Caffetteria. //Nicolas//

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Mi sveglio all'alba, mi vesto, prendo un caffè al volo ed esco di casa.
Da due anni lavoro nello stesso bar e da due anni ho la stessa identica routine.
Entro nel bar e dopo aver salutato il mio capo e la mia collega mi posiziono dietro al bancone.
Passo il mio tempo a servire caffè ai mattinieri che impazienti aspettano che io li serva per poi sfrecciare al lavoro.
Sempre le stesse facce monotone, le stesse voci e gli stessi completi da lavoro, tutti perfettamente uniformati.
Questi uomini in giacca e cravatta peró vengono spesso affiancati da persone alquanto bizzarre; arzilli vecchietti che alle sei e trenta del mattino sono già sorridenti e gentilmente ti chiedono un cappuccio con brioche, ragazzi in after che indossano gli occhiali da sole anche al chiuso e poi c'è lui.
Non viene qui tutte le mattine, non ha una routine precisa e non si prende neanche un secondo di pausa da quando entra nel locale.
Arriva sempre a metà mattina verso le dieci meno un quarto ed ha sempre il fiatone, come se avesse corso la maratona di New York.
Si avvicina al bancone e mi chiede sempre le stesse sei brioches, due al pistacchio, una alla crema, due al cioccolato ed una vuota.
Nonostante io percepisca la fretta nei suoi occhi, non si é mai dimostrato scortese, al contrario mi ha sempre ringraziato per il mio servizio donandomi un dolce sorriso, per poi sparire all'esterno.
Sono ormai le undici e per me le probabilità di vederlo ormai sono andate in fumo.
Anche se non ho mai proferito parola con quel ragazzo, oltre le frasi: "Buongiorno desidera?" e "Fanno 5,50€", qualcosa di lui mi attira, forse é il suo sorriso dolce, oppure la curiosità che ogni volta mi fa chiedere come mai sia così di fretta.
I miei pensieri vengono interrotti dalla campanella posizionata sopra la porta che si apre rivelando la figura del "ragazzo di fretta" che però al contrario del solito oggi sembra piuttosto tranquillo.
La sua entrata viene seguita da altri cinque ragazzi che ridono e scherzano tra di loro.
Li seguo con lo sguardo mentre vanno a sedersi ad un tavolo, recupero il mio blocchetto e vado a prendere le loro ordinazioni sotto lo sguardo attento della mia collega che durante questo periodo ha notato la mia "curiosità" verso il ragazzo.
Li raggiungo al tavolo e sorridendo dico: "Buongiorno cosa desiderate ordinare?" "sei caffè e... Regaz che brioches volete?" mi risponde uno dei ragazzi, ha una folta barba rossiccia ed i capelli biondi "Lasciatemi indovinare... due al pistacchio, una alla crema, due al cioccolato ed una vuota?" azzardo io.
Come mi é venuto in mente di dire una cosa del genere? Sono una barista, non una loro amica, non ho sufficiente confidenza per dire una cosa del genere.
Tutti mi fissano straniti  "Beh il vostro amico viene qui spesso e siccome ho visto che siete in sei ho intuito che le brioches fossero per voi" dico tentando di nascondere l'imbarazzo che si é creato "Ecco dove prende quelle brioches così buone. Hai capito il Bic!" dice il biondo con aria divertita dandogli un leggero colpetto col gomito generando un leggero risolino da parte dell'amico "Comunque hai centrato il segno sono quelle giuste!" Esclama guardandomi, gli sorrido di rimando e vado a preparare il loro ordine.
Glielo porto e torno al mio lavoro dietro al bancone.
Li vedo avvicinarsi alla cassa così mi avvio per fare loro lo scontrino.
Comunico ai ragazzi la somma e il cosiddetto Bic si avvicina per pagare.
Mi posiziona i soldi sul palmo insieme ad un bigliettino.
Mi guarda, mi sorride e poi se ne va uscendo dal locale con i suoi amici.
Apro il bigliettino e leggo il contenuto:
Grazie per la pazienza ogni mattina e grazie per le brioches.
-Nicolas Paruolo
Oltre a quelle poche righe c'era un numero, sorrisi a quel gesto e tornai a lavorare.

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