Capitolo 3

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È così che passa la restante ora, parlando della città da cui siamo circondati, ogni tanto ridiamo per qualche battattua che viene fatta, alternando il tutto con dei piccoli sorrisi e attimi di silenzio. Un silenzio non imbarazzante, un silenzio quasi piacevole. "Allora, stiamo parlando da piú di un'ora e ancora non mi hai svelato il tuo nome" si volta a guardami in attesa di una mia risposta, sorrido "Evelyn, mi chiamo Evelyn".

"Evelyn" proseguono dei secondi di silenzio "hai un nome incantevole. Io mi chiamo Cameron" mi dice porgendomi la mano, abbasso lo sguardo, allungo a mia volta il braccio e sfioro la sua mano, per poi stringerla.

Accade in un attimo, dopo aver congiunto le nostre mani, sento come se una leggerissima scarica elettrica attraversasse tutto il mio corpo.
Non sto parlando di quella scossa che senti sotto la pelle o dentro le ossa, no, ma parlo di quella scossa che arriva diretta alle tue emozioni, hai tuoi sentimenti, al tuo cuore, dritta e profonda come un pugnale infilato nel petto.

Mi ricordo di aver letto che le emozioni non si cercano, le emozioni ti scelgono e sono loro a cercarti e, quando bussano, è assai pericoloso fingere di non essere in casa.
Ed è in quel momento, che posso confermare, sperare che sia l'inizio di una nuova avventura, con un amore al mio fianco.

°°°

"Evelyn!" sento urlare il mio nome, mi volto e vedo Harry venire verso la mia direzione. "mi dispiace interromperti, ma Charlotte ha imbrattato tutto il bagno con il vomito, credo sia meglio portarla a casa".

"Oppure, potresti rimane. Charlotte la porto io, così Harry e Ryan andranno direttamente a casa senza il bisogno di accompagnare Charlotte e poi tornare indietro" solo dopo averla sentita parlare mi accorgo di Cassie, affiancata da Harry.
"Oh bhé grazie della considerazione mia cara amica! Se tu prendi la mia macchina, io come ritorno a casa?" le rispondo girandomi completamente verso di lei ed incrociando le braccia sotto il seno.
Lo so cosa sta facendo, la conosco troppo bene per sapere che la sua idea è tutt'altro che innoqua.
Gli lancio un'occhitaccia, lei fa altrettanto verso di me, è così che comincia un gioco di sguardi. Un gioco, finito improvvisamente da una voce; "Posso accompagnarti io a casa" ci giriamo tutti verso chi ha parlato: Cameron.

Schiudo la bocca "Benissimo direi!" risponde Cassie con troppa enfasi, neanche il tempo di ribattere che vedo Harry e Cassie andare verso l'interno, questo non prima di aver visto quest'ultima girarsi verso di me e farmi un'occhiolino insieme ad un pollice alzato, guardandola i miei occhi salgono verso il cielo stellato.
Mi giro verso Cameron, a spezzare il silenzio è lui "Spero non ti dispiaccia che mi sia offerto volontario" mi guarda con un leggero imbarazzo "così possiamo continuare a parlare e riprendere da dove ci hanno interrotti, sempre che a te vada bene".
Forse è controproducente accettare un passaggio da una persona conosciuta da neanche tre ore, ne sono consapevole, ma non sono pronta a non rivederlo piú, voglio memorizzare ogni suo tratto, e senza pensarci rispondo "Va bene".

°°°

Usciamo dal grattacielo, stiamo in silenzio, uno affianco all'altro.
Camminiamo lungo il marciapiede finché non lo vedo fermarsi "Questa è la mia bambina" dice appoggiandosi ad una moto "E-e questa cos'è?" dico indicando la moto, aggrotta le sopracciglia "Una moto, una Ducati per essere precisi"
"No, no, no, assolutamente no!" comincio a camminare su e giú lungo il marciapiede, nel frattempo sento espandersi una risata, lo guardo alzando un sopracciglio, è appoggiato sulla moto con le braccia incrociate facendo così flettere i suoi bicipiti, la sua testa è rivolta verso l'indietro " Non dirmi che hai paura" adesso la sua testa è rivolta verso di me, mi guarda con una tale intensità da mettermi in imbarazzo "Bhè" arrossisco "diciamo che non è il mio mezzo di trasporto preferito" gli rispondo abbassando lo sguardo, vedo  le sue scarpe dirigersi verso di me, arrivano davanti alle mie All Star, alzo lo sguardo e lo vedo, davanti a me, moooolto davanti "se chiederti di salire su una moto puó sembrarti assurdo, allora quello che sto per dirti lo sarà ancora di piú" avvicina le sue labbra al mio orecchio e gli sento sussurrare un "fidati di me".
Il problema era che, nonostante lo conoscessi da meno di tre ore, sentivo che di lui mi potevo fidare.

Spazio autrice: la storia sta prendendo piega, spero vi stia piacendo e se cosí fosse lasciate una stellina!

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