Bianco e nero

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《Non tanto tempo fa, una giovane ragazza come tante stava seduta al tavolo di un bar, un bar come tanti, niente di speciale, una normale scena che tutti potrebbero vedere nella propria città. Quella ragazza che da tempo aveva iniziato a vedere il mondo solo in bianco e nero si chiamava Chong Hye-jin, 16 anni, aveva la passione per la scrittura e l'amava e praticava in tutte le sue forme, il suo passatempo preferito era quello di scrivere in un diario tutto quello che le capitava.》

《E poi, e poi? Cos'è successo dopo, hyung? Ha continuato a stare lì tutta sola?》disse il bambino al più grande che stava raccontando la storia.

《Un attimo piccolo, ci sto arrivando...poi nel bar entrò un ragazzo e si sedette in un tavolo poco distante da quello della nostra protagonista, limitandosi a guardarla da lontano ma fu quando la ragazza si accorse di quello sguardo che le stava praticamente bruciando la pelle che-》 e fu interrotto una seconda volta.

《COME? STAVA BRUCIANDO ALL'IMPROVVISO? MA NON C'ERA NULLA IN QUEL MOMENTO CHE POTESSE PRENDERE FUOCO!》

《Kookie, credi che possa finire di raccontarti la storia se continui ad interrompermi?》disse quel simpatico hyung.

《Scusa hyung...quindi il bar non stava andando a fuoco, non c'erano le fiamme, vero?》 domandò con gli occhi che gli luccicavano.

《No, è un modo di dire, si dice quando una persona ti fissa troppo e con molta passione. Ora mi lasci continuare e prometti di non interrompermi più e non fare domande se non te lo chiedo?》e il bambino fece ripetutamente segno di sì con la sua testolina piena di capelli neri come pece.

《Dicevo..》continuò il maggiore 《Tutto cambiò, per un secondo il mondo fu diverso, come se fosse più bello e non in quel brutto bianco e nero che vedeva Hye-jin. Tutto era a colori ed anche per Seojun, il ragazzo che aveva combinato quel bellissimo casino, la vita aveva cominciato ad avere finalmente più senso, e..ti vedo pensieroso, puoi fare una domanda adesso, se vuoi. Voglio vedere quello che ti passa per la testa.》 si fermò vedendolo quasi confuso e gli scompigliò i capelli.

《Hyung, io non ci capisco nulla perchè sono ancora piccolino...ma è possibile che un solo sguardo faccia succedere tutto questo? Non ha senso, se è così, perchè adesso io non vedo tutto bianco e nero? Questi che vediamo non si chiamano colori?》più parlava e più sembrava confuso.

《Sì, questi sono i colori ma vedi, piccolo Kookie, quelli di cui si parla in questa storia sono colori diversi. Come se fossero più brillanti, più belli, capisci? E per vedere questi colori, hai solamente bisogno di una persona che ti faccia vedere il resto del mondo con occhi diversi. Più luminoso e quindi molto più colorato.》

《Più belli di questi?》e il più grande fece segno di sì. 《Quindi la mia stanzetta non sarà più grigia ma diventerà più luminosa se incontrerò questa persona?》Hoseok sorrise con malinconia appena sentì quella frase. Quel bambino così dolce era costretto a vivere dentro uno quallido stanzino grigio quando, nei suoi occhi che brillavano di luce propria, si potevano vedere tutti i colori dell'arcobaleno.

《Sì e adesso devo andare, questo è tuo.》gli diede un piccolo quaderno 《È il diario della nostra "protagonista", fanne buon uso e magari un giorno tornerò a trovarti.》e con un occhiolino finale, lo hyung misterioso, svanì nel nulla. Jungkook non sapeva il suo nome ma misteriosamente lui sembrava conoscere quello del più piccolo, il più grande si era semplicemente fermato a parlare con lui mentre stava giocando nella sabbiera del cortile dell'orfanotrofio e nessuno si stupì della sua presenza. Come se solo Jungkook potesse vederlo.

Jungkook's pov
Solo pochi anni dopo, una volta imparato a leggere, avevo capito che la protagonista era mia madre e che quel diario era proprio il suo. Tuttavia non ricordo chi mi raccontò la storia prima di leggerla, non ricordo nulla di quello strano hyung se non il suo sorriso e non so come facesse a possedere quell'oggetto tanto personale e conoscere il mio nome ma non mi faccio troppe domande al riguardo, poteva essere un semplice impiegato con il compito di controllare i bambini, anche se dopo di quel giorno non mi ricordo di averlo rivisto.
Beh, ho comunque letto il diario di mia madre più e più volte ma quella 'storia' rimane sempre la mia preferita fra tutte, mia madre descrive il primo incontro con mio padre come qualcosa di meraviglioso, quasi come se si fossero innamorati ancora prima di conoscersi.
Ho fatto alcune ricerche al riguardo e ho scoperto che quando succede questa cosa è perchè la persona che stiamo guardando negli occhi è la nostra anima gemella ed io, sfortunatamente, non ho ancora incontrato la mia poichè non ho mai provato nulla del genere. Devo dire che con gli anni ho smesso un po' di crederci, forse mia madre ha voluto scrivere queste stupide favolette di vita quotidiana per tenermi al sicuro dalla dura realtà, ma dentro di me c'è ancora quel bimbo dell'orfanotrofio che ci crede con tutto il suo cuoricino speranzoso, l'unico che nessuno ha mai portato con sè perchè stava sempre in disparte e sapevano già che "non gli avrebbe dato abbastanza gioia". Volevano forse un cagnolino che scodinzolasse solo alla vista di due sconosciuti che desideravano improvvisarsi come la sua famiglia senza nemmeno conoscerlo? Non capirò mai questa cosa, ho ormai vent'anni e non capisco perchè usassero quel metodo per dare in affidamento i bambini: si sceglie, si parla con lui o lei cinque minuti, si firmano carte di cui ancora non comprendevo l'utilità e si portava il bimbo o la bimba a casa, tutti felici e contenti. Io no, non parlavo con le persone che volevano portarmi con loro per più di due minuti, la mia famiglia non l'avevo più ma non l'avrei sostituita così facilmente.
I miei genitori sono morti in un incidente stradale quando io avevo solo tre anni, mi pare stessimo andando in vacanza a vedere il mare, quando una macchina che andava in controsenso si scaraventò sulla nostra ad una velocità troppo alta per permettere che qualcuno sopravvivesse, ma io sono rimasto in vita per miracolo, e adesso eccomi qui...
Ho passato la maggior parte della mia vita senza una famiglia, ho pochissimi amici e tra un po' credo che mi abbandoneranno tutti per il mio caratteraccio e il mio non controllare bene la rabbia. Forse il crescere da solo e in un ambiente in cui i bambini venivano dati via come se fossero dei comuni animali di compagnia mi ha segnato così tanto da quasi disprezzare il contatto con la gente, sono poche le persone a cui permetto di avvicinarsi a me e le scelgo bene, proprio come vedevo scegliere i bimbi che "i clienti" dell'orfanotrofio portavano con sé, solo che qui non c'è nessun contratto.
Mi ubriaco anche molto spesso, perchè è l'unica cosa che ho di sensato da fare nella mia insulsa vita e in più, coltivo uno stupido sogno da quando sono bambino per cui non ho ancora perso tutte le speranze. Sto solo iniziando a capire veramente il "mondo in bianco e nero" di cui scriveva mia madre e forse mi ci sto anche tristemente abituando.

[Paradise,seventeen years earlier.. ]
《Kookie, scusa se io e tuo padre non potremmo aiutarti a realizzare i tuoi desideri..》disse dando il suo diario all' angelo《Prenditi cura di lui, fai bene il tuo lavoro.》

《Tranquilla Hye-jin, non per niente sono il miglior angelo custode che ci sia, svolgerò il mio lavoro meravigliosamente e realizzerò tutti i desideri che mi chiederà il piccolo Kookie!》disse entusiasta.

《Prometticelo, Hoseok. Altrimenti dovrò tarparti le ali.》lo minacciò il padre del bambino.

《Te lo prometto, Seojun.》continuò serio.

E da ormai diciassette anni, l'angelo custode se ne stava a svolazzare qua e là con la speranza che, prima o poi, il "piccolo Kookie" gli chiedesse qualcosa.






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