso la città. Averla scacciata era abbastanza e lui non voleva essere lì quando i fratellini e le sorelline sarebbero tornate.

"Quando arrivo in città ne compro altre." Pensò, mentre in lontananza iniziava a vedersi il calore di una nuova giornata afosa.

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