2. Un atto di coraggio

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I miei occhi sono così pieni di lacrime che non distinguono più le varie forme che sono presenti intorno. Sento solo delle mani che stringono i miei due bicipiti esili e fragili "Giorgia? Ma che caspita ci fai qui? Se ti trovassero ti ucciderebbero!" Non lo ascolto, i miei ricordi stanno risalendo a galla e non riesco a cacciarli via dai miei pensieri. Mi aiuta ad alzarmi e mi porta in una stanza, mi mette su un letto e mi copre e poi esce. Sento delle altre voci ma poco importa, ho bisogno di dormire e non pensare più a nulla. Mi abbandono alla stanchezza e mi addormento con le lacrime agli occhi.

Mi sveglio alle prime luci del mattino, non ho idea che ora è ma dalla tonalità del sole credo che siano le sei. Mi siedo sul letto e noto che qualche metro distante dal mio letto ce n'è un altro, o almeno, è un materasso semplice senza neanche un lenzuolo. Un ragazzo ci sta dormendo sopra, tutto raggomitolato su se stesso. Molto probabilmente il letto nel quale ho dormito è il suo. Prendo la coperta che avevo usato per dormire e lo copro. Noto che piano piano i suoi muscoli si rilassano, chissà se stava dormendo oppure si sta addormentando ora. Ne approfitto per vestirmi e andare a fare un po' di compere, magari per sdebitarmi per loro ospitalità potrei comprare loro la colazione.

Vado dal fruttivendolo e compro qualche casco di banane e dei grappoli d'uva con le ultime monete che mi erano rimaste, anche se penso ne valga la pena dato il bell'aspetto. Metto la spesa in un cesto che avevo preso prima di uscire di casa e ritorno indietro.Arrivo davanti alla porta e la apro, mi ritrovo davanti Gaius con le braccia conserte "Cosa ti ho detto ieri sera? Se ti vedesse il re ti ucciderebbe Giorgia! Sei troppo giovane per fare la fine dei tuoi genitori" Rimango pietrificata, non so che rispondere. So soltanto che ha ragione "Hai ragione. Scusami Gaius... È solo che mi sono sentita in debito dato che mi hai ospitata senza che tu neanche lo sapessi. E poi il ragazzo mi ha lasciata dormire nel suo letto mentre lui ha dormito su un materassino tutto sgangherato. Così ho deciso di comprarvi la colazione" Mostro il cesto con la frutta dentro "Erano gli ultimi soldi che mi erano rimasti, ma penso ne valga la pena" Aggiungo facendo un mezzo sorriso "Sei stata molto gentile, grazie. Allora vai a svegliare Merlino. Sai, l'uva è la sua frutta preferita" Prende il cesto e inizia a fare le porzioni.

Busso delicatamente alla porta e la apro senza fare il minimo rumore. Noto che il ragazzo, Merlino, stava ancora dormendo. Dovrei lasciarlo in pace dato che non ha dormito tutta la notte a causa del freddo, ma me l'ha detto Gaius...quindi devo svegliarlo per forza "Ehi Merlino, svegliati" Lo scuoto leggermente in modo tale che si svegli. Dopo qualche secondo lo sento mugugnare "Voglio ringraziarti per avermi fatto dormire nel tuo letto stanotte, e volevo dirti che già da stasera puoi ritornarci a dormire. Non voglio creare disturbo" Dico sedendomi accanto a lui. Piano piano si siede e mi guarda. Cavolo, i suoi occhi sono veramente belli... "Stai tranquilla Giorgia. Non crei nessun disturbo. E comunque grazie per avermi coperto, avevo veramente freddo" Che tenero questo ragazzo "Comunque, per sdebitarmi ho deciso di comperare un po' di frutta da mangiare per colazione" Fece un sorriso a trentadue denti "Che cuore grande che hai. Sei davvero una ragazza molto dolce" Arrossisco a quelle parole e feci un sorriso "Dai alzati"

Dopo aver mangiato la frutta mi sciacquo la faccia con un po' d'acqua fresca e mi lego i capelli in uno chignon un po' disordinato "Giorgia mi faresti un favore?" mi domanda Gaius. Gli feci un cenno per dirgli di andare avanti "Potresti gentilmente andare nel bosco per prendermi qualche bacca di ginepro? Devo procurare al un mio cliente un rimedio per un dolore alla cervicale" Annuisco. Prendo la mia mantella, un sacchetto per raccogliere le bacche e nel dubbio un pugnale che mi ha regalato mio padre "Gaius lascia andare me" Dice Merlino mettendosi davanti alla porta per non farmi uscire "é troppo pericoloso lasciare andare nel bosco una ragazza così giovane" Ma perché devo rimanere sempre segregata in casa per ogni minima cosa? Anche quando abitavo in quel villaggio i miei tutori non volevano farmi uscire per paura che mi succedesse qualcosa, anche per le cose più banali. "Devo solamente raccogliere delle bacche. E poi li conosco i boschi, e so badare a me stessa." Dico seccata. Lo faccio spostare dalla porta per poi aprila ed uscire, ma prima voleva volevo dire un'ultima cosa "Smettetela di trattarmi come una bambina." Concludo, sbatto la porta e mi dirigo verso il bosco.

Ho sempre adorato il questo angolo verde di Camelot, nonostante sia la zona meno sicura di tutto il regno. Di solito si aggirano banditi provenienti da altri villaggi, ma sono molto ferrata, anche perché qui da qualche parte c'è il mio rifugio dove da piccola mi allenavo a combattere in caso di pericolo imminente. Girovago un po' qua e la per poi finalmente trovare le bacche, splendono di un meraviglioso blu elettrico e hanno un profumo incredibilmente inebriante. Ne stacco una dozzina dalla sua pianta e le metto nel sacchetto. Stavo per andarmene quando sento uno scroscio di foglie che si stava avvicinando, così mi nascondo dietro a un cespuglio, impugno il coltello e tengo gli occhi ben aperti. Sbircio e vedo Artù che si allena con la spada, falso allarme. Dio starei ore a fissarlo i suoi movimenti sono così fluidi e perfetti allo stesso tempo. Lui è sempre stato un bravo combattente, mi spiace che in questi 12 anni non lo abbia visto crescere insieme a me.

Il momento di pace si interrompe quando una decina di banditi lo circondano "Bene ben bene. Cosa ci fa un ragazzino come te nel bosco? Ti stai allenando con la spada? Scommetto che non sai nemmeno tenerla in mano" Tutti gli altri presenti si mettono a ridere. Poveri loro "Vuoi vedere vecchio?" Finisce la frase che lo stende con una gomitata nello stomaco e gli punta la spada alla gola, ma nel frattempo i suoi seguaci lo circondano puntando le loro spade verso di lui. Non può fare nessuna mossa. Ma può essere diventato così impulsivamente stupido? So soltanto che devo fare qualcosa, non posso stare qui con le mani in mano. Mi avvicino furtivamente, cerco di prendere la pietra più grande possibile per poi lanciarla in testa a uno degli scagnozzi e subito dopo cade per terra privo di sensi "Chi va la?" Domanda urlando e girandosi intorno uno di loro "Mostrati e combatti se hai il coraggio!" Nel mentre che diceva quelle parole il loro capo prende Artù per i capelli e mette la lama della sua spada vicino alla sua gola. Non ho tempo di pensare, devo agire. Prendo il pugnale e con tutta la forza che ho lo lancio in direzione del capo dei banditi che si conficca dritto nella sua schiena. Artù così riesce a liberarsi. Il resto della banda scappa come un gruppetto di femminucce impaurite. "Chiunque tu sia grazie per avermi salvato la vita. Potresti gentilmente chiederti di mostrarti? Ho intenzione di ricompensarti" Che faccio? Esco o no esco? E se non mi crede? Ah al diavolo! Esco dal mio nascondiglio, stavo per parlare quando il capo della banda, ancora con qualche briciolo di vita, prende la sua spada "ARTÙ" grido il più forte possibile, ma non fa in tempo a girarsi che con la spada crea un profondo solco sul suo petto, poi cadde sulle ginocchia e spirò. Artù si girò verso di me e si accascia per terra sanguinante...

Un Principe E Una ServaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora