ATTENZIONE
Il personaggio di Finn esiste ancora, ma il nome è stato cambiato in Noen. Il motivo è semplice: dato che è una fanfiction trovo più facilmente materiali riguardanti loro due piuttosto che con Finn Wolfhard.
Buona lettura!!! 💖Noen mi prende per le spalle e mi scuote.
"Ehy amico, stai bene?"
"Si, si..." distolgo lo sguardo dai suoi occhi verdi, capaci di paralizzarmi ogni volta, e torno a respirare.
"Payton, che ci fai qui?" sorride Sophia, come su nulla fosse successo tra noi. Poi punta lo sguardo sul sondino del mio nuovo amico, visibilmente stupita.
"Potrei farti la stessa domanda" rispondo freddo.
"Sono venuta a trovare mia nonna. Sai, non è stata molto bene ultimamente"
"Oh... Mi dispiace"
"Tranquillo" sorride, passando si una mano tra i capelli rossi che ha tagliato a caschetto il giorno dopo che mi ha lasciato. Ha passato i tre mesi successivi ad ignorarmi, come se fosse stata tutta colpa mia e ora torna qui come se nulla fosse, con il suo solito atteggiamento dolce e sfacciato. "Credo che starà bene. E tu?"
"Tutto bene, sono qui per..." guardo Noen, in cerca di aiuto.
"Glioblastoma" dice semplicemente.
"Cosa?"
"Un tumore al secondo stadio. Si rimetterà"
"Beh, grazie mille Noen..."
"Payt, è uno scherzo?" chiede preoccupata.
"No, e comunque non chiamarmi così... Noi non..."
Mi guarda in cerca di risposte, ma non riesco a darle nemmeno a me stesso.
"In ogni caso potevi chiamarmi... Non sapevo che stessi male"
Stringo i pugni con quanta più forza ho in corpo. Lei mi ha cancellato dalla sua vita senza nemmeno darmi spiegazioni, se ne è fregata di me e ora pretende che le dia conto di ciò che accade nella mia vita?
Avani si appoggia a me con un braccio, avvicinando il suo corpo al mio. "Chi è lei?" mi chiede con voce dolce, soffiando sul mio collo.
"Non ha importanza..."
Capisco cosa vuole fare, perciò le cingo la vita con un braccio e la avvicino ancora di più.
"Basta che non tocchi il mio ragazzo" sibila guardandola.
"Beh, io vado allora. Ci si vede in giro" risponde con voce velenosa, evidentemente disturbata dal fatto che io abbia un'altra.
Mi guarda con odio, poi si volta ed entra a passo svelto nell'edificio.
"Cazzo amico, chi era quella?" ride Noen.
"Una stronza, ecco chi"
Avani mi lascia e attraversiamo tutti insieme le siepi che dividono l'ospedale dal nostro posto segreto.
Mi siedo tra i due, appoggiandomi ad un albero, probabilmente molto vecchio a giudicare dalla grandezza del tronco.
"Era la tua ragazza, non è così?"
"Preferirei non parlarne, davvero, Noen..."
"Come vuoi..."
"Comunque grazie, Avani"
"Sono sempre un passo avanti" ride facendomi l'occhiolino.
Mi strappa un sorriso per un attimo, poi mi appoggio con la testa all'albero e chiudo gli occhi, cercando di liberare la mente. Il vento mi sposta i capelli e il suo impatto sul mio viso mi ricorda le carezze che mi faceva mia madre da piccolo. Crescendo mi sono stufato di essere trattato come un bambino, così le ho chiesto di non farlo più, ma ora vorrei solo lei al mio fianco e mi pento di aver sempre rifiutato i suoi abbracci.
Mi sento avvolgere e il profumo di Noen riempie l'aria intorno a me. Apro gli occhi e l'unica cosa che vedo è la manica della sua felpa grigia e il verde del parco; sembra quasi aver letto i miei pensieri e gli sono grato di questo gesto.
"Come osate fare un abbraccio di gruppo senza di me???" strilla la ragazza per poi buttarsi su di noi e farci cadere. Ci ritroviamo sdraiati sull'erba e tra le risate cerchiamo di prendere respiro.
"Noen, stai bene?" chiedo preoccupato.
"Si" tossisce "Ho solo... Bisogno di un attimo"
Avani mi spinge delicatamente indietro, per lasciargli un pò di spazio. Ormai deve esserci abituata.
"Hey, ragazzi, non fate quelle facce! Forza, aiutatemi a rialzarmi!" ride pochi minuti dopo, quando anche il suo viso torna ad essere pallido.
Andiamo subito ad aiutarlo e decidiamo di tornare nella mia stanza tutti insieme.
Io e Avani ci buttiamo sul letto, con Noen sdraiato sulle nostre gambe.
"Ragazzi, voglio fare una cazzata"
"Ovvero?"
"Mia madre qualche settimana fa mi ha portato una tinta viola, ma non me la sono ancora fatta, vi va di aiutarmi?"
"Ovvio" esulta subito la mora.
