Era notte e qualcuno stava correndo per una casa disabitata il cui tetto si apriva, distrutto, sul soggiorno.
Il ragazzo continuò a correre fino a quando non fu fuori dalla piccola villa dove stava scappando da un inseguitore immaginario. Attraversò i boschi e quando giunse a una grande fonte era già sorto il sole.
Il ragazzo, che non doveva avere più di diciassette anni, restò sbalordito dalla bellezza di quel posto, di come l'acqua si radunasse in un'unica conca che sembrava cisellata dalla natura stessa come se fosse un vaso di terracotta; dal modo in cui poi quell'acqua fuoriusciva e, seguendo strati di roccia bianca che si abbassavano poco a poco come gradini, sembrava creare un mare di cui non si vedeva la fine.
Il ragazzo aveva tanto sperato di trovare dell'acqua dopo aver corso così a lungo eppure, quando finalmente l'aveva trovata, l'acqua che gli si presentava davanti era torbida e metifera. Ma la sete prevalse e il giovane intinse le mani scure nella conca dove era radunata la maggior quantità d'acqua. Subito questa, da prima stagnante, iniziò a muoversi creando onde così alte che sembrarono travolgerlo e quella sporcizia che prima toglieva la trasparenza all'acqua scomparve. La fonte acquistò maggiore bellezza ma il ragazzo non poté ammirarla a lungo perché il suo inseguitore, un uomo di mezza età, con la pancia sporgente e un paio di baffi alla francese, comparve dalla foresta e cercò di acciuffare la sua preda. Fu una voce a fermarlo: era una voce di donna eppure allo stesso tempo sembrava qualcosa di assolutamente diverso, ultraterreno. I due si voltarono per scoprire chi avesse parlato e, nella conca d'acqua ora limpida, c'era una sirena. Parlava senza smettere di nuotare, agitando la sua lunga coda ambrata.
- Quest'acqua è finalmente pulita. Lui deve avere il rubino - disse, e l'uomo lasciò andare il ragazzo che, senza fiato, si avvicinò alla sirena. - Il rubino purifica il suo possessore dai demoni dell'animo e, una volta puro, questo può purificare le cose attorno a sé - spiegò, e guardò il giovane come se cercasse una conforma delle sue parole. Era vero che il padre, prima di scomparire, gli aveva regalato una piccola pietra rossa incastonata in una penna ma ormai non la possedeva più, era andata persa durante uno dei suoi viaggi.
- Non ce l'ho più - ammise - L'ho perso. -
La sirena, senza smettere di agitare la coda, gli disse che, se lui aveva ancora il potere di purificare le cose voleva dire che il rubino non era stato trovato da nessun altro e che al ragazzo sarebbe bastato riprenderlo per non perdere quel potere.Io mi ritrovai ad aiutare il ragazzo nel suo viaggio. Come prima tappa giungemmo in un posto che, appena sbarcati dalla nave, sembrava deserto. La spiaggia era formata da fine sabbia rossastra e il sole batteva sulle nostre teste come se fossimo stati nel deserto. In lontananza, dalle uniche case che si scorgevano all'orizzonte, ci attaccarono con delle munizioni d'acqua, sfere liquide che ci venivano contro a tutta velocità. Gli altri furono abili a schivarle e andarono avanti, io rimasi indietro: volevo scoprire il punto esatto da cui provenivano perché avevo il sospetto che chi le stava tirando fosse una sirena e forse ci avrebbe potuto aiutare.
Continuai a camminare, non vedevo neanche più i miei tre compagni ma sapevo che ci saremmo riuniti in seguito, e chiamai i miei genitori. Insieme giungemmo al piccolo plesso di case bianche e trovammo il posto da cui ci avevano attaccato: un albergo.
Entrammo e per non apparire troppo sospetti decidemmo di chiedere informazioni per una camera. Mio padre andò alla reception che era anche la cassa di una edicola (per questo c'era una lunga fila all'interno) mentre io e mia madre aspettammo fuori, in una grande piazza circolare coperta dove cerano altri negozi e una grande fontana in marmo.
Dopo minuti che stavamo aspettando raggiunsi mio padre e vidi che tra le persone in fila c'era anche una ragazza che indossava un giubbotto di pelle, aveva dei lunghi e sfibrati capelli castani che terminavano con qualche ciocca colorata di verde stinto, e sul volto allungato aveva un piccolo naso la cui punta andava verso l'alto. Spinse via un po' di persone e superò la fila anche se nel farlo un euro le cadde dalla tasca. Il commesso si rifiutò di servirla e la mandò infondo alla coda e la ragazza, sdegnata, mentre parlava rispondeva al cellulare, se ne andò spintonando ancora della gente per divertimento. La fermai prima che uscisse e le porsi la moneta che le era caduta, lei mise via il telefono e disse: - Grazie. Anche se non mi importa di questa moneta quindi posso anche non ringraziarti. -
Detto questo uscì e io capii che era lei la persona che stavo cercando. Mi precipitai fuori dal negozio e la inseguii per la piazza fino a dove lei si gettò nella fontana e le spuntò la coda.
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I Miei Sogni
Short StoryCosa sarebbe la vita senza sogni? I sogni sono il nostro rifugio per scappare dalla monotonia della quotidianità; sono colorati, divertenti, spaventosi e bizzarri. A volte sono sconclusionati e stupidi ma sono unici, ci differenziano e caratterizzan...