Quinto Capitolo

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Intanto nella casa Lee-Park, i tre ragazzi si erano accomodati al lungo tavolo dove gli avevano servito una tipica colazione coreana:
Riso, zuppa, kimchi, ovvero ravanello coreano fermento con spezie, verdure grigliate e tagliate a filamenti sottili e infine omelette con carote e cipolle verdi.

I tre mangiarono in silenzio mentre venivano osservati dalle domestiche curiose che li deridevano segretamente.

Infatti la loro collega, scesa al piano terra , aveva raccontato l'accaduto dell'asciugamano e del probabile rapporto dei tre alle altre, le quali avevano iniziato a confabulare sulla faccenda,che poteva essere facilmente fraintesa.

Lee Hee-Young si sentiva sotto pressione, tanto che mangiò il più velocemente possibile, e sparecchiò ciò che aveva  utilizzato.
"Grazie del cibo che avete cucinato, era tutto delizioso" aveva detto facendo aprire le bocche a tutti i presenti tranne Kim Chin-hae.
Per alcune perso era la scena più improbabile vista in quella casa.

Nessuno aveva mai aiutato neanche un minimo nelle faccende domestiche o ringraziato per il lavoro svolto.

"Io devo andare da una parte, non aspettatemi per la cena" annunciò salutando i due ragazzi.

"Se vuoi ti do un passaggio..."

"Non serve"disse lei brusca per poi andarsene, attraversò il viale alberato lungo circa 100 metri, poi uscì dalla porticina affianco all'uscita per le macchine.

Naturalmente non aveva idea della strada da percorrere per arrivare alla caffetteria in cui lavorava e neanche quanto fosse lontana.
Per fortuna aveva il navigatore...

Viveva in un quartiere pieno di ville bianche con cancelli enormi e particolari.
Ognuno di essi era diverso dal successivo, le sembrò quasi che ogni proprietario cercasse di vantarsi della propria ricchezza attraverso il cancello, più era impreziosito più i padroni erano benestanti .

"Tu mi stai dicendo che la prima fermata dell'autobus è così lontana?"

Parlò con se stessa, un po' pentendosi di non aver accettato il passaggio.

"Solitamente i ricchi non usano gli autobus" disse una voce maschile alle sue spalle.

Si girò e vide Cho Joon-woo.

"Oppa" pronunciò sorridendo e dandogli una forte pacca sulla spalla.

Lui era il fratello di Ji-ah, anche se non sapeva della sua situazione familiare conosceva il fatto che lei fosse una ragazza orfana, per questo alle superiori era diventato un suo amico.

"Olaedoeeossseubnida. (è passato tanto tempo) Hee-Young" aveva pronunciato il ragazzo,il quale era stato mandato in America per circa un anno dai genitori, per imparare meglio l'inglese.

Il suo aspetto era cambiato, era diventato molto più alto, l'acne che prima infestava il suo viso era scomparso e non portava più la frangetta da nerd, ma i suo capelli neri erano tirati all'indietro, non indossava più gli occhiali rotondi e l'apparecchio orribile, per il quale aveva sempre odiato sorridere .

Come avete capito il suo aspetto precedente non era uno dei migliori, i due erano diventati amici anche se come al solito la ragazza non era stata molto aperta.
Non erano troppo in confidanza, ma abbastanza da essere l'unico ragazzo che la ragazza chiamasse 'oppa'.
Cioè non lo era mai stata con nessun ragazzo, anche se la sera prima era stata più attiva socialmente del solito, non era un suo modo di fare abituale.

La ragazza era rimasta sbalordita dal suo cambiamento radicale.

"Ti ho sorpresa?
Oppa è molto più bello" aveva detto mettendosi in posa, con indice e pollice a formare una v appoggiati sotto il mento, e facendo l'occhiolino.

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