Capitolo 2: Oro e diamanti

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Gli animali che trainavano i carri erano come tori, solo molto più grandi e robusti. Facevano vibrare il metallo sotto i piedi di Jaceo, che però non sembrava oscillare. La catena del Sud non era minimamente intaccata dallo spostamento di un numero così ingente di carri, anzi, era tanto larga da poterli far viaggiare agiatamente a file di sei. Ad ogni modo i carovanieri conservavano i loro istinti di sopravvivenza e le loro paure continunado a tirare a sorte per la posizione all'interno della fila. Chi si beccava il bastoncino più corto si faceva il viaggio lungo il lato più esterno della catena. A Jaceo non sarebbe interessato poi tanto, gli sarebbe bastato non dover camminare fino ad Heaven ma era un po' restio dal chiedere.

"Non rompere i coglioni." Disse da solo sotto la maschera dal becco uncinato, ad alta voce. Qualche pellegrino si girò a guardarlo stranito ma senza dire nulla. Dopo qualche secondo però era di nuovo girato, perso nella preghiera del cammino verso Heaven. Jaceo non si scompose e anche se fosse successo nessun l'avrebbe notato.
Il manifesto che aveva trovato a svolazzare di fronte al bordello in cui sapeva già che non sarebbe mai entrato, lo aveva spinto su questa via commerciale, solitamente inaccessibile agli avventurieri come lui. La prospettiva della Grande Caccia però aveva cambiato le cose. Un editto stesso dell'imperatore aveva consentito a farabutti di ogni genere di incamminarsi indisturbati verso la città sacra, non appena appresa la notizia dell'evento. Per quanto Jaceo avesse chiesto nessuno sapeva nulla. O forse tenevano le proprie informazioni per loro, non sarebbe poi stato così strano.

"Ah che fastidio..." Disse Jaceo questa volta a voce molto bassa. Il Sole dell'Est e il Sole dell'Ovest illuminavano prepotentemente la catena da entrambi i lati, stuzzicando il povero viandante anche da dietro la maschera.
Era in viaggio da qualche ora oramai, quindi si permise di cedere alla tentazione di chiedere un passaggio alla prima carovana che fosse stata disponibile.

"Perdoni buon uomo." Fece lui garbatamente fiancheggiando il carro.

"Sputa il rospo vecchia canaglia." Gli rispose l'uomo che teneva una pipa d'oppio in bocca. Jaceo ne riconobbe l'odore.

"No, niente." Qualcosa gli suggeriva che in ogni caso, per quanto agognasse un passaggio, viaggiare con un carovaniere strafatto di oppio su una "strada" sospesa nel vuoto non era una buona idea. L'istinto di sopravvivenza ce l'hanno anche i Dhampir dopotutto. Tentò nuovamente la fortuna con una carovana più avanti e più interna rispetto alla prima. Alla guida vi era una coppia di umani. Sembravano normali, intorno ai quaranta e soprattutto non puzzavano.

"Salta su ragazzo, guarda caso mi sto dirigendo proprio lì." Jaceo ci mise qualche secondo a capire la battuta e rise sotto la maschera, tremando leggermente. Si posizionò sul retro, accanto a vasi che avevano un odore acre e che lo investì completamente non appena si levò la maschera corvina. Jaceo rivelò una pelle pallida e degli occhi rossi incorniciati in una trama di ciocche bianche. L'orecchio destro era come mangiucchiato, il sinistro invece intatto e allungato, uguale a quelli degli elfi. Si mise nella zona più riparata possibile e urlò un ringraziamento agli umani che gli avevano concesso tanta gentilezza. L'uomo arrivò nel retro dopo poco, per verificare che tutto fosse in ordine.

"Sei un avventuriero giusto? Di quelli in viaggio per la Grande Caccia."

"Si, è esatto." Rispose lui garbatamente mantenendo una postura rigida, il viso coperto parzialmente dal colletto alto della giacca.

"Anche tu in cerca di fama e gloria?"

"Già... Si beh, ecco, diciamo che sopravvivere è la priorità, non mi è rimasto molto, ma diecimila monete di platino valgono per una vita intera."

"Se li sai gestire, certo." Sorrise l'uomo sulla quarantina, mentre con le braccia robuste si assicurava che i vasi fossero fissati saldamente.

"In che senso?"

"Ragazzo, se c'è una cosa che ho capito sul denaro è che un diamante lo si deve incastonare in qualcosa, purchè non sia l'oro." Jaceo doveva sembrargli parecchio confuso perché lui continuò. "E' un vecchio detto dei mercanti. Una giornata buona non ha valore se incastonata in un contesto di pigrizia e mediocrità. Bisogna cercare di fare bene ogni giorno per poter avere il migliore anello possibile."

"E perché l'oro assolutamente non è indicato? Non è perfetto accostato ad un diamante?"

"E' vero... Ma sai, un anello è tuo solo se è fatto su misura per te, e l'oro è malleabile. Il guadagno di una giornata può finire in un lampo al dito di qualcuno più sveglio di te."

"Questa me la segno."

"Non ti aspettare altri segreti del mestiere. La conoscenza è denaro!" Disse l'uomo raggiante per poi tornare alla guida accanto alla moglie. Jaceo osservò le loro schiene per qualche istante, poi aprì la sua sacca, cercando qualcosa. Un rumore acuto e secco, simile a quello del bambù si sprigionava ad ogni movimento della mano nella borsa e, infine, Jaceo estrasse quelle che sembravano essere ossa, una dopo l'altra. L'ultima, la più mostruosa, era il cranio perfettamente bianco di un lupo. Per la cura con cui erano tenute avevano quasi l'aria di essere oggetti da collezione. Spolverò un pochino il cranio d'osso e lo fissò nelle profonde orbite vuote. Gli sorrise mostrando i lunghi canini.

"Siamo a bordo. Ci risparmieremo un po' di fatica." Disse a bassa voce. Annusò l'aria. I vasi emanavano un odore acre, ma almeno non era oppio.

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