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La giornata di lavoro trascorse tutto sommato bene a parte la sfuriata insensata da parte del Dirigente,arrivare in ritardo di tre quarti d'ora il primo giorno poteva non promettere grandi cose,ma non lo avevo fatto apposta ed inoltre tenevo molto a fare quel tirocinio.

Trascorsi il mio tempo tra pieghe,lavaggi,tinte e colpi di sole,non credevo che fare la parrucchiera fosse così impegnativo e richiedesse tante energie.

Inoltre guardando Sonia che lavorava lì già da un annetto la mia autostima si sotterrava senza pensarci troppo.
Non ero invidiosa di lei,ma sicuramente riconoscevo che fosse nettamente superiore a quello che ero io.
E non parlavo di lavoro,credevo lo fosse un po' in tutto.

Eravamo amiche di infanzia,cresciute insieme,avevamo frequentato le scuole sempre nelle stesse classi,ero abituata al fatto che lei arrivasse prima in tutto,con i ragazzi,con la scuola,con le esperienze,io la seguivo non sentendomi mai completamente all'altezza.

Era la mia migliore amica,nonostante i miei costanti complessi di inferiorità che lei cercava di placare con lunghe chiacchierate,sapevo che era l'unica persona a cui potevo dire tutto,conosceva ogni cosa di me,ogni dubbio,ogni certezza,era la spalla su cui mi reggevo,ed io lo ero ugualmente per lei.

Aveva un corpo che traeva in trappola qualsiasi uomo esistente sulla terra,era alta,magrissima,con forme al posto giusto,portava i capelli liscissimi neri sulle spalle ed il suo viso fine era incorniciato da due bellissimi occhi verdi.

Finalmente era pomeriggio,mi sentivo davvero stanca ed il lavoro era quasi terminato,la mia testa iniziò a vagare per conto proprio,così i miei pensieri si depositarono su una persona in particolare.
Quel ragazzo che avevo incontrato quella mattina,non mi ricordavo più come si chiamasse,Marco,Luca,Matteo,in fondo un nome non faceva la differenza.
Provavo una rabbia enorme per come mi aveva trattata,i soliti sbruffoni che credevano di essere chissà chi,eppure perchè lo stavo pensando?

"Perchè sei pazza Lisa,la tua vita è così noiosa da farti concentrare su ragazzacci idioti" cara coscienza,quanta ragione hai.

- Lisa oggi sembri assente,tutto bene? - la voce di Sonia mi riportò alla realtà

- Oh si,mi ero solo distratta un attimo.. - risposi poco convinta

Iniziò a parlare,ma i suoi discorsi erano come lontani,ero più concentrata nel trovare un orologio per riuscire a capire quando finalmente sarei stata libera.
Le quattro e mezza.

"MERDA" imprecai.

Avevo perso l'appuntamento con quello sconosciuto.

Meglio così no? Io non volevo andarci giusto?

Lo avevo fatto apposta eh?

In fondo non mi importava,vero?

Sì,decisamente.

- Sonia io torno a casa,il mio turno è finito,non ti dispiace se per oggi non ti aspetto? Ho un po' di mal di testa -

- Tranquilla,ti chiamo più tardi,devo parlarti di una cosa importante - esclamò abbracciandomi forte.

- Di che si tratta? - risposi

Il suo viso cambiò espressione,una di quelle che non riuscivo a decifrare,era successo qualcosa che non riusciva a dirmi.

- Ehm..nulla..te ne parlo stasera,promesso. - annunciò

Uscii velocemente da lì,volevo arrivare a casa il più presto possibile e rilassarmi un po',quella giornata mi aveva resa acida e nervosa,era proprio vero che i guai arrivavano tutti insieme.

Misi le cuffiette ad alto volume e feci partire la riproduzione casuale.
Give me love di Ed Sheeran,ci voleva proprio,era uno dei miei artisti preferiti,e quella canzone mi faceva riflettere molto.

Assorta nei miei pensieri mi incamminai verso casa,distratta come al solito,con una malinconia addosso che da tempo non aveva intenzione di abbandonarmi.

Sentii un rumore lontano che non decifravo poichè avevo il volume al massimo ma optai per voltarmi ugualmente.

Rimasi impietrita,lui che parlava,il suo sguardo magnetico e penetrante,il suo sorriso delineato da denti perfettamente bianchi,restammo fermi a fissarci,per un tempo che mi sembrava infinito.

"Lisa è uno stronzo,non incantarti,voltati e vai a casa" ripetevo.

Potevo farcela.

Lui era uno dei tanti a cui non volevo dare corda.
Avevo i miei amici,la mia vita,il resto doveva starne fuori.

Barbottava qualcosa di incomprensibile,ripresi a camminare facendogli segno che non lo sentivo perchè stavo ascoltando la musica,decisamente più importante di quanto lui fosse.

Mi bloccò il polso,avvampai.

Le sue mani arrivarono al mio viso e delicatamente mi sfilò le cuffiette.

Cosa gli stavo facendo fare?

- E così è meglio ascoltare la musica piuttosto che la mia voce? - insinuò

- Senti Marco,Matteo,Mattia o come ti chiami, sì, preferisco mille volte ascoltare le canzoni che adoro piuttosto che un cretino che dice assurdità. - dissi in tono di sfida.

Scoppiò a ridere,una risata fastidiosa,potente,di quelle che non avevano fine.

Che cazzo aveva da ridere?

Non gli conveniva snervarmi dato che sapevo architettare bene gli omicidi.

Lo detestavo.

- Faccio così ridere? Vorrà dire che almeno sono simpatica a differenza tua. -

- Sei buffa,dici una cosa ma con il corpo ne esprimi un' altra,dovevi vedere che faccia sognante avevi quando ti ho tolto le cuffie, ci sono abituato al fatto che nessuna sappia resistermi. - affermò convinto

Davvero ero arrossita ed ero risultata stupida?

No. No. No.

- Sei convinto di qualcosa che non esiste,non mi conosci neanche, e non ho una faccia sognante,ti vuoi levare adesso? Vorrei andare a casa. - ero esasperata.

- Avevamo un appuntamento, ricordi? - sghignazzò

- Avevamo,hai detto bene,ma io non mi sono presentata,cosa non ti è chiaro di tutto ciò? Da fastidio essere rifiutati vero? - dovevo assolutamente vincere io.

- E se mi hai rifiutato perchè sei qui da più di un quarto d'ora a parlarmi? - sorrise

Il suo sorriso. Cavolo,doveva smetterla o mi sarei sciolta.
Stavo per fare una sciocchezza.

- Senti,dato che rompi tanto,okey,andiamo a prenderci qualcosa da bere e finiamola qui. - dissi in tono di resa

- E chi ti dice che io voglia venire con te adesso? Mi dispiace piccola ma ho di meglio da fare ora - sembrava essere divertito

Spostò il suo sguardo da un'altra parte,lo posò su una ragazza truccatissima più svestita che vestita con tre metri di tacchi ai piedi.

Fece un cenno di saluto,sussurrò un "arrivo" e quella si sciolse annuendo.

- Come vedi,la ragazza mi aspetta e non mi va di mancare ai miei piaceri quotidiani,ciao piccolina - mi comunicò scompigliandomi i capelli e andandosene.

Ero diventata nera dalla rabbia,lo guardavo incamminarsi verso quell'oca e desideravo che sparisse al più presto dalla mia vista.

- Ah,e comunque mi chiamo Mirko! - urlò ormai vicino a lei.

Non me ne fregava niente di come si chiamasse,volevo che se ne andasse da lì perchè io non riuscivo a muovermi.

Li vidi baciarsi avidamente,e stetti impalata a fissarli.

"Non mi interessa,può fare quello che vuole,non so neanche chi sia."

Salì in macchina con lei,mi rivolse uno sguardo intenso e poi sfrecciò via tra le strade di Roma lasciandomi come una cretina in mezzo alle persone,con un paio di stupide cuffiette in mano che profumavano di lui.

Mi sentivo umiliata,atterrita,ma in fondo per quale motivo ci ero rimasta male?

Aveva senso dare importanza a qualcuno di cui sapevo solo il nome e che sicuramente non avrei rivisto mai più ?

Dietro cementi di parole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora