CAPITOLO 2

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Alice varcò l'ingresso mentre stringeva tra le mani il mazzo di chiavi guardandosi in intorno, quella meravigliosa casa era davvero sua? Non le sembrava vero.
Una parte dentro di sé sperava ancora che tutto fosse solo un sogno, le sembrava tutto troppo reale e che in realtà stava riposando nella sua camera e che sua mamma prima o poi l'avrebbe svegliata per la colazione.
Il cinguettio degli uccellini appollaiati sull'albero alle sue spalle la fece ritornare in quella realtà che stava cercando di evitare.
Le persiane delle finestre erano già state alzate ancora prima del loro arrivo, il pulviscolo volava attratto dai raggi del sole che scaldavano il chiaro parquet in legno.
Alice esplorò accuratamente la stanza senza fretta, Cassandra restava appoggiata sulla soglia dell'ingresso mentre Alice era indaffarata a esplorare, per curiosità guardò attraverso il vetro di una delle finestre: un prato immenso si apriva da dietro casa, poteva sentire l'odore dei pini in un bosco non troppo distante.
«Possiamo fare un giro nei boschi, è ricco di funghi e castagne quando c'è la stagione giusta».
Cercò Cassandra di punzecchiare il suo interesse verso attività che non aveva mai avuto il modo di provare, aveva pensato ai dettagli più minuziosi per far avere un po' della vecchia casa.
Ai muri erano appesi diversi stampe di quadri provenienti da diverse epoche artistiche, sopra qualche soprammobile c'erano incorniciate le più belle foto fatte nel corso degli anni e qualche oggetto inerente alla moda.
L'ingresso era molto elegante e spazioso che congiungeva con il salotto a destra mentre a sinistra era situata la sala da pranzo, più in fondo rintanato in un angolo un bel bagno spazioso.
Davanti a loro una larga scalinata in marmo bianco portava ai piani superiori: c'erano le camere da letto, anche una stanza in più per gli ospiti, due bagni uno con una grande vasca e l'altro piatto doccia e la soffitta che seguiva la forma del tetto.
Tutto tra stile classico e moderno che si amalgamano perfettamente.
Dietro alla casa c'era ancora terreno libero, se serviva sua mamma poteva prenderlo e farci su qualcosa, aveva pensato ad una piscina ma c'era quella cittadina a pochi passi da lì quindi restava un grosso punto interrogativo, l'area era recintata e già compresa con la casa e nessuno sarebbe mai venuto da quella direzione ne tantomeno acquistarlo, per ora era solo impossibile costruire.
«Perché non ti fai una bella dormita? Questo pomeriggio dopo pranzo puoi esplorare un po' fuori casa invece di restare qui a oziare».
Ipotizzò la madre accompagnandola nella sua camera.
Alice aprì la porta della sua nuova stanza: era molto spaziosa con le pareti di color beige, In fianco al letto un comodino quadrato, con il baldacchino fatto di stoffa.
Alice ci si sdraiò sopra, il materasso era morbido e confortevole tanto che si addormentò subito.
Cassandra mentre guardava la figlia cadere nel sonno e pensò tra sé
Conosceva bene tutto questo, non era facile affrontare un trasloco soprattutto per sua figlia che era una ragazza ancora tenera, ingenua e molto giovane.
Crescere lontano da una città frenetica sarebbe stata la scelta più giusta per lei, Alice doveva imparare a staccarsi da tutti i suoi rifugi e uscire da quel guscio diventato troppo piccolo ormai.
Alice aprì gli occhi stordita, pensava di aver dormito solo cinque minuti e invece era tardo pomeriggio, dopo aver infilato qualcosa tra i denti, guardò insistentemente oltre il vetro della finestra, non era più la solita città rumorosa ma una tranquillità assoluta.
Prima di andare, si avvicinò verso lo specchio in entrata e guardò le sue condizioni: i suoi capelli lunghi erano tutti arruffati, un viso assonnato e un bisogno di un cambio d'abito, ghermì le valigie in un lampo e si sistemò, fece una treccia veloce e dopo aver preso le chiavi nuove uscì.
Attraversare il cancello è stato strano, come se avesse attraversato un portale che l'avrebbe condotta chissà dove, sentiva una strana sensazione, come se qualcosa di fantastico potesse accadere qui.
Il suono della natura, solo lei, gli uccellini che cinguettavano il profumo degli alberi e le larghe strade dove passavano poche macchine, non c'era nessun abitante in giro per essere solo pomeriggio, la ragazza camminava in bilico sulla riga bianca dell'asfalto aprendo le braccia aperte, si sentiva in paradiso, era così pura e fresca quell'aria, nulla a che vedere con Manhattan quasi non le mancava proprio.
La sera, Alice sentiva a malapena la madre inforchettare il pollo nel suo piatto, a cena tra loro due non esisteva spiccare parola, regnava solo il silenzio.
Erano sedute una di fronte all'altra come due poli opposti, sempre stato così fin dall'infanzia, abituata alle buone maniere composta a tavola Alice non aveva mai avuto il contatto di sua madre quando aveva smesso di imboccarla, i pasti erano l'unica cosa su cui erano distanti, anche lei
era cresciuta con lo stesso metodo: il nonno aspettava finché non finiva quello che c'era sul piatto e poi si andava a giocare.
Alice fissava insistentemente il suo piatto: una bella fetta di pollo alla piastra con una salsa cremosa di un colore giallo chiaro e contorno di patate condite e saltate.
Alice tagliò un pezzo della carne, raccolse la salsa e lo infilò in bocca, la carne era tenera e succosa, la salsa dava quella spinta di gusto acido piacevole invece le patate erano morbide dentro e croccanti fuori.Non male per essere la prima cena, si era aspettata di mangiare pizza da asporto seduta su un mucchio di scatoloni per una settimana.
«Ti piace la cena?» Ruppe il ghiaccio la madre guardandola con un certo interesse, Alice alzò il capo e annuì continuando a mangiare. «Siamo di poche parole stasera, oppure perchè ti aspettavi di mangiare da asporto per una settimana?» La provocò come se le avesse letto nel pensiero, soffocò una risata di imbarazzo e deglutì il boccone.
Cassandra sull'argomento aveva fatto centro.
«Ho la testa altrove...» -Aggiunse- «Quindi era per questo che negli ultimi mesi non c'eri mai».
Cassandra si era assentata parecchio in un periodo di tempo dall'azienda, aveva inventanto una scusa che si reggeva bene in piedi non facendo sospettare nessuno.
Alice non si era mai insospettita fino alla notizia del trasloco una settimana prima, ci aveva pensato durante il viaggio in macchina e aveva capito tutto lo stratagemma della madre.
«È stato complicato seguire tutta la preparazione della casa e l'iscrizione della tua scuola, tenere lontano tutto soprattutto da tua zia Lina è stato tutto per una buona causa». La madre si portò un altro boccone cercando di non ridere sul discorso appena fatto sulla cognata. «Con il fatto che ora abitiamo qui, non penso che tornerai nella tua scuola a Manhattan».
Per poco la ragazza non si strozzò con la carne, non poteva credere a quello che avevano sentito le sue orecchie. «Ma mamma, io mi trovavo bene lì». Protestò Alice appoggiando la forchetta sul tavolo, era speranzosa, sperava di studiare ancora lì così avrebbe avuto un pretesto in più per andare il più possibile a Manhattan, e considerare tutto questo solo una casa, ma lo sapeva che quando quella donna diceva una cosa non c'era nulla da discutere. «Certo che stavi bene, non parlavi ad anima viva, stavi pure a casa quando ti invitavano ai party o alle feste in piscina. Suvvia Aly, ho già trovato una buona scuola per te, in mezzo a tanti ragazzi diversi, vedrai che farai presto amicizia».
Alice accigliò in uno sguardo incattivito, Cassandra poteva capire il suo rancore ma non poteva stare da sola per il resto della sua vita esclusivamente con la famiglia, aveva bisogno di amici esterni e di qualcuno della sua età con cui passare il tempo libero.
«Tra non molto ci sarà il tuo primo giorno di scuola, a proposito di questo, non tornerai a casa.
In quell'istituto saranno presenti i dormitori, tornerai solo il week end e durante le feste».
Spiegò in tono pratico, "La socialità è una cosa fondamentale" Le ricordava sempre Cassandra, Alice ci rifletté, magari non aveva tutti i torti, non le andava molto l'idea di cambiare scuola, ma avere finalmente la possibilità di trovare qualche amico accettò meno difficilmente l'idea.
Non aveva mai avuto dei veri amici, quei compagni di scuola erano solo persone che si consideravano solo per secondi fini, all'asilo dove c'era più spensieratezza ne aveva un paio che crescendo si sono persi i rapporti o dimenticati.
La classica amicizia dall'asilo? Mai avuta.
«Sai con chi sarò in stanza?» La mamma fece un sorrisetto divertito: «Due ragazze che abitano qui nelle vicinanze, Mary Osford e Lisa Kendell, ho aiutato i loro genitori a pagare l'affitto della stanza, avete quella più adatta per tutte e tre». Alice era curiosa, i nomi di queste ragazze erano particolari, si chiedeva che aspetto avessero e se magari stando in stanza assieme potevano fare amicizia e sperava di poter andare d'accordo.
La madre le mostrò la sua divisa scolastica: completo in stile vittoriano sui toni del marrone scuro: fatto di un tessuto poco rigido, un vestito con la gonna lunga al ginocchio, una giacchetta e un coprispalle per l'inverno, camicia bianca, una cravatta, un fiocco per capelli, calze bianche e scarpe in pelle classiche con il laccio nere.
Sulla giacca c'era lo stemma della scuola, uno scudetto con lo sfondo dorato e una foglia verde al centro.
Era davvero particolare per essere divisa scolastica, eppure da quello che le aveva spiegato la mamma, era una scuola molto prestigiosa se non serissima.
Alice passò la mano sulla divisa entusiasta e sentì la trama del tessuto, un sorriso le si formò sulle labbra.
«Vado a fare la valigia meglio che sia apposto».
Disse e camminò immediatamente in camera sua con la divisa tra le braccia, doveva prepararsi al meglio per cercare di fare buona impressione è non dimenticarsi niente, Cassandra sorrise dal suo atteggiamento goffo.
Passarono un paio di giorni fino all'arrivo del primo giorno di scuola.
Alice era seduta al suo posto mentre beveva la sua tazza di tè accompagnata da un pain au chocolat, il suo dolce francese preferito: una sfoglia soffice e dal sapore burroso con al suo interno due barre di cioccolato, ottimo per iniziare bene la giornata.
Era già truccata e in uniforme scolastica, solo un velo di correttore e mascara per rispettare il protocollo di abbigliamento del regolamento scolastico, i capelli li aveva acconciati a mezza coda e ci aveva applicato il fiocco ai capelli.
La madre era dall'altro capo del tavolo anche lei ben preparata intenta a fare la sua colazione, Alice era nervosa ma riuscì a sopprimere la maggior parte delle emozioni, fare la modella aveva un suo vantaggio e ormai ci aveva fatto il callo.
Cassandra controllò l'ora accendendo lo schermo del telefono.
«É ora di andare, sono ben riposata ti accompagno io in macchina».
La ragazza annuì e prese le sue valigie.
L'uniforme aveva anche il proprio zaino scolastico, una valigetta di pelle con decorazioni in stampa oro e la scritta della scuola, anch'essa in dotazione con l'uniforme.
Caricò tutto sull'auto e partirono verso la scuola, fortunatamente il parcheggio libero era davanti all'edificio così accostò e aiutò la figlia a scaricare i bagagli poi si incamminarono per raggiungere la presidenza.
Nel tragitto gli occhi degli studenti erano puntati su di lei, cercò di sfoggiare il suo sorriso più dolce e di sembrare il più amichevole possibile ma per alcuni ragazzi sembrava una messa in scena da "buon viso cattivo gioco" altri invece la consideravano una celebrità.
Nulla di nuovo.
«Ma quella è Alice Clark?» «Si è proprio lei!» «Vorrei tanto essere come lei.» «É più bella dal vivo!» Questi erano i commenti, era perfettamente calma.
Si fermò a guardare incuriosita l'imponente struttura. «Forza Alice andiamo, il preside ci aspetta».
«Arrivo» rispose in tono distratto quella voce delicata raggiungendola a passo calmo.
«Stai bene? Sei pallida». Disse sfiorandole il viso diventato bianco. «Sei nervosa? Tranquilla andrà tutto alla grande e non badare a chi ha da ridire su di te». Disse Cassandra facendole un sorriso, raggiunsero l'ufficio del preside e si sedettero: Nella stanza erano presenti vari trofei di gare vinte nei precedenti anni scolastici e alle pareti presenti vari tipi di foto tra cui un attestato dall'aspetto antico alle spalle del preside seduto su una grossa poltrona in pelle rosso tendente al marrone, era di età compresa tra i cinquanta e i sessanta, i capelli corvini segnati di striature argentee pettinati in un taglio moderno, occhi scuri e un sorriso gentile delineato da due folti baffi dritti e ben curati, aveva un po' di pancetta ma era sovrastata dalla camicia sulle braccia mentre le gambe erano nascoste dall'elegante scrivania in legno, le due donne aspettarono la parola dell'uomo. «Benvenute alla Woodland High school, questa scuola non ha indirizzi specifici, si studia e poi si va all'università se si vuole.
Prima di lasciare Alice ad accedere al dormitorio devo illustrarvi i servizi che offre l'istituto». La madre annuì e il preside proseguì.
Durante la conversazione Alice si sentì osservata, con la coda dell'occhio vide due ragazze dare un'occhiata all'Interno dell'ufficio per poi sparire, non riuscì a capire chi fossero perché furono troppo veloci.
«Permette una domanda signorina Clark: fa sport lei?»
Disse con la sua voce gentile attirando l'attenzione della giovane dalla distrazione. «No, faccio workout a casa nulla di che». L'uomo annuì, prese gli occhiali da vista dall'astuccio nero, un paio di fogli, una penna e li passò alla madre della ragazza che iniziò a firmare. «Per lo sport signorina Clark potrà sceglierlo in seguito, ci sono due giorni dedicati per decidere e questa scelta farà in modo di avere credito per gli anni scolastici a venire».
La madre annuì di nuovo e il preside riprese la parola «La ragazza è già in divisa ed è un buon inizio, Alice può congedarsi nelle camerate e sistemarsi prima delle lezioni, le prime settimane si farà solo metà giornata per consentire agli studenti ancora un po' di libertà prima del freddo». Indicò con gesto gentile alla ragazza di proseguire verso le camerate, Alice salutò il preside e di avvicinò alla mamma. «Appena ho finito qui ti vengo a salutare, va bene?» La Alice annuì silenziosa e si incamminò lungo i corridoi per andare nei dormitori.
Chissà chi erano quelle due persone che la stavano spiando prima nella presidenza.

𝐺𝑂𝐿𝐷𝐸𝑁 𝐻𝑂𝑅𝑆𝐸 || 𝑅𝑂𝑀𝐴𝑁𝑍𝑂 [𝑅𝐸𝑉𝐼𝑆𝐼𝑂𝑁𝐸] [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora