4. Ricordi

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Mamma mi aveva lasciata uscire di casa per andare a fare una passeggiata. Camelot 12 anni fa era un villaggio sereno e tranquillo. La magia non era ancora considerata una potenziale arma di distruzione per il regno. Vedevo i bambini giocare a fare le forme più strambe con la sabbia e sotto sotto li invidiavo, perché la magia è un dono molto importante e va trattato con cautela. Quel giorno un ragazzino mi aveva presa di mira per questo motivo. Nonostante fossi nata da due genitori che possedevano un'arte simile, io ero nata senza alcun potere. Mi chiamavano sgorbio, esperimento uscito male, insomma...non erano commenti molto carini. Iniziarono a tirarmi sassi, fino a quando, al posto di tirarmi un sasso, mi tirarono una scheggia di vetro. Fece un solco nel mio collo ed iniziai a sanguinare. Scappai. Non stavo guardando neanche dove stavo andando, stavo correndo senza una meta. Avevo bisogno di sfogarmi, ma a un certo punto quando chiusi gli occhi e li riaprii mi trovai sdraiata su un prato pieno di fiori. Non avevo mai visto dei fiori talmente belli. Realizzai di essere svenuta. Mi toccai il collo per vedere se stavo ancora sanguinando, ma quando posai la mano sulla ferita notai che si era già formata la cicatrice. Ad un certo punto vidi un ragazzino che si stava avvicinando a me "Tutto bene?" Mi chiese tendendomi le mani "Si" Gli risposi afferrandolo per poi rialzarmi. Mi ricordo che ci guardammo almeno una decina di secondi, poi lui scrollò la testa e mi fece il bacia mano "Io sono il principe Artù, ma puoi chiamarmi solo Artù." Disse. Le sue guance erano diventate di un colore roseo "Io sono Giorgia" Feci un piccolo inchino. Senza pensarci due volte staccò un fiore, uno di quelli sui quali ero distesa prima che lui arrivasse, me lo diede, e lo ringraziai. Poco dopo arrivò suo padre e lo portò via, ma mentre se ne stava andando mi ricordo che si girò almeno un paio di volte per salutarmi. Io rimasi a guardarlo fino a quando non riuscii più a vederlo. Quell'incontro mi fece dimenticare l'aggressione e tornai a casa saltellando...

"È questo il fiore" dico mostrandolo a Merlino "Si chiama Cosmos Astrosanguineu, ha un potere curativo. Per questo quando sono svenuta la ferita si è rimarginata in fretta, ha assorbito il sangue. Ma può essere usato solo una volta e poi il suo potere svanisce." Dico rigirandomelo tra le mani "È un fiore molto raro, e anche molto pericoloso" Afferma Merlino "Se questo cadesse in mani sbagliate potrebbero accadere cose terribili" Aggiunge "Lo so, per questo lo tengo in questa valigetta. Deve rimanere ben nascosto. E ho bisogno che tu non lo dica a nessuno. È un segreto tra me e te" Annuisce e mi tende il mignolo, feci una risatina e gli stringo il mignolo "Sei un amico" Gli dico sorridendo.

Il giorno dopo dovetti andare nelle stanze di Artù per andare a disinfettare la ferita. Busso alla porta ma non ricevo risposta. "Posso entrare?" Dico sporgendo la testa dentro la stanza "Avanti prego" Dice con una voce appisolata. Entro nelle sue stanze e vedo che lui è ancora sotto le coperte "Scusate Sire, non pensavo stesse ancora dormendo. Non avrei mai voluto disturbare. Sono venuta solo per portarvi la medicina per la vostra ferita" Mi avvicino al tavolo nel mezzo della stanza e gli poggio la boccetta con il liquido. Stavo per andarmene quando Artù mi ferma "Potresti mettermela tu?" Sento le mie guance andare a fuoco. Che faccio? Non posso dire di no al principe "Oh. Si. Certamente. Avete delle garze?" Annuisce e mi indica la sua cassettiera vicino al suo letto. "Dovreste sedervi e togliervi la maglietta sire" Dico imbarazzata. Nel frattempo ho preso la garza che aveva nei cassetti, ne taglio un pezzo e lo intingo con il liquido. Dopo che si è tolto la maglietta inizio a tamponare la ferita. Nel mentre che lo curo noto che mi scruta attentamente e il suo sguardo mi mette decisamente in imbarazzo "Stai arrossendo Giorgia?" Dice con tono divertito ma allo stesso tempo sorpreso "Scusi Sire, sono una persona molto timida" Faccio un piccolo sorriso.

"Perfavore chiamami Artù. Va bene?" Dice tirandomi su in mento con l'indice. Mi guarda negli occhi e poi vedo che il suo sguardo si posiziona sul mio collo "Chi ti ha procurato questa cicatrice?" Mi domanda, mi tocco la ferita e mi mordo il labbro "Da piccola un ragazzino mi ha lanciato una scheggia di vetro e si è creato un taglio molto profondo. Per fortuna i miei genitori, grazie alle loro competenze mediche, sono riusciti a guarirmi ma mi è rimasta la cicatrice. Ora scusami ma Gaius ha dei lavori da fare per me"  Mi invento una scusa per sviare il discorso "Giorgia" i miei pienti si piantano per terra "Chi ti ha fatto questo meriterebbe una bella lezione" Faccio un respiro profondo ed esco dalle sue stanze senza salutarlo.

Dopo essere tornata da Gaius, sono rimasta chiusa con Merlino nella sua stanza a guardarlo fare magie. Devo dire che lui è strano, ma in senso buono ovviamente. Riesce a fare qualsiasi cosa senza dire formule magiche. La sua magia deve essere davvero immensa. È speciale, magari ci sarà un motivo se è così potente "Merlino, posso farti una domanda?" Chiedo timidamente "Qualsiasi cosa" risponde sorridendomi "È possibile che anche io possegga qualche potere magico? Perché entrambi i miei genitori possedevano la magia" Merlino mi guarda e mi prende una mano "La magia purtroppo non si può apprendere. Si nasce così. Quindi, se tu la possiedi, nel momento del bisogno si rivelerà te" Mi accarezza la mano. Sento che lui è una persona di cui mi posso fidare. Sento che tra me e lui sta nascendo un'amicizia forte. E mi fa piacere, anche perché è da anni che mi tengo tutto dentro e non mi confido con qualcuno.

Qualcuno che bussa alla porta interrompe le nostre chiacchiere. Merlino prende il suo libro di incantesimi e li nasconde sotto il letto "Avanti" La porta di spalanca ed entra uno dei cavalieri di Camelot. Immediatamente io e Merlino ci alziamo e ci inchiniamo "Il principe Artù e il Re desiderano parlare con Giorgia nella sala del consiglio adesso" Cavolo, me n'ero dimenticata. Ora il mio cuore sta iniziando a battere all'impazzata. E se il re mi riconoscesse? Sarebbe la fine "Che aspetti? Vai!" Il brunetto mi incita ad andare e non far aspettare troppo padre e figlio. Faccio un respiro profondo e seguo il cavaliere che mi conduce al punto di incontro. Due porte enormi si aprono e vedo Uther seduto sul suo trono e Artù si trova di fianco a lui in piedi. Entro nella stanza "Buona sera Sire, buona sera principe Artù" mi inchino e poi unisco le mie mani dietro di me "Buona sera" inizia il discorso Uther "Ho saputo che ieri hai salvato mio figlio da un attacco di banditi. Ti sono molto grato per questo tuo gesto. Lui è il mio unico figlio ed anche l'unico erede al trono. Se non ci fossi stata tu probabilmente Camelot sarebbe andata in rovina" Sto cercando di fare una faccia meno schifata possibile "Mi incuriosisce solo che una ragazzina come te sappia usare la spada. Dove hai imparato?" Si alza e inizia ad avvicinarsi "Da sola, dato che i miei genitori sono morti quando io ero piccola ho dovuto arrangiarmi da sola" Mi sta girando intorno, come se fossi venuta da chissà dove "Capisco. Artù mi ha anche parlato che non hai un lavoro vero e proprio. Quindi come ricompensa ho deciso che lavorerai come la serva di mio figlio" Dice mettendomi la mano sulla spalla. Oh ti prego togli quella lurida mano "Ne sarò grata mio signore" stavo per inchinarmi ma Artù interrompe "Non credo che sia un lavoro molto opportuno per una ragazza così giovane, dato che-" La risata di Uther irrompe nella stanza "Cosa ti aspettavi? Che l'avrei fatta entrare nella corte? Chissà da che famiglia proviene. Di sicuro non di sangue reale." Dice alzando i toni di voce, io rimango schifata in silenzio "Sarò felice di servire il futuro Re di Camelot" affermo "Bene, così ti voglio. Inizierai domani mattina" Annuisco, faccio un inchino ed esco dalla stanza, arrabbiata come non mai.

Un Principe E Una ServaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora