Paura

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Victor

Uscito dalla camera di Francesca mi diressi verso lo studio della dottoressa per avere informazioni sul sangue "impossibile da trovare".

"Salve dottoressa, sono qui perchè so tutto della malattia di Francesca e ho intenzione di fare qualsiasi cosa per aiutarla. Voglio sapere che genere di sangue le serve e ve lo troverò!"

"Oh Victor, non pensavo fossi rimasto dopo quello che è successo alla tua ragazza. Non credo che tu possa aiutare ma grazie lo stesso per il pensiero."

"No lei non ha capito, io sono qui per sapere cosa devo cercare e non ho certamente bisogno di chiederle il permesso per farlo."

"Se vuoi cimentarti in una ricerca impossibile fai pure ma non avrai successo."

Mi disse tutto quello che dovevo sapere per trovare il sangue giusto e iniziai le ricerche. Tutti pensavano che non avrei mai trovato quello che serviva ma io non potevo certo demordere, dovevo farlo per lei! Controllai ogni cartella, ogni minima e piccola cartella dei pazienti ricoverati ma nessuno aveva il tipo giusto. Mi sembrava troppo strano che tra tutti i pazienti ricoverati non ce ne fosse uno che andasse bene. Pensai ancora e ancora, un'idea mi venne in mente. Potevo controllare le cartelle dei pazienti di pochi anni precedenti, qualcuno era ancora rintracciabile e, se avesse avuto il tipo giusto, avrebbe potuto fare al caso mio. Non ero amico di nessuno ma potevo provare, magari dicendo per chi fosse mi avrebbero aiutato. Lessi molte cartelle e ancora niente quando, tra le mani, mi capitò la mia. Non avevo mai avuto il permesso di leggerla, non volevo ricordare cosa avevo fatto a delle persone innocenti. Dovevo sforzarmi, lo stavo facendo per lei, poi ormai ero diventato un'altra persona. Mi ritornarono in mente le mie azioni sbagliate, il dolore che avevo provocato a tanta gente. Diedi una profonda lettura alla mia cartella, i commenti dei dottori e degli psicologi che provavano a curarmi non erano per niente positivi; quando arrivai qui ero molto aggressivo e dovettero rinchiudermi una settimana in isolamento. Finalmente arrivai all'informazione che stavo cercando e rimasi stupefatto. Io avevo il tipo giusto, avrei potuto salvarla e sarei diventato il suo eroe.

Corsi dalla dottoressa per dare la bella notizia, lei diede una veloce controllata alla mia cartella e fece un gran sorriso. Corse subito ad informare Francesca e io rimasi in corridoio per vedere la sua reazione, ma senza farmi vedere da lei. Francesca ne fu molto felice ma, subito dopo, crollò per il dolore. Dovettero operarla d'urgenza perchè stava già morendo. Mi preparai per donare il mio sangue e, dovendo fare in fretta, mi misero nella stessa stanza dell'operazione. Era lì, distesa sul lettino, bella come sempre. Mentre la dottoressa la curava, lo schermo a cui era collegata iniziò a suonare ed illuminarsi di rosso. Non capivo cosa stesse succedendo ma, ascoltando gli ordini alle infermiere, capii che aveva un arresto cardiaco. Se non fossero riuscite a farlo battere con il defibrillatore in pochi secondi sarebbe stata la fine. Una lacrima mi scivoló sulle guancie, non poteva lasciarmi così, io avevo sempre avuto bisogno di lei ma non lo avevo capito. Per fortuna riuscirono a riportarla in vita, quando non sentii più il monitor suonare tirai un respiro di solievo.

Impiegarono quattro ore ma sembrava che tutto fosse normale. La spostarono in una stanza e le collegarono a delle flebo. Mi dissero che il pericolo non era ancora finito, l'avevano curata ma c'era la probabilità che non si svegliasse mai più. Era caduta in coma e nessuno poteva fare nulla, le persone care dovevano starle accanto e aiutarla a riprendersi facendole ascoltare la sua musica che amava o facendole vedere uno dei suoi film preferiti. Avrebbe comunque dovuto stare sempre in compagnia di qualcuno. Monica entrò dalla porta, nessuno l'aveva informata di quello che stava succedendo. Era in lacrime, lo aveva scoperto da una infermiera che passava in corridoio ed era corsa qui. La dottoressa spiegò anche a lei cosa doveva fare e lei promise che le sarebbe stata sempre affianco.

Passarono giorni che poi divennero mesi, non potevo andare mai a trovare Francesca perchè la ragazza che non amavo più mi stava sempre appiccicata. Non avevo ancora trovato il coraggio di dirle che non la amavo più e che volevo stare con un'altra. Sapevo che Monica era sempre da lei, mangiava e dormiva lì. Ogni giorno mi chiamava per aggiornarmi sulla sua salute. Arrivò il natale e lo dovetti passare con la famiglia della mia pseudo-ragazza. Arrivammo a casa dei suoi genitori alla vigilia, li avremmo aiutati il giorno dopo a preparare il pranzo per l'intera famiglia.

La sera guardammo un film natalizio alla televisione mangiando i pop corn. Finì molto tardi e, a mezzanotte, andammo a letto. Il giorno dopo ci svegliammo alle dieci, avevo dormito con lei perchè i suoi genitori ci avevano dato una camera sola. Non volevo passare la notte con lei, ero abituato a dormire in mutande e non volevo che lei provasse anche solo a sfiorarmi. Prima che potesse venirgli una qualsiasi voglia mi vestii. La aspettai mentre si preparava e ci mise un sacco di tempo. Scendemmo al piano di sotto, i suoi genitori erano vestiti in modo natalizio con grembiuli a tema. Mentre loro cucinavano, noi dovemmo apparecchiare la tavola. Arrivarono i parenti, dovetti salutarli tutti e sembravano non finire mai. Ogni volta che pensavo fosse l'ultimo si presentava un altro nucleo familiare composto da cinque o sei persone. Quando fummo tutti ci sedemmo a tavola, ognuno aveva il proprio segnaposto perciò la cosa fu molto veloce. Mangiammo veramente molto, apparivano portate e ancora portate. Quando finimmo ero stracolmo di cibo ma mancavano ancora i quattro dolci che sua madre aveva preparato. Mentre addentavo una torta al cioccolato, mi arrivò una chiamata.

The Mental PrisonerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora