Capitolo 1 - Club Pt.1

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“Oddio, finiremo nei casini” Mormorai  saltando giù dal piccolo portico.

“Ti potresti calmare? Stanno dormendo tutti, quindi non ci beccheranno” Cole sussurrò/urlò, prendendomi il polso. Sbuffai  e cercai di stare al suo passo veloce, inciampando ogni tanto lungo il nostro cammino.

“Ma dove stiamo andando almeno?” Sibilai tirando via il polso dalla sua presa, mentre aumentai l’andatura al suo fianco.

Saremmo potuti andare in guai seri se qualcuno avesse mai scoperto eravamo sgattaiolati via. Il nostro coprifuoco era alle 21.00 precise e ora era mezzanotte. A Ms. Davis sarebbe venuto un colpo se avesse saputo che eravamo fuori a quest’ora. Non avevamo nemmeno fatto rumore nel lasciare l’edificio, senza autorizzazione e/o supervisione.  Ma conoscendo il mio essere ingenua, lasciai Cole convincermi per andare da qualche parte con lui, senza dirmi la meta.

“Lo vedrai una volta arrivati” Sbuffai ed incrociai le braccia lasciando la fredda brezza della notte soffiare nei miei biondi capelli appoggiati alle spalle. C’era davvero buio, l’unica luce a guidarci era quella dei lampioni ai lati della strada.

Non ero mai stata in questa parte di città prima d’ora, beh diamine non ero mai stata in questa città per niente. Ero rimasta rinchiusa nell’orfanotrofio per la maggior parte della mia vita e non avevamo mai avuto l’opportunità di uscirne.

“Cole” Sospirai. “Non è proprio un’ottima idea. Penso sia meglio tornare indietro.” Iniziai a fare marcia indietro, ma la sua mano afferrò la mia spalla e mi riportò da lui.

“Dai Mia” Si lamentò. “Non siamo mai riusciti ad andare da nessuna parte,  non hai mai avuto voglia di uscire da quel posto una volta ogni tanto?” Mi domandò guardandomi dritto negli occhi. Esitai prima di annuire.

Un sorriso si fece spazio sulle sue labbra. “Ecco, quindi andiamo”. Si girò e inizió a rincamminarsi di nuovo prima di prendermi la mano intrecciando le nostre dita. Alzai lo sguardo verso di lui per vedere un piccolo ghigno sul suo viso. Rilasciai una risata.

Cole era uno dei miei migliori amici, Lo conoscevo da quando avevo 6 anni e lui ne avevo 8. Questo fu quando fu mandato in orfanotrofio. Andammo d’accordo quasi da subito, facemmo di tutto insieme. Beh tutto ciò che ci era permesso di fare. L’orfanotrofio dove vivevamo era in qualche maniera rigido, ma non così tanto come si potrebbe pensare. C’erano i coprifuochi, non si potevano indossare certi indumenti di quelli corti oppure attillati, anche se  erano gli unici a regnare nella moda femminile. Si poteva condividere la camera solo con una persona dello stesso sesso. Nessuna rapporto sessuale con nessuno mentre eri qui dentro, e un sacco di altre regole.

Camminammo entrambi mano nella mano sul marciapiede lungo la strada deserta. Si congelava lì fuori e io stavo tremando come un pinguino. Indossavo un paio di jeans stretti scuri con delle converse e un maglione nero. I miei capelli erano sciolti e lisci e portavo un po’ di mascara. Quando Cole mi disse di volermi portare fuori, volli almeno risultare presentabile.

Mi strinse di più la mano e ciò mi porto a portare l’attenzione su di lui. Guardó in basso verso di me e mi sorrise. Cole era un tipo carino,dovevo ammetterlo, ma non mi piaceva in quel senso, per me era come un fratello.

“Che c’è?” Risi, dondolando le nostre mani avanti e indietro. Scrollò semplicemente il capo guardando davanti a sé.

Sospirai, ma lasciai stare. Si stava comportando in modo strano ultimamente. Era tipo distaccato, in qualche modo, e ciò mi faceva domandare che c’era di sbagliato.

Tutto d’un tratto delle luci apparvero in lontananza. Musica assordante mai sentita prima, e c’era anche una grande folla che aspettava fuori.

“È lì che stiamo andando?”  Indicai verso l’immenso locale. C’era una grande insegna a neo “Infinite” scritto a grandi caratteri, leggibili probabilmente anche a diverse miglia di distanza.

Mi guardò ed annuì. Continuammo a camminare finché non arrivammo davanti ad un gruppo di persone.

Cole sospirò e si guardò intorno. Tirò un po’ la mia mano e mi portò in un viale.

“Cole, ti prego dimmi dove stiamo andando” Piagnucolai.

Sbuffò e smise di camminare. “Andiamo lì dentro”  Puntò verso il grande edificio. Guardai ciò che avevo osservato poco prima.

“In un club?” Chiesi stupidamente. Annuì. Avevo sentito parlare di locali dai ragazzi più grandi in orfanotrofio. Non sapevo come facessero a sapere dei club, ma me ne parlarono. Di solito si doveva avere 21 anni, ma la maggior parte delle persone ha un qualcosa chiamato “falsa ID”*. Mi dissero che basta atteggiarsi e vestirsi un po’ bene e poi riesci ad entrare, divertirti , bere e ballare. Mi sarebbe piaciuto entrare lì dentro. Non avrei bevuto, ma avrei ballato. Amavo ballare.

Corrucciai le sopracciglia e guardai in basso verso il mio maglione e miei skinny jeans. “Ma non sono vestita per entrare in un locale”

Fece spallucce. “E quindi? Vai bene. Ora andiamo.”

 

A/N

*ID è l’Identity Card ossia la carta di identità :)

 

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