CAPITOLO 3

183 12 9
                                    

Alice raggiunse le camerate e proseguì alla ricerca della sua stanza, il numero doveva essere 208, i numeri salivano fino alle 1500 stanze disponibili, le camere delle ragazze erano suddivise da quelle delle altre ragazzi in un edificio più piccolo poco distante dalla scuola facilmente raggiungibile a piedi.
Appena la vide il suo numero bussò alla porta in modo educato e aspettò che qualcuno la invitasse ad entrare nel caso le sue compagne si stessero cambiando, aveva intravisto alcuni ragazzi senza uniforme nel cortile che si stavano godendo il sole seduti sulle panchine, chissà se trovando degli amici avrebbe potuto avere l'occasione di fare una cosa simile.
Dalla porta nessuna risposta, allora afferrò la maniglia, tirò verso il basso e aprì la porta, aveva ricevuto un mazzo di chiavi per chiudere la porta, anche le paia disponibili erano due, qualcosa le diceva che l'altro paio ce lo avevano senz'altro una delle sue compagne di stanza e come sospettava di loro nemmeno l'ombra, così, ne approfittò per prendere il suo spazio e iniziò a sistemare parte delle sue cose.
La scuola aveva regole abbastanza severe come nell'etichetta: Niente trucchi pesanti o ciocche colorate e tagli stravaganti, tatuaggi solo in punti coperti, niente piercing e unghie finte lunghe con colori e decorazioni estrose, solo smalti tenui e delicati.
come gioielli o accessori appariscenti ed estrosi.
Il coprifuoco era alle undici che si poteva, solo sotto richiesta allungare alla mezzanotte, niente fumo di qualsiasi tipo, niente vendite di qualsiasi prodotto che non sia proveniente dalla scuola e niente alcool, solo analcolici.
Regole severe ma per tenere un'immagine della scuola pulita.
La camera era più spaziosa di quel che si aspettava: era pulita e ordinata, tre letti bianchi e ben piegati con ciascuno un comodino a fianco e sopra adagiata su un centrino in pizzo, un paralume, un armadio a tre ante dall'apparenza molto capiente e un bagno con due lavandini e una doccia comune.
Tutto sempre nello stile vittoriano che caratterizzava la scuola ma con qualche tocco moderno sui toni caldi del mogano.
"Niente male" pensò la ragazza respirando il buon profumo dell'ambiente: era un odore particolare, non riusciva a descriverlo: Nota dolce e un pò speziata ma per niente fastidioso. "spero che le mie compagne non inizino a pensare che sia una brutta persona." Udì un chiacchiericcio che si faceva sempre più forte, le fecero scacciare via quei pensieri scattando in piedi come una sentinella, man mano che si avvicinavano riuscì a scandire qualche frase ancora assopita tra la porta chiusa e lei.
«L'hai vista in presidenza? Non mi sembrava una di quelle ragazze antipatiche ». Quando udì quella frase tutto si collegò, loro l'avevano spiata attraverso la finestra, il sesto senso le stava dicendo giusto.
«Staremo a vedere». «Si esatto». Dicevano le voci che si avvicinano sempre di più, Alice sentiva i nervi a fior di pelle l'attesa era ormai terminata non vedeva l'ora di vedere come erano fisicamente le due misteriose figure.
Due ragazze entrarono spalancando la porta come se nulla fosse facendola sussultare, chiacchierando e tenendosi a braccetto entrambe ancora vestite senza uniforme, Alice non era abituata a così tanto baccano, le due sprizzavano gioia e confidenza da tutti i pori, un'energia frizzante e contagiosa.
Appena la videro si ammutolirono e la fissarono, Alice non sapeva cosa dire o fare, non era molto brava a interagire con qualcuno che non fosse la sua famiglia.
Del duo la più alta aveva la pelle chiara spruzzata di lentiggini delicate su tutto il viso concentrato sulla zona T, i suoi occhi erano color cristallino simili a due perle azzurrognole, dalla sua testa scendevano lunghissimi ricci rossi e lucenti che le arrivavano fino al torace, di corporatura era formosa e gambe muscolose, un viso proporzionato e labbra poco sottili.
La ragazza di fianco a lei era più bassa di qualche centimetro, lunghi capelli biondo chiaro e liscissimi sempre della stessa lunghezza, occhi color verde scuro e bocca leggermente più carnosa dell'altra ragazza.
«Non Immaginavo fosse già qua...» disse bisbigliando la rossa all'amica. «Bella camera..»
Disse ad alta voce nel tentativo di illuderla, ma fu piuttosto patetica come escamotage.
«Questo si che era un brutto calcio d'angolo».
Sussurrò la rossa alla bionda, dalle loro espressioni ad Alice parve che non era ben accetta la sua presenza però si sforzò decise di rompere il ghiaccio lo stesso, non poteva di certo arrendersi per una cosa così ridicola.
«Voi per caso siete Mary Osford e Lisa Kendell?»
Le due ragazze si guardarono stupite come se avesse detto una cosa assurda.
«Se non siete voi penso abbiate sbagliato stanza, o forse ho sbagliato io».
Disse Alice iniziando a provare un grande senso di colpa, primo giorno e prima figuraccia ma da loro nessuna risposta quindi chi tace acconsente.
«Io ho preso questo letto! Però se non va bene facciamo cambio io non mi disturbo...» Disse cercando di creare un minimo di conversazione, d'un tratto una due ragazze spalancò di colpo l'armadio, in una delle tre sezioni ci aveva riposto i suoi vestiti tutti perfettamente piegati e in ordine di spessore, alcuni invece erano ancora piegati nella sua valigia, la bionda sgranò gli occhi dalla sorpresa, Alice aveva lasciato a loro una sezione a testa, l'armadio era divisa in tre parti uguali e ognuna aveva a disposizione sette grucce dove appendere gli abiti.
«Ho preso uno spazio solo per le cose essenziali». Disse a voce bassa, la rossa guardó di nuovo la bionda che lanciò un'occhiata di critica poi si fecero un piccolo sorrisetto.
La domanda le sorgeva spontanea: Aveva fatto una buona o cattiva impressione? Sperava fosse positiva, non voleva che tutto andasse a rotoli per colpa sua.
«Dammi». Disse la rossa d'un colpo, Alice alzò la testa sobbalzando sul letto sorpresa dalla freddezza della sua voce, la quale la ragazza dal gesto rispose guardandola con sguardo interrogativo. «I vestiti forza». La incitò severamente alzando gli occhi al cielo, Alice titubante prese il pacco di vestiti ben piegati e li passò man mano che li chiedesse, la riccia insieme alla sua amica sistemarono i suoi vestiti occupando una grande parte dell'armadio in modo abbastanza frenetico, nel mentre colmavano il più possibile senza lasciare buchi.
«Basta poco sul serio». Ma fu azzittita da uno "Shh!" Piuttosto violento dopo aver finito la rossa si sfregò le mani. «Bene ora é a posto, forza sistemiamoci sul rimasuglio e ricordati di non mettere i vestiti sopra i suoi altrimenti si arrabbia». Disse infastidita all'amica, Alice era scioccata, voleva alzarsi per togliere tutto ma il suo corpo era pietrificato, era come se fosse incollata al suo letto e guardava immune la scena.
«Spero sia a posto, principessa». Disse in tono sarcastico, guardando la ragazza seriamente, non voleva essere trattata in quella maniera, voleva fare amicizia e non essere servita e riverita come se fosse la regina dell'universo, non voleva passare per la viziata che non era, la sua bocca si aprì di colpo e uscì un forzatissimo «NO».
Le ragazze assottigliarono lo sguardo e la fissarono tirandole un'espressione innervosita.
«Vuoi prenderti tutto l'armadio?»
Disse la bionda guardandola dritta negli occhi, non poteva fardi mettere i piedi in testa in quella maniera doveva reagire. «No certo che no..» Rispose improvvisamente calma come se fosse andata in tilt, sapeva la cosa giusta da fare. «Allora cosa c'è?» Disse titubante la rossa vedendo il suo improvviso cambio di atteggiamento.
«Io non voglio tutto l'armadio» - Rispose tranquillamente- «Ognuna deve avere la sua parte, come giusto che sia, no?».
La rossa annuì sorpresa, così Alice si alzò incamminandosi verso il mobile e iniziò a esaminare con cura: era diviso in tre parti uguali e molto capienti con piccoli cassetti sul fondo, perfetto.
Prese uno ad uno i suoi vestiti e lì sitemò in una sola anta lasciando le due ragazze guardare in silenzio.
Quando ebbe finito rimase soddisfatta del suo lavoro, i suoi lunghi capelli castani erano leggermente spettinati per via del passaggio degli indumenti sopra la sua testa causata dallo sfregamento dei tessuti e si girò verso di loro contenta del suo lavoro.
«Ecco ora avete due ante libere, una ciascuno spero vi bastino altrimenti vi dò un po' del mio e metto in valigia». E sorrise di nuovo dolcemente. «Wow..» La bionda cercò di non sorridere e si morse il labbro guardando l'amica.
L'altra ragazza sorrise e annuì soddisfatta, si alzò e le sistemò i capelli.
«Prova superata con un dieci e lode, Vero Lisa?»
Lisa questa volta sorrise sinceramente e guardò soddisfatta l'armadio ordinato.
«Certo che con i vestiti ci sai fare, è già tanto se so piegare un calzino».
Disse la bionda in tono ironico, Alice era davvero confusa.
«Prova? Che tipo di prova? Pensavo di aver superato l'ammissione».
«Questa non c'entra niente con la scuola». Disse «Volevamo vedere che persona eri, molti dicevano che non eri una brava persona e abbiamo voluto provarlo noi stesse». Le passò sopra la rossa la rossa ma si beccò una gomitata dall'amica. «Perchè non ti presenti!». E poi fece cenno di proseguire e la ragazza si schiarì la gola. «Mi chiamo Alice Clark mi sono trasferita qui da poco, quindi voi siete?...» La rossa si fece avanti e le rivolse un sorriso, «Io sono Mary Osford e lei è la mia migliore amica Lisa Kendel». Rispose decisa, Alice si rassenerò, almeno non aveva sbagliato stanza, era davvero contenta.
Questo era un grande passo, Sperava di diventare loro amica, dentro di lei sentiva che sarebbero potute andare d'accordo.
L'aria tra loro era finalmente calma, Alice poteva riprendere fiato, un momento fa le sembrava di soffocare, così aprì un quarto della finestra per far entrare aria fresca.
«Allora..» Alice si voltò. «Immagino che qui non conosca la zona, quindi suppongo che dobbiamo illustrarti tutto noi». Disse Lisa, Alice annuì al settimo cielo. «Hai già scelto lo sport? Dal tuo fisico andresti bene per fare danza classica, ginnastica artistica..» disse Mary ipotizzando, Alice scosse la testa, andò verso la valigia e tirò fuori un vecchio cavallino di legno, la vernice nera era ormai quasi andata via, Mary e Lisa rimasero colpite da vedere quella statuina. «Dove lo hai preso?» chiese una delle due «Erano di mia madre, li aveva presi tempo fa in un piccolo negozio in montagna». Le ragazze si avvicinarono e lo guardarono meglio, due perle piccole perle facevano i suoi piccoli occhietti tondi, il muso era incavato in modo pulito e la bocca faceva un piccolo sorriso, la criniera e la coda erano malconci. «Qui c'è ancora un negozio che vende giocattoli uguali, dev'essere la stessa catena» disse la Lisa osservando il giocattolo. «Si é vero!» esclamò la Mary a sua volta, Alice rimase sorpresa, se era fortunata al weekend poteva farci un salto, magari poteva chiedere a loro di fare un giro.
«Ti piacciono i cavalli?»
Chiese una delle due guardando la statuetta che aveva tra le mani.
«Mi sono sempre piaciuti fin da bambina ma non ne ho mai avuto la possibilità di vederli».
«Capisco».
Lisa fece una smorfia a Mary.
«Hai trovato qualche sport che ti interessi?»
«Non lo so, ma nessuna di quelle che mi avete suggerito mi attira..» disse piano.
Lisa le fece un sorriso.
«Hai tutto il tempo per pensarci, noi lo abbiamo già, ora ci mettiamo in divisa, tu intanto vai a farti chiedere la classe, se non ci riesci ci aspetti». Alice annuì e le due si recarono in bagno, Lisa però lasciò proseguire l'amica fermandosi sul ciglio della porta.
«Comunque benvenuta alla Woodland high school».
Ed entrò lasciandola sola, Alice non sapeva se aspettare o no, così decise di non essere troppo invadente e di cercare l'aula per conto proprio, la lezione che doveva tenersi quella mattina era la lezione di inglese con un docente dal nome che prevedeva una buon aspettativa: Nicholas Smith.
Uscì dalla stanza con la cartella sulla spalla e andò verso la tabella degli annunci, vedendo la piantina della scuola deglutì, era davvero enorme.
Scattò una foto con il cellulare e attraverso la foto cercò di orientarsi alla ricerca dell'aula.
Nella stanza mary si stava sistemando il coprispalle.
«Come ti è sembrata la ragazza nuova?»
«Così su due piedi penso sia una brava ragazza, a Martina farebbe piacere conoscerla».
«Intendi convincerla a iscriversi al G?»
Lisa annuì, Mary si legò i capelli per mettere il fiocco e poi guardare l'amica.
«Forse con quel test l'abbiamo spaventata troppo, vedremo di andarci piano la prossima volta».
«Speriamo non incontri la bestia, potrebbe farsi molto male».

𝐺𝑂𝐿𝐷𝐸𝑁 𝐻𝑂𝑅𝑆𝐸 || 𝑅𝑂𝑀𝐴𝑁𝑍𝑂 [𝑅𝐸𝑉𝐼𝑆𝐼𝑂𝑁𝐸] [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora