"Cherry non é il momento di farsi prendere dal panico, non tutto è perso, può darsi che non si accorga neanche del braccialetto. Non mi sembra giusto rimuginare su una cosa che non é ancora successa"
Ero seduta sul letto della mia camera, con le mani sul capo in preda allo sconforto. Ero in quella posizione già da un pò e non riuscivo a muovermi. Cosa mi aveva preso? Perché avevo intrapreso un azione così sconsiderata?
Non era affatto da me.Mi sentivo persa, viaggiando in un mare infinito, senza sapere la rotta. Come avevo potuto imbarcarmi senza minimamente considerare le conseguenze del mio viaggio?
Il mare di incertezze, dubbi e paura in cui vagavo, mi stava soffocando.Sento la mano di Lily posizionarsi sulla mia spalla "Hey, é un momento di debolezza, passerà, tu li superi sempre"
Le sue parole riecheggiano nella mia testa una volta, ancora, e ancora.
Le superi sempre."Dove è mia madre?
Sono le 22:00, perché non è ancora qui"
Sento la voce di Lily distante, ma riesce lo stesso ad arrivarmi fin dentro il cuore "Il problema non é solo il braccialetto, é una parte del problema. Non puoi sempre ricacciare giù i tuoi mali, li devi affrontare e andare avanti. Un giorno ti sovrasteranno, arriverai ad un punto in cui non riuscirai più a rialzarti."
Ci fu un attimo di silenzio poi Lily continuò "Almeno sfogati con me, condividere un fardello con qualcuno può alleggerirti. Tu ci sei sempre stata per me, io non posso e non voglio lasciarti sola. Fatti aiutare Cher"Avevo la labbra serrate, incapace di rispondere all'unica persona che non mi aveva mai abbandonata. Nessuna lacrima solcava il mio viso, dovevo essere forte se non volevo sprofondare nel mare delle mie sciagure.
Sento, quando meno me lo sarei aspettata, il suono di chiavi: Mia madre era tornata.
I miei piedi si muovo da soli, meccanicamente, portandomi davanti alla porta di ingresso.
Come se per lei fosse tutto normale, si chiude la porta dietro le spalle, fin quando non punta lo sguardo su di me "Ciao Amore"
Quelle dolci e semplici parole mi rimbombano nelle orecchie, come pallottole infuocate.
"Dove sei stata?" Le urlo con tutta la voce che avevo in petto.
La vedo sobbalzare, non aspettandosi la mia reazione, o che le potessi parlare in quel modo.
Non si scompone più di tanto, come se le mie parole e il mio tono di voce non l'avessero nemmeno scalfita.
Posa la borsa sul divano e si toglie il cappotto "Sono stata da un amica"
Sentivo piano piano il sangue salirmi al cervello. Con tutto il mio autocontrollo cerco di trattenere la rabbia "Quale amica? Non mi sembra tu abbia amiche in questa città."
"Invece si" mi rispondo subito.
Senza degnarmi minimamente di uno sguardo si dirige in cucina, io la seguo a mia volta.
"Hai mangiato?" Mi chiede come se nulla fosse.
Batto le mani sul tavolo di legno con forza "Mi stai mentendo."Dopo 18 anni, so riconoscere una bugia dalla verità, l'ennesima bugia di mia madre.
Il colpo sembra risvegliarla dal suo stato di quiete, gira la testa verso di me e mi colpisce con uno sguardo severo "Non sono fatti tuoi, Cherry.
Io sono tua madre, e sono io che devo porti delle domande, non il contrario. Forse non ti è chiaro ancora il tuo posto: Io sono tua madre e tu sei mia figlia. Pretendo rispetto." Mi ripete con durezza nella voce.
Aveva il viso teso, la mascella dura, e le spalle pesanti, di chi ha dovuto crescere una figlia da sola, essendosi fatta sopraffare dalla difficoltà.
Non aggiungo una parola, colpita ancora una volta nel cuore, che man mano negli anni si sgretolava.
Parlare o discutere non sarebbe servito a nulla. Lei era sempre stata una donna testarda, non accorgendosi che ferendo o maltrattanso se stessa, faceva soffrire anche sua figlia.Trattengo le lacrime.
Lascio la cucina e mi dirigo al piano di sopra. Andare nella mia stanza in quello stato non mi sembrava proprio una buona idea, dato che c'era anche Lily. Entro in una delle camere del piano di sopra. Da quando ero in questa casa non avevo utilizzato altre camere oltre la mia. Mi stendo sul divano al centro della stanza, non prima di chiudermi la porta alle spalle. Mi ritrovo in una delle stanze che mi era piaciuta di più delle altre, nel mio tour iniziale della casa, forse perché era piena di scaffali con tanti libri, forse appartenenti a mia zia.
Era di un rosa tenue, al centro si trovava il divano su cui mi ero adagiata. Sulla parete centrale vi era una grande finestra da cui passava il chiarore della luna. Illuminava il mio viso, ormai intriso di lacrime.Avrei voluto urlare a mia madre che, in realtà, ero io, la vera adulta della situazione, che mi stava facendo soffrire, che ero sua figlia. Avrebbe dovuto contare per lei.
In tutti quegli anni non aveva fatto altro che pensare a se stessa: lei aveva perso un marito, aveva dovuto crescere una figlia da sola, contare solo sul suo lavoro per mandare avanti la baracca. Non aveva mai, minimamente pensato, a come dovessi stare io.
Io avevo perso un padre, non lo avevo mai conosciuto. Lui aveva abbandonato sua figlia, come se la sua nascita fosse stato solo un brutto errore, e mia madre non l'aveva, dopo anni, ancora accettato.
Si era buttata sull'alcol, aveva iniziato ad andare a letto con uomini sconosciuti, a drogarsi. Io ero sempre stata lì, a cercare di aiutarla a superare il peso dell'abbandono.
Lei era sempre stata brava a scappare, di città in città, dai suoi problemi, promettendomi in silenzio che, se fossimo andate in un altro luogo, le cose sarebbero cambiate.
Non era vero, le sue promesse erano solo bugie, mentre io cambiavo città, allontanando le persone da me, come se fossi destinata a restare sola, abbandonando qualsiasi amico avessi.
Mia madre, non si era mai preoccupata di chiedermi come stessi. Ma cosa sarebbe servito dirle che non era una brava madre?
Avrebbe buttato i suoi dispiaceri sull'alcol come sempre, e io sarei sprofondata nelle mie lacrime, senza chiedere aiuto a nessuno, perché lei era mia madre e mio, era il compito di aiutarla. Il problema era che non ero neanche in grado di salvare me stessa, come avrei potuto salvare qualcun altro?Una lacrima più lunga delle altre, mi arriva in bocca, facendomi sentire il suo sapore dolce. Rivolgo gli occhi verso il cielo infinito, pullulante di stelle: Avrei voluto solo che mi chiedesse come stessi.
Prima di sprofondare nelle braccia di morfeo, un ultimo pensiero in quel turbine di emozioni, mi sfiora la mente. Prendo il telefono dalla tasca e faccio ciò che avrei dovuto fare già da un pò. Sapevo di trovarmi in un momento orribile, avevo il viso pieno di lacrime, ma purtroppo la mia vita andava avanti, potevo solamente mettere da parte i miei dispiaceri per sopravvivere.
Sapevo che così non avrei mai risolto nulla. Forse aveva ragione Lily, un giorno non avrei avuto le forze per andare avanti, sarei sprofondata nel mio buio, senza via d'uscita.
Ma cosa mai avrei potuto fare, se non andare avanti finché il mio cuore avrebbe retto?
Forse lo stavo forzando troppo, prima o poi si sarebbe rotto, ma di soluzioni migliori non ne avevo.Senza pensarci due volte, digito il messaggio velocemente. Ero così stanca, dormire era l'unica cosa che mi avrebbe fatto dimenticate per un pò i miei problemi.
Mi sistemo meglio sul divano, subito dopo sento un bip proveniente dal cellare. Mi appresto a leggere la sua risposta.
《Ti dò un passaggio per andare a scuola, domani alle 7:00. Mandami l'indirizzo di casa tua.
-Connor》Rilego il messaggio una seconda volta, prima di abbandonarmi ad un un sonno di speranze, che non troveranno mai la loro luce.
Avrei voluto solo che mi chiedesse come stessi.

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Con Me Ci Metti Il Cuore, O Ti Fai Da Parte.
RomanceCherry Mils è una giovane donna di soli 18 anni, é stata una bambina che non ha mai avuto un padre, non ha mai vissuto a pieno la sua infanzia e sulle spalle sì è sempre caricata dei problemi della madre, cercando sempre di proteggerla. Un angelo da...