Accademia Williams.

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Aiden non poteva essere più in imbarazzo di così. A quanto pare, essendo il suo un caso singolare, era l'unico che doveva iniziare l'anno scolastico a Ottobre in quella Accademia.
Il viaggio da New York a Londra fu abbastanza tranquillo, fatto a eccezione di alcuni avvertimenti da parte della madre, che, tutto un tratto, sembrava interessata a lui.

«Signor Beauchamp, mi segua pure.»
Aiden eseguì l'ordine in silenzio e con passo felpato seguì l'uomo davanti a se. Era sulla quarantina: viso glabro; una mascella pronunciata e un fisico di tutto rispetto. Intanto il corvino si guardava intorno, cercando di scorgere più dettagli possibile della struttura. Era davvero enorme.

L'ingresso è costituito da un'ampia hall che dava sulla scalinata centrale, la quale conduce a altri sei piani di altezza in cui si sviluppa l'intero edificio. Le aule dove si svolgono le lezioni teoriche occupano l'ultimo piano, quelle pratiche invece il penultimo.
Inoltre nei piani più alti sono destinati alla locazione di una grande biblioteca, di un archivio centrale e di un'aula Magna piuttosto ampia. Le stanze invece erano situate al primo e al secondo piano.

Dopo aver salito l'imponente scalinata, i due cominciarono ad attraversare numerosi corridoi, e in quel momento Aiden realizzò che probabilmente si sarebbe perso tra tutti quei ambulacri.

«Questa è la vostra stanza, Beauchamp.»
Indicò la targhetta placcata d'oro fissata nel legno della porta con su scritto: "155."

«Grazie, Signore.»
L'uomo fece un sorriso mite e si congedò, sparendo tra i vari corridoi che si biforcavano man mano. Tirò con forza la valigia malfunzionante all'interno della stanza, notando con piacere che fosse vuota. Almeno avrebbe avuto un attimo di pace per ambientarsi.

Disfò il bagaglio e guardò per un momento l'orologio: 7:15 P.M.
Sulla scrivania trovò un foglio della scaletta che doveva seguire giorno per giorno, e la lesse con attenzione, aggiustandosi di tanto in tanto gli occhiali, ormai sporchi per il lungo viaggio.
«Colazione alle 7:30 del mattino? È meglio che faccio il biglietto di ritorno.»

«Io non ci vado mai.»
Disse d'improvviso una voce calda e suadente. Aiden si girò di scatto, e si ritrovò un ragazzo alto e muscoloso, con i capelli bagnati e biondi e con due iridi che sembravano fatte di ghiaccio. Indossava soltanto un asciugamano che gli copriva la vita stretta e ne aveva poi un altro con cui si asciugava distrattamente i capelli. Era appena uscito dal bagno.

«No? E perché?»
Chiese con curiosità, posando nuovamente il foglio sulla scrivania, ormai stropicciato dalle sue mani.
«Mmmh... mettiamola in questo modo: se andassi a colazione poi regalerei un eccitamento globale sin dalla mattina. Non credi?»
Disse con tono mellifluo, leccandosi poi leggermente le labbra carnose e rossicce.

«Io di prima mattina non riesco a vedere praticamente nulla, quindi non penso che correrei questo pericolo. Prova a chiedere a qualcun altro.»
Fece un mezzo sorriso e si passò una mano tra le ciocche leggermente in disordine.

Il biondo si limitò a fare spallucce, accovacciandosi e prendendo un paio di boxer della Calvin Klein neri e un completo che non sembrava specificamente adatto a un ambiente scolastico.

«Touché. Non ti abituare troppo a questa stanza... l'altro che ti ha preceduto se n'è andato in meno di una settimana.»
Aiden era leggermente intimorito da quelle parole. Ma i tipi come lui li conosceva fin troppo bene.

«Ah, davvero? Fai così tanta paura?»
Chiese il corvino mentre passava un dito sulla scrivania.
«Non lo so, dimmelo tu. Faccio così tanta paura?»
Si alzò di scatto e mostrò un largo sorriso a trentadue denti, ma qualche secondo dopo ritornò a un espressione annoiata.

«No, non direi.»
Aiden si sedette su uno dei singoli letti che si trovavano nella stanza, ma dall'improvviso scatto che ebbe il ragazzo al rumore delle molle cigolanti, capì che non era stata propriamente una buona idea.

«Quello. È. Il. Mio. Letto.»
Scandì bene parola per parola e fissò il ragazzo con i suoi occhi di ghiaccio.
«Tieni sempre disfatto il tuo letto? Non ha neanche le lenzuola!»
Si alzò per guardarlo un secondo, sedendosi nuovamente.

Aiden stava inconsapevolmente provocando il ragazzo, il quale però non sembrava particolarmente felice di tale sfida.
«Senti, ragazzino. Se non vuoi essere cacciato già dalla prima serata ti consiglio caldamente di non rompermi e di non fare lo spiritoso.»
Fece un mezzo sorriso, si girò e tolse l'asciugamano di colpo.
Ad Aiden gli ci volle tutta la sua forza di volontà per non rimanere lì, a fissarlo tutto il tempo, come un ebete.

«Non è scortese non presentarsi?»
Chiese Aiden, trovando ora particolarmente interessanti le sue sneakers. Non aveva mai visto un altro ragazzo nudo, in carne ed ossa, davanti a lui.
«No.»
Disse prima di girarsi e di mostrarsi.
Dopo qualche secondo sì infilò le mutande e cominciò ad abbottonare la camicia.

«Senti, cadetto, vedi di non fare qualche brutto scherzo. Non chiudere la porta a chiave. Tanto non entra nessuno.»
Disse con tono beffardo, allacciando l'ultimo bottone, passando ora ai pantaloni.

«Sta tranquillo. Non lo farò.»
Sbuffò leggermente, abbastanza scocciato da tutte quelle esortazioni. Non aveva mai fatto una conversazione così lunga. Aiden si stese sul letto situato dall'altro capo della stanza e portò le braccia dietro la propria nuca.

«Bravo ragazzo.»
Una volta messi i pantaloni, prese il suo giubbotto di pelle e lo portò dietro la propria schiena, retto soltanto da due dita.
«Bella faccia, comunque.»
Ammiccò al suo ematoma, ormai diventato violaceo. Aiden non rispose a quella provocazione, soffiando semplicemente una risata.

Il biondo uscì dalla stanza e si chiuse la porta dietro di se, facendo calare evitabilmente il silenzio nella camera 155.
Aiden si alzò dal letto, dirigendosi immediatamente alla finestra. Da qui aveva una visione quasi completa dell'intera Accademia.
A giudicare dalla continua affluenza che c'era in quel momento per l'istituto, quella sera avevano probabilmente organizzato un qualche tipo di festa.

Aiden si limitò a sedersi sul pianerottolo della finestra, prese il pacchetto di sigarette che aveva in tasca e se ne accese una. Non poteva fare altro che aspettare che si facesse un orario consono per mettersi a letto.

La serata era passata più in fretta del previsto. Libri; musica e una buona doccia dopo sette estenuanti ore di volo avevano favorito a farlo rilassare un po'. Erano le 12:00 in punto.
Aiden si era infilato a letto, ma ci vollero almeno una ventina di minuti prima che si addormentasse.

Si girava e rigirava tra le lenzuola, in un evidente stato di dormiveglia. Strofinava di tanto in tanto la testa sul cuscino e sulla tastiera del letto. D'improvviso la porta si spalancò, e sentii il tipico rumore di chi si lancia a capofitto sul materasso. Aprì lentamente un occhio, poi l'altro, e osservò quella scena: il biondo stava baciando una sconosciuta, e intanto si stavano spogliando a vicenda.

Era praticamente pietrificato. Non gli era mai accaduta una cosa del genere. Si limitò a prendere il cuscino e portarselo alle orecchie, cercando di attenuare il più possibile il rumore di gemiti da parte di entrambi. Non sapeva esattamente quanto sarebbero durati... ma di una cosa però era certo: quella sera non avrebbe chiuso occhio.

Scrivilo sulla linea dell'orizzonte.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora