Capitolo 6

674 44 4
                                    

-Davvero?-

-Dovevi vederlo. Haymitch, scortato da una fila di oche- dico, raccontando la scenetta che mi è parsa davanti qualche giorno prima dell’arrivo di Peeta.

Ridiamo e non riusciamo a fermarci. O meglio, lui non riesce a fermarsi. Io resto impassibile con gli occhi puntati sulla sua bocca.

Riconfermo la mia supposizione. Peeta è davvero bello; soprattutto quando ride.

E’ capace di tingere il cielo di rosa dove prima era grigio.

-Pensa, che si è perfino accertato di chiamarne due con i nostri nomi-

-E’ Haymitch- ribatte Peeta, imitando la mia voce.

-Già. E’ Haymitch.-

Tributo del Distretto 12.

Vincitore della Seconda Edizione della Memoria.

Mentore di venticinque edizioni degli Hunger Games.

Ubriacone a tempo pieno.

Membro della mia famiglia.

Nella stanza è calato il silenzio più totale. Silenzio che viene rotto dalla voce di Peeta.

-Mi somiglia?- mi domanda d’un tratto.

-Chi?- replico.

-Come chi? L’ca. Chissà se quella che ha il mio nome, mi somiglia-

Rido. –Non molto a dir la verità. Invece la “mia” è la cosa più somigliante che abbia mai visto. E’ tutta spelacchiata e rinsecchita. Non fa altro che correre e agitarsi per nulla- dico, quasi rabbrividendo.

-Non ci credo nemmeno un po’-

-Dovresti-

Peeta fa spallucce e torniamo a bere il thè che avevo versato in due tazzine bianche, poco prima.

L’ho invitato ad entrare per potergli parlare, per dirgli che ho bisogno di lui per vivere. Se non voglio rischiare di cadere in un abisso senza fondo, ho bisogno che lui mi stringa fra le sue braccia.

Non posso più rimandare.

-Peeta, io…-

All’improvviso il piccolo televisore del soggiorno si accende.

Ci alziamo entrambi di scatto e vediamo comparire la Paylor sullo schermo.

Dopo la morte di Snow e della Coin, è stata lei ad ottenere la carica di presidente.

-Deve essere un nuovo spot sul dopo guerra-

Peeta ha ragione.

La Paylor inizia a parlare. – Sono passati solo pochi mesi dalla fine della rivolta, ma ci siamo rialzati più forti di prima-

Avanza di qualche passo verso la telecamera.

Per un momento ricordo uno dei miei pass-pro.

Distretto 8. L’ospedale. I bombardamenti.

Se noi bruciamo, voi brucerete con noi.

Quella volta non fui io a parlare. Fu la Ghiandaia Imitatrice.

Ho accettato la guerra come mezzo per raggiungere la pace.

I crimini di Snow, sono stati seguiti da altri crimini altre morti. Mi hanno fabbricato una banale leggenda di eroe che, forse, mi perseguiterà fino alla fine dei miei giorni.

-Troppo è stato perso- La  voce della Paylor continua a riecheggiare dentro la stanza. –Troppe vite sono state spezzate. Uomini. Donne. Bambini. E il mondo è stato a guardare. Ora è giunto il tempo di mostrargli la nostra determinazione, il nostro coraggio, la nostra rinascita. Non dimenticheremo ciò che è stato. Abbiamo il dovere di raccontare tutto questo ai nostri figli; facciamo sì che lo sappiano, affinché nulla si possa ripetere-

Faccio in tempo a vedere il presidente portare una mano al cuore prima che lo schermo si scurisca nuovamente.

-Scusa- esclama Peeta.

Volgo lo sguardo verso la sua direzione e lo vedo con il telecomando in mano.

Annuisco. So cosa prova. E’ difficile rivivere quei momenti.

La vendetta e l’odio e il dolore hanno effetti durevoli.

Ci rimettiamo a sedere, senza dire una parola.

Non è la prima volta che trasmettono spot di questo genere, ma non ne abbiamo mai visto uno insieme.

Probabilmente la presenza di uno mette a disagio l’altro. Almeno così vale per me.

-Posso chiederti una cosa?-

Avevo dimenticato che Peeta era qui. La sua voce mi coglie di sorpresa.

-Certo- rispondo, sorseggiando lentamente dalla tazzina.

-Posso.. posso restare per stanotte?-

Hunger Games FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora