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14 febbraio 2020
GEORGINA

Sono sotto casa sua da un quarto d'ora e solo cinque minuti fa ho avuto il coraggio di mandargli un messaggio, per di più ho approfittato del fatto che avesse pubblicato una storia in cui si lamentava che stessero festeggiando tutti San Valentino. Se non mi avesse lasciata lo staremmo festeggiando pure noi.
Ancora non mi ha risposto al messaggio, anzi in realtà non l'ha nemmeno visualizzato; forse dovrei andarmene e basta, forse ho fatto una pazzia a venire fin qui senza avvertire.
Mi si blocca il respiro quando sento il rumore del cancello che si apre, alzo lo sguardo e lo vedo: un perfetto stronzo che mi ha lasciata senza che io dicessi qualcosa, ma è anche un perfetto stronzo figo, a cui non riesco a resistere. Indossa ancora la tuta nera del PSG e un cappellino altrettanto nero; dopotutto è raro che lui si vesta colorato, è sicuramente il mio opposto, poiché io preferisco vestirmi di qualsiasi colore fuorché nero.
Si avvicina, non distoglie lo sguardo dal mio nemmeno per un momento. È così sicuro di se che quasi vorrei voltargli le spalle ed andare via, appena cosciente di aver agito troppo d'impulso.

«Come mai sei qui?» Mi domanda, probabilmente rendendosi conto che non riesco a spiccicare parola.
Sospiro, cerco di prendere più aria possibile; sembra che non sappia più respirare. «Dobbiamo parlare.»
«Avremmo potuto farlo anche al telefono, non c'era bisogno di prendere un aereo a quest'ora della sera.» Non ci vuole molto a capire che non mi vuole qui; sembra che mi abbia già dimenticata e forse l'avrei dovuto capire dalle foto che pubblica sempre ridendo, era sereno e rilassato fino a quando non sono venuta io a rovinare tutto.
Alzo gli occhi al cielo e mi sciolgo un secondo, lasciando che le mie braccia non siano più incrociate sul petto. «Non sono come te. Io ho bisogno di guardarti negli occhi mentre mi dici di chiudere tutto, di finirla qui.»
Annuisce, semplicemente annuisce. Mi supera, costringendomi a girarmi per non dargli le spalle, e lo vedo appoggiarsi con la schiena ad un'auto parcheggiata. Mi fa segno con la mano incitandomi a parlare. Lo odio, è così scocciato di vedermi qui e non si trattiene nemmeno per non mostrarlo. Vorrei prenderlo a calci.
«Fai presto, tra mezz'ora ho appuntamento su Fortnite.»
Spalanco la bocca, sorprendendomi io stesso per ciò che si è fatto uscire. Lo conosco da una vita, ma non l'ho mai visto così indifferente e freddo nei miei confronti.
«Sei uno stronzo! Dio, non puoi nemmeno immaginare quanto io ti stia odiando in questo momento.» Urlo. Letteralmente urlo. Lui mi guarda con un sorrisetto sulle labbra, che mi spinge a continuare ad insultarlo. Sto facendo tutto quello che mi ero ripromessa di non fare; immaginavo un incontro pacifico, in cui lui mi diceva le motivazioni che l'avevano spinto a lasciarmi ed io che lo convincevo a lasciar perdere tutto e stare insieme.
«Io dovrei comportarmi in questo modo, non tu. Non hai nessun diritto di trattarmi con questa sufficienza.» Sbotto, nervosa. È incredibile il fatto che voglia controllare l'orario con la paura che possa andarsene all'improvviso per via di quell'appuntamento. «Mi sono messa su un aereo per te a quest'ora, senza nemmeno preparare una borsa o una valigia; ho agito d'impulso perché non potevo accettare il fatto che in questa giornata non stessimo insieme per una tua stronzata. Ti ho perdonato un tradimento Neymar, volevo realmente iniziare qualcosa di nuovo con te e non mi riesco a capacitare del fatto che mi abbia lasciata con quella frase di circostanza.» Parlo senza rendermi conto, ho iniziato e credo di non aver nemmeno preso un respiro. È come se avessi tolto un tappo e tutto stia uscendo senza rendermi conto. «Sembrava stesse andando tutto bene. Ho passato un weekend bellissimo con te e la tua famiglia, mi ha fatto piacere conoscere i tuoi amici e rincontrare Davi. Perché hai dovuto rovinare tutto?» Sbuffo, perché seriamente non riesco a capire cosa l'abbia spinto a lasciarmi. Sembro patetica, probabilmente lo sono, dopotutto sto pregando un ragazzo a rimettersi con me; cavolo cono proprio patetica!
Sospiro, abbassa per un secondo lo sguardo e poi mi guarda nuovamente. «Ho 28 anni Georgina e tu ne hai 20, mi sono reso conto di quanto i nostri obbiettivi di vita siano differenti solo dopo averti proposto di convivere. Sei così giovane e hai bisogno di vivere la tua giovane età, devi andare alle feste, ubriacarti e fare pazzie con il ragazzo che ami-»
Lo interrompo, non riuscendo più a sentirlo dire tutte queste sciocchezze. «Non puoi decidere tu di cosa io abbia bisogno! Se mi avessi lasciato parlare ti avrei detto che si, voglio venire a convivere con te, che quei giorni passati insieme mi hanno fatta riflettere. Voglio svegliarmi tutti i giorni con te e prepararti la colazione, magari non sempre perché qualche volta dovrò tornare per lavoro a Milano, ma voglio farlo. Sei tu il ragazzo che amo con cui voglio fare pazzie e non ho bisogno di ubriacarmi o andare in discoteca per godermi la mia età!» Sbotto. Lo amo, lo amo dal giorno in cui mandai una foto in costume alla sorella e mi rispose lui dicendo che mi invitava alla sua villa per fargli vedere da vicino il costume, perché in foto non era chissà che.
Spalanca gli occhi, probabilmente scioccato per il fatto che gli abbia detto che lo amo.
«Tu sei pazza Gigi.» Sospira e si posa le mani sul viso. Approfitto di questo momento per avvicinarmi, poggio i palmi delle mani sul suo petto; subito ho il suo sguardo addosso.
«Sono pazza di te e tu non lo vuoi vedere.»
Fronte e fronte, respiri che si incontrano.
«Davvero verresti a vivere con me? Ci sono anche i ragazzi e non vorrei ti sentissi in imbarazzo, poi ogni quindici giorni viene Davi e-»
Lo interrompo posando le mie labbra sulle sue in un bacio veloce, azzardando.
«I ragazzi è come se già li conoscessi da una vita e poi in questi giorni li ho sentiti tutti» Sorrido. «Davi è un bambino fantastico, lo conosco da sempre praticamente.»
Non ho nemmeno il momento di ragionare o di pensare a qualcosa che mi ritrovo le sue labbra sulle mie. Ed è qui che penso a quanto sia stata scema ad aspettare fino a questo momento. Non ho mai vissuto un San Valentino più intenso di questo, probabilmente non lo dimenticherò mai.
«Ti amo Gigi, non immagini quanto!»
«E tu annulla l'appuntamento su Fortnite perché stasera ce l'hai con me!» Scoppia a ridere, lasciando andare la testa all'indietro, ed io non posso far altro che sorridere guardandolo. È tutto ciò di cui ho bisogno questo ragazzo.





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È un capitolo molto diverso rispetto ai precedenti, ma volevo che lo fosse per dare un importanza maggiore ad un momento del genere: si sono detti ti amo e andranno a convivere. Vi piacciono dei capitoli scritti così? Magari per, appunto, i momenti più importanti; per farvi conoscere a 360gradi i personaggi.

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