Andiamo subito a prendere l'occorrente e ci chiudiamo in bagno per circa due ore, finchè i capelli del biondo non sono viola sulle punte.
"Wow! Stai benissimo"
"Tu stai zitto, non mi hai nemmeno aiutato" ride, dandomi un spinta amichevole "La noia porta a fare cose stupide"
"Comunque sono contenta che tu faccia parte del nostro gruppo ora"
Mi volto e la ragazza è appoggiata alla porta, con le braccia incrociate. Mi sorride e abbassa lo sguardo, sistemandosi meglio le maniche già perfettamente calate sulle mani.
"Anche io ne sono felice"
"Okay, ragazzi io vado allora. Ci vediamo domani" si affretta Noen, per poi far spostare Avani e uscire in fretta.
"Facciamo qualcosa?" mi chiede
"Tipo?"
"Non lo so, potresti suonare..."
"Aspetta, come fai a sapere che suono?"
"In camera tua c'è una chitarra, quindi l'ho dato per scontato"
"Non hai tutti i torti" rido per non averci pensato prima. Prendo la custodia nera e ne tiro fuori una chitarra dal legno chiaro e le corde di bronzo, essendo acustica, e mi siedo sulla sedia di vimini posta davanti alla scrivania di plastica bianca. Aspetto che lei si sieda sul letto, mentre penso velocemente a che canzone suonare.
"Ti piace Bruises di Lewis Capaldi?"
"Adoro quella canzone"
Mi prendo qualche minuto per accordare la chitarra, controllato dal suo sguardo curioso, e comincio a suonare qualche nota a caso per ricordarmi il ritmo, poi comincio a cantarla.
"Cazzo..." mormora una volta che poso la chitarra sul pavimento.
"Cosa?"
"Payton, sei bravissimo. Hai un dono, non lo so, ma davvero... Mi hai colpita molto"
"Ne sono felice" sorrido per poi sedermi al suo fianco.
"Sai... E' così tanto che sono chiusa in questo ospedale... Non c'è mai stato nulla, nessuno capace di farmi provare qualcosa, è come se... Come se questi anni mi avessero completamente svuotata, ormai nemmeno mi accorgo più che sto male"
"Non dire così..."
"Da quando sei arrivato tu non mi sento più così, mi sento come se qualcosa fosse tornato al suo posto"
"Non capisco, cosa vuoi dire?"
"Voglio dire che siamo solo stelle pronte ad esplodere in una galassia che non abbiamo scelto noi e che forse non ci appartiene, ma dobbiamo comunque fare di tutto per esplodere il più tardi possibile, o almeno, questa è la norma. Ma non siamo tutti come il Sole, a volte esplodiamo, lasciando solo una macchia di luce che tutti ammirano per poco tempo, per poi dimenticarsene e passare oltre. Fino ad ora sono sempre stata una stella piccola e insignificante, pronta a diventare solo polvere in una galassia, ma da quando ci sei tu voglio essere un Sole. Voglio poter vivere tutto ciò che non ho potuto vivere in questi anni a causa dell'anoressia"
D'istinto l'abbraccio, stringendola a me.
"Sei così speciale e nemmeno te ne rendi conto, Avy..."
"Forse perchè sei l'unico che lo pensa"
"Anche Noen lo pensa"
"Sì, ma Noen è... E' gay ed è il mio migliore amico, io ho bisogno di essere speciale in un altro senso"
"Sono sicuro che troverai qualcuno"
"E se lo avessi già trovato?"
Mi guarda per un po' sospirando.
"Non è detto che le persone di cui abbiamo bisogno siano sempre lontane"
Si avvicina lentamente a me, ma io mi sposto.
"Io non credo-"
"Vuoi stare zitto una buona volta?" ride, per poi posare le sue labbra sulle mie. Non riesco più ad allontanarla, mi sembra di non averne più le forze. Il telefono comincia a squillare, perciò ne approfitto.
"Credo sia il mio..."
Lei annuisce e si accuccia ai piedi del letto, portandosi le ginocchia al petto.
"Pronto?"
"E' tua madre?"
Le faccio segno di sì con la testa.
"Mamma, calmati, o non riesco a capire... Come? No! Non venire in ospedale, sto bene. Come ha potuto farlo? Va bene"
Le chiudo la chiamata in faccia.
"Problemi?"
"Avani, vattene"
"Cosa?"
"Vattene!" urlo.
"Payt, calmati, spiegami cosa è successo"
"Non voglio parlarne, soprattutto non con te"
La prendo per le spalle e la spingo fuori dalla stanza.
"Non voglio vederti. Né te né nessun altro"
Chiudo la porta e mi siedo sul letto, col telefono già pieno di messaggi.
"No, ti prego, no... Come ha potuto farlo?"Spazio autrice
Poca suspence signori e signore

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Stay
FanfictionPayton Moormeier è un sedicenne con una vita apparentemente perfetta: ha molti amici, è bravo nello sport e nella musica, piace alle ragazze ed ha un carattere niente male. La sua vita però sta per cambiare completamente direzione e lui ancora non s...