Una Giornata Tranquilla

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Diagon Alley era magnifica: i vicoli stretti e magici pullulavano di vita e le botteghe -che erano state chiuse per un lungo periodo dopo la Guerra Magica- avevano ripreso le loro attività e, finalmente, l’intero quartiere sembrava brillare di una luce bella, fresca, che nasceva dai sorrisi di chi aveva e avrebbe trascorso la vita tra quelle pietre.

Hermione si guardava intorno con aria meravigliata, come se quella fosse stata la prima volta che visitava quel posto: si rese conto che alcune emozioni non sarebbero mai cambiate e questo le faceva piacere, visto che le ricordavano il suo essere bambina ed era felice di non aver perso tutto di sé in quella maledetta guerra.

-E’ tutto così bello!

-Sì.- rispose semplicemente Harry.

Ovviamente, non era tutto uguale, ma quei particolari, quelle piccole crepe ancora presenti sui muri non le davano modo di essere triste, anzi, al contrario, era orgogliosa che non tutto era stato distrutto: sia per quanto riguardava il quartiere, sia per quanto riguardava l’anima della gente che lo abitava.

Non era stato facile ricominciare da zero, ma ce l’avevano fatta. Tutti ce l’avevano fatta.

-Ho sete.- esordì Ginny, trascinando i suoi amici all’interno della bottega che da sempre li aveva visti consumare le solite burrobirre.

Si sedettero al tavolo ed Hermione provò uno strano senso di vuoto: Ron le mancava infinitamente nelle vesti di quello che erano stati prima che cominciasse la loro storia e stare seduta lì, allo stesso tavolo in cui era solito sedersi il Trio Miracoli, era alquanto strano senza il terzo componente.

C’era Ginny, certo, che era comunque un anello importante nei legami della sua vita e, forse, rappresentava quello più stabile nell’ambito delle amicizie, ma lei non era Ron, per questo, un leggero senso di colpa cominciò ad arrampicarsi alle caviglie.

Spostò lo sguardo altrove e attirò l’attenzione dell’oste, alzando una mano verso il soffitto e, quando questi si avvicinò al loro tavolo, ordinò tre burrobirre.

Tre le era sempre sembrato il numero perfetto, il numero della salvezza; ora, invece, tre le sembrava il numero dell’incompletezza, dell’indefinito e non le piaceva sentirsi divisa a metà tra i ricordi dei tempi passati e quelli dei tempi che stavano ancora vivendo.

Affondò letteralmente il viso nel boccale, bevendo quasi la metà del contenuto e, quando se ne staccò, si ritrovò di fronte gli occhi spalancati di Harry e Ginny. –Stai bene?- le chiesero all’unisono.

-Benissimo.

-Ti vedo… strana.

-Figurati.

In fondo, cosa c’era da essere tesi? O tristi? O, addirittura, arrabbiati?

Nulla, se non si contava la confusione che, tra l’altro, Malfoy si era divertito a permeare in lei ancora di più con quel bacio nella Stanza delle Necessità: era stato un bacio diverso da quelli che fino ad allora si erano scambiati, veloce, urgente, quasi come se da quel tocco di labbra potesse dipendere la vita di uno dei due.

-Hey Herm, ti ricordi di quando Ginny stava con quel tipo e Ron la guardava da qui?

-Sì.- cominciò a ridere, ricordando il viso dell’amico perduto che si era tinto dello stesso colore dei capelli quando Ginny si era avvicinata di più a quel ragazzo.

Probabilmente, erano i tempi in cui Harry cominciava ad essere attratto dalla rossa, ma non lo ammetteva per paura di una reazione di Ron e degli altri fratelli Weasley: ne erano davvero tanti, troppi. A volte, lei che aveva vissuto per un determinato periodo alla Tana, faticava a ricordare i nomi di tutti i componenti della famiglia ed anche a distinguerne i volti nei ricordi, visto che quasi tutti si somigliavano.

Since I kissed you. {In Revisione} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora