Choi San amava i piccoli dettagli che nessun altro notava, la vecchia e cara musica jazz, indossare i maglioni a collo alto preriscaldati sulla stufetta attaccata alla parete del bagno, spalancare le serrande per far entrare in stanza il sole di prima mattina, lo strusciare della mina di una matita su un foglio di carta ruvido, le minestre bollenti nei giorni più ghiacciati, gli affetti scambiati col suo compagno di stanza e migliore amico, e beh, i pisolini del pomeriggio.
A lui piaceva tanto fare passeggiate di mattina presto, quando ancora tutti stavano immersi nei più confortevoli materassi, e comprare la colazione per lui e Yeosang. Erano delle cavolate quelle che acquistava, una scusante per mettere piede fuori casa ogni tanto dato che il resto della sua vita lo passava a studiare per l'università, a completare e aggiungere continui dettagli al suo libro e a sfogliare le pagine che sapeva già a memoria dei suoi libri preferiti.
Aveva tante abitudini da rispettare nell'arco delle sue giornate, come bere tre tazze di caffè- una di mattina, l'altra di pomeriggio, e l'ultima di sera- con due cucchiai di miele per placare quel saporaccio amaro che tanto non gli andava giù. Infatti lui lo detestava il caffè, essendo più un tipo da cibi e bevande dolci, quindi era diventata più una routine che un gusto personale.
Una cosa a cui invece era realmente appassionato erano i romanzi rosa, che disponeva per bene nel mobile in camera sua, arredata in modo minimalista con qualche foto qua e là di lui e il suo migliore amico. I libri che possedeva apparivano infiniti, non stando solo nella piccola libreria, ma anche ammassati ai piedi del letto, sul comodino, sul davanzale della finestra e persino qualche vecchia copia sopra l'armadio. Trovare vite secondarie tra le pagine dei romanzi secondo lui era una delle fortune più rare e delicate che una persona poteva possedere. Insomma, vivere una sola vita nel mondo era piuttosto noioso, no? Immergersi in altre storie e immaginare pieghe innovative, sopratutto amorose, lo intrigava, lo faceva sognare ad occhi aperti. Anche troppo, in realtà, poiché già parecchie volte Yeosang aveva dovuto riportato con i piedi per terra, ché magari rischiava di inciampare tra i suoi stessi passi oppure versarsi il caffè sulla maglia.
San era da sempre stato un ragazzo piuttosto introverso con stretta al petto la teoria degli amici pochi ma buoni. Persino alle elementari preferiva starsene a scarabocchiare personaggi fantastici su fogli stropicciati piuttosto che dare calci ad un cartoccio arrotolato insieme agli altri compagni durante la pausa ricreativa. Era già in classe con Yeosang a quel tempo, ma a causa della sua già evoluta personalità impertinente che lo aveva spinto a strappargli dalle mani il foglio per osservare meravigliato cosa stesse disegnando, non erano riusciti ad andare d'accordo, perdendosi poi di vista.
Il biondo aveva poi imboccato la via artistica scegliendo l'università di belle arti verso il centro della città, incontrando sorprendentemente lo stesso ragazzino curioso che gli girava attorno con la solita animata speranza di poterci stringere amicizia. E dopo qualche tempo, i due stavano a dividersi il mutuo di un piccolo appartamento vicino l'edificio scolastico, tanto era già diventato stretto il loro rapporto, nonostante non poche diversità caratteriali.
Ma come poteva essere inevitabile per altri individui della loro ancora giovane età, Yeosang non aveva potuto celare a se stesso la comparsa di un diverso tipo di sentimento nei confronti del suo migliore amico. Tuttavia col tempo- e con il timore di poter rovinare tutto quel che era faticosamente riuscito a costruire o di perdere un tetto sotto cui vivere- aveva imparato a camuffare quel segreto con un amore apparentemente quasi fraterno.Uno degli esempi più plausibili era quando Yeosang, una delle mattine in cui il biondo aveva fatto ritorno in casa con la solita busta della colazione, lo aveva osservato per un po' con il viso appena sveglio appoggiato sul palmo della mano.
San, che stava preparando la moca da mettere a scaldare sul piccolo piano cottura ocra che possedevano, lo aveva sentito bene che c'era qualcosa di strano nell'aria, sopratutto grazie a quel silenzio estraneo che era calato nell'appartamento. - Devi dirmi qualcosa? Non sei mai stato così silenzioso - ridacchiò lanciandogli uno sguardo oltre le spalle, al che il moro sospirò con un broncio rigirandosi la sua tazzina rossa tra le mani. Com'è che avrebbe potuto dirlo senza rimetterci i suoi sentimenti?
- Pensavo a una cosa - si tolse le pantofole e incrociò le gambe sotto al tavolino, fissando poi gli occhi sulla sciarpa che ancora indossava l'amico. Spesso si chiedeva come avrebbe reagito alla scoperta di quel che realmente provava per lui. Tutto sarebbe cambiato, o nel migliore o nel peggiore dei modi, e lui non poteva prendere un rischio così grande.- Racconta - San spense i fornelli, raccolse la moca e la sua tazza piena di cuori viola, e raggiunse il compagno, sedendosi di fronte e versandogli del caffè. Il moro lo osservava mentre, come una mamma, gli preparava una colazione per bene, aggiungendo due zollette di zucchero e mettendogli sotto il naso il solito toast con la marmellata e quche biscotto. Avrebbe tanto voluto afferargli le guance e riempirlo di baci.
- Non voglio insistere, ma sai che non puoi restare solo per sempre - si massaggió la voglia rossiccia vicino la tempia, - Intendo, tu rifiuti qualsiasi ragazza ti si avvicini - giró il cucchiaino un paio di volte prima di posarlo sul tovagliolo e fare qualche sorso dalla bevanda calda. Il biondo, nel frattempo, stava cercando di sciogliere tutto quel miele all'interno del caffè, ma dopo quella sua osservazione si ritrovò a guardarlo in silenzio, spingendolo a continuare col suo discorsetto.
- Quindi pensavo.. - proseguì addentando uno dei biscotti, sbriciolando dappertutto, - Magari hai sempre dato per scontato che ti piacessero solo le ragazze - la più finta nonchalance che avesse mai recitato, davvero, - Perciò boh, potresti anche aprire gli occhi con i ragazzi - scrollò le spalle fingendo un grande sbadiglio, come se quelle parole non lo stessero facendo vergognare da matti.Qualcuno avrebbe potuto pensare che lo stesse facendo per disegnare una grande freccia a neon sopra la sua testa, consigliando indirettamente all'amico di provarci con lui. Ma non era così. Yeosang voleva solo dare una mano al suo migliora amico poiché detestava vederlo nella sua monotona routine solitaria, nonostante lui sembrasse starci comodissimo. Lo voleva vedere realmente stare bene, a costo di rimetterci lui stesso.
- Pensavo avessi già capito che mi piacciono solo ed esclusivamente i ragazzi - e una frase del genere, Yeosang, non se la sarebbe mai aspettata. Insomma un asino volante in quel caso sarebbe stato più prevedibile.
Un ragazzo qualunque non l'avrebbe mai rivelato in modo così schietto, forse, ma San sapeva che il suo amico era stato con dei ragazzi, perciò era andato piuttosto sul sicuro.
Pensandoci su, ora il moro aveva il cinquanta percento delle possibilità di conquistare un posto nel suo cuore, ma di nuovo, non gli avrebbe mai detto la verità.- Allora ti troveremo un ragazzo - sorrise Yeosang, finendo in un boccone tutto il toast e trangugiando tutto il restante caffè tanto per soffocare il torto che stava facendo a se stesso.
E la mattinata la passarono un po' tutta così, con il moro che sfoggiava i profili di vari suoi conoscenti. Ma non fu tanto come da programma poiché il primo era troppo basso, il secondo troppo ossessionato dagli sport, il terzo aveva i capelli troppo lunghi, e così via fino all'undicesimo.
Un fiasco.Il biondino non era un tipo che classificava le persone a colpo d'occhio, in base a degli inutili dettagli come quelli, assolutamente, ma la ragione dietro tutte quelle sue restrizioni era che al suo fianco necessitava unicamente il ragazzo dei suoi sogni. Letteralmente.
Difatti, il dettaglio più intrigante che Choi San poteva avere era che nascondeva un singolare segreto: di notte lui non sognava di volare o cadere da un dirupo, non faceva incubi, non vedeva immagini che potevano farlo svegliare con il cuore in gola e il sudore sulle tempie. O almeno non più, da ormai ben due anni. Lui, di notte, sognava Wooyoung.Ora, di chi si trattava non lo sapeva proprio. Conosceva tutto su di lui in realtà, dalle più insignificanti cose come la sua fissa per la saga di Harry Potter alle più personali come la sua smisurata fobia nei confronti della solitudine. Sapeva del suo passato, del suo stato confusionario riguardo il futuro che doveva scegliere, e del suo presente.
Ma di chi fosse realmente quel ragazzo dai capelli corvini, San non ne aveva la più pallida idea.
Non era una persona reale, quello era sicuro, ma l'unica cosa di cui era certo era quello che ormai provava per lui. Una calda sensazione che nemmeno il suo preferito romanzo era mai riuscito a narrargli.
STAI LEGGENDO
utopian wonderland - woosan
Fanfiction運命の赤い糸 Ad ogni calar del giorno, sulle stesse coperte spiegazzate, con gli stessi pensieri a ronzare nella mente assonnata dopo stancanti lezioni all'università o via vai dei clienti al negozio, San si incontra con Wooyoung in sogno. ______________ ...