Calore

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Quando la dottoressa vide che ero sveglia, mi venne incontro.

"Ehi, va tutto bene? E' stata una bella botta di anestetico ma non volevamo che sentissi dolore. Come stai?"

"M-mi gira molto la testa, ho un po' di nausea e ho un forte dolore allo stomaco."

"Lo so, non ci sono buone notizie a riguardo ma aspetterò che ti rimetta prima di dirti cosa sta succedendo. Devo informare anche la dottoressa Camilla."

"Non c'è bisogno che io mi rimetta, ditemi ora cos'ho che non va!"

"Sicura di non voler prendere un..."

"Sono sicura, ditemi cosa va male! Voglio saperlo ora!"

"E va bene. Abbiamo fatto ulteriori analisi e abbiamo scoperto che hai una grave malattia allo stomaco, se non lo operiamo in tempo morirai."

"E perchè non facciamo subito questa operazione?!"

"Il tuo sangue è troppo raro, in questo istituto nessun paziente lo ha, dobbiamo aspettare che arrivi da qualche ospedale ma non sappiamo se sarà disponibile."

"Fate qualche controllo, cercatelo, io aspetterò finchè non sarà troppo tardi."

Mi ero disperata tanto davanti alla dottoressa ma, in fondo, non ero così spaventata. Avrei vissuto la mia vita in quello stupido posto, la morte avrebbe solo accorciato il periodo di permanenza. Pregai la dottoressa di dirlo solo a chi era necessario e che nessuno di loro svelasse niente ai miei amici. Non volevo che si preoccupassero o che pensassero alla mia morte senza neanche potermi vedere o toccare per l'ultima volta. Me ne sarei andata e tutti avrebbero pensato a una morte improvvisa.

Ormai non avevo più la cognizione del tempo ma, quando entrò lo psicologo, penso che fossero passati due o tre giorni. Lo avevano informato della mia situazione e mi aiutò a scrivere delle lettere d'addio per le persone care che avrebbe consegnato se fossi "passata a miglior vita". Scrissi un sacco di lettere smielate piene di sentimenti e tristezza. Impiegammo tre ore a scrivere tutto, lo notai dall'orologio che portava Alfred al polso, poi lui se ne andò lasciandomi sola di nuovo.

Era sera, nessuno ormai passava in corridoio, ero seduta su un tavolo che avevano lasciato in camera dopo l'incontro con lo psicologo. Qualcuno aprì la porta. Riconobbi il volto di Victor, una volta entrato si chiuse la porta alle spalle.

"Come hai fatto ad entrare, nessuno può avvicinarsi alla mia porta e poi non ti voglio nemmeno vedere, vattene!"

"Ho una amica infermiera e mi ha fatto entrare, mi ha detto cosa hai, ti prego dimmi che non è vero!"

"Purtroppo è vero, sto morendo e sembra che nessuno possa farci niente!"

Quando si avvicinò a me notai che aveva gli occhi lucidi. La sua voce diventò tremante. Si mise davanti a me, mi prese il viso e iniziò ad accarezzarmi la guance.

"Ehi ehi, guarirai, io lo so che guarirai. Non permetterò che ti accada nulla, non puoi lasciarmi solo."

"Dovrei essere operata ma il mio sangue è raro, ora che arriva da un altro ospedale sono già andata. Poi non sei solo, ti ricordo della tua fidanzata."

"No, lo troverò io, posso cercarlo e portartelo qui." - ignorò completamente la storia della ragazza.

Gli presi il volto con le mani e lui tolse le sue. Incominciai ad accarezzargli  le guance con i pollici.

"Victor, potrei anche riuscire a salvarmi, ma è molto difficile. Devi accettarlo ma vorrei che tu non ne parlassi con nessuno, devi essere felice senza di me."

"Non puoi dirmi questo, io non posso mollare, devo riuscire a salvarti."

"No, lascia stare, se non possono farlo i medici non può farlo nessuno."

Si allontanò rimuginando qualcosa tra se e se. Io lo guardavo non capendo a cosa stesse pensando. Ad un certo punto si voltò, mi camminò incontro ripetendo "Io non ti perderò un'altra volta."
Era quasi un sussurro. Si avvicinò a me, appoggiò le mani sul tavolo, mi disse "Io non ho intenzione di perderti un'altra volta" e mi baciò. Sentii un forte calore dentro di me, mi venne spontaneo passargli le dita tra i capelli corti. Percepivo la sua lingua fondersi con la mia e sentivo una connessione mai avuta prima. Fu un momento meraviglioso, mi sentivo leggera e libera. Per un istante io non avevo alcun problema, ero una persona normale con una vita normale. Le sue mani iniziarono a vagare prima sulle spalle, poi sui fianchi fino ad arrivare al mio sedere. Le sue mani erano calde e mi avvicino a lui. Intrecciai le gambe al suo bacino che spingeva contro di me. Sentivo la sue erezione, forte contro la mia coscia.

Si accorse della "reazione del suo corpo" al nostro bacio e si allontanò. Victor mi guardò negli occhi, mi diede un veloce bacio a stampo che non lo soddisfò. Riprese a baciarmi come prima, mettendoci ancora più passione, mi sentivo come se stessimo per fonderci. Si allontanò di nuovo, mi fece una carezza sulla guancia e se ne andò dicendo solo "Non posso, non riuscirei a trattenermi."

Ero così felice, era una cosa che avrei voluto fare da tempo ma non avevo mai avuto il coraggio di fare. Avrei tanto voluto raccontare tutto a Monica ma non potevo vederla e poi avrebbe scoperto della mia malattia. Mi soffermai a pensare a come Victor avrebbe potuto risolvere la situazione, non poteva far nulla, ormai non avevo neanche più un briciolo di speranza.

Dopo una settimana fatta di terapie e solitudine bussarono alla mia porta, era la dottoressa che veniva a darmi una notizia. Ero seduta a terra e mi voltai verso di lei.

"Abbiamo trovato del sangue, possiamo operarti, potresti farcela!"

"Lo avete trovato, davvero?"

"Si certo, stiamo pianificando un intervento."

Sentii una botta fortissima allo stomaco, mi salì velocemente la nausea, vomitai e svenni subito dopo. Ero a terra, accanto a me una pozza di sangue, era tutto ciò che era uscito dal mio stomaco. La dottoressa mi caricò velocemente su una barella e si prepararono immediatamente per l'operazione improvvisata.

The Mental PrisonerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora