Pov Lisa
La sveglia suonò,come al solito,si annunciava una nuova giornata.
Mi stiracchiai e poi,come un'automa, scesi a prepararmi.
Tentai di coprire le enormi occhiaie che avevo con del correttore,avevo dormito si e no tre ore,e la testa mi doleva tremendamente.Ripensai a Mirko,a quanto stupida fossi nel pensare di contare qualcosa per uno sconosciuto e per di più stronzo.
Sì,perchè lui era quello,un arrogante,menefreghista,presuntuoso.
Ed io un'illusa.
Ma in fondo non mi importava.
Non l'avrei rivisto,non avrei più sprecato tempo per lui,e non avrei combinato casini.
Eppure avvertivo una strana sensazione.
Era come se mi fosse entrato dentro,penetrato nelle ossa,scavato l'anima,mi sentivo diversa,mi credevo pazza perchè ogni istante avevo il suo viso stampato in mente.
Avevo cuciti addosso gli sguardi di quel ragazzo così misterioso,così unicamente unico.
Tutto per colpa di due occhi neri e di una voce potente.
Ma io tempo prima,mi ero fatta una promessa,avevo giurato a me stessa che non mi sarei fidata mai più di nessuno,avevo urlato silenzi,serrato il mio cuore.
E da allora diventai fredda,schiva,stronza,cattiva.
Ero diventata tutto ciò che odiavo.Ma,da poco più di trenta ore,di fronte al pensiero di Mirko ero giunta alla conclusione che non ero forte. Inutile nascondere la verità. Avevo paura. Paura di affrontare le cose. E no, non ero imbattibile. Io ero debole, mi faceva solo male ammetterlo.
Sospirando,finii di truccarmi,diedi una ravvivata ai miei capelli ricci,così troppo rossi e indossai un abitino color giallo canarino che arrivava a metà coscia.
Avevo addirittura dimenticato di sentire Sonia,doveva raccontarmi di qualcosa di importante ed io me ne ero fregata.
Non ero degna neanche di essere sua amica.
Arrivai in cucina e presi un panino al volo,non avevo intenzione di trascorrere un minuto di più in quella casa.
Mio fratello era in viaggio da sei mesi negli Stati Uniti,stava portando a termine una vacanza studio,aveva due anni in più di me,mi mancava.
Avevamo un bel rapporto,ci sostenevamo,ci aiutavamo,ed era molto geloso di chi aveva a che fare con me.
Sorrisi,poi uscii di casa lasciandomi tutto alle spalle.
Iniziai a camminare verso il salone da parrucchiera,sinceramente era uno di quei giorni pieni di parole vuote,di vuoti,e non avevo voglia di lavorare,di vedere Sonia,di stare a contatto con le persone.
Volevo solo isolarmi.
E piangere.
Valutati il fatto di essere bipolare.
Insomma,perchè mai ero così triste?
" Perchè pensi a qualcuno che pensa a qualcun'altra" no,coscienza del cavolo,no.
Ero triste perchè odiavo mostrare le mie fragilità, odiavo il mio carattere,odiavo essermi invaghita del primo che avevo incontrato,e perchè odiavo odiarmi.
Una strattonata improvvisa mi discostò dai pensieri autodistruttivi.
Scorsi immediatamente due occhi,non due occhi qualsiasi,quegli occhi.
Colmi di urli e silenzi.
E lui mi guardò,con quelle iridi nere che solo a vederle mi fecero battere il cuore e tremare le gambe.
Non riuscivo a reggermi in piedi.
Non c'era nulla da fare,quegli sguardi mi riempivano l'anima.
Lo fissai timidamente.
E ci incontrammo in un istante che sembrava poesia.
Non era vero che ci si abituava a certe cose,io non ci riuscivo.
Da un giorno all'altro ero totalmente rincoglionita e dipendente.
Abbassai lo sguardo,non riuscivo a guardarlo per troppo tempo negli occhi.
Non riuscivo a resistere a tanta emozione che mi dava solo a guardarmi.
Se lui mi avesse osservata in quell'instante avrebbe capito subito che per lui stavo morendo.
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Dietro cementi di parole.
Teen FictionSi avvicinò più di quanto già lo fosse > Aveva un espressione severa,mi fissava intensamente con quegli occhi maledettamente vuoti. Tremavo all'idea di perderlo. > riuscii a dire > E lo sapevo,dentro di me lo sapevo. > replicai. Le sue pupille si di...