Epilogo

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Piangevano. Di nuovo. Mentre si alzava sentì l'altra figura che divideva il letto con lui lamentarsi. Erano le 6:30 e l'ultima volta che si erano alzati era stato due ore prima. Ci si aspetterebbe che dopo un anno il ritmo sonno/veglia fosse diventato più regolare ma quando stavano male non c'era niente che si potesse fare: piangevano senza sosta.
L'uomo si alzò e andò nella cameretta in fondo al corridoio. Quando entrò, da uno dei tre lettini bianchi in fondo alla stanza spuntava una testolina bionda come quella della madre.
Il piccolo aveva gli occhi azzurri umidi e le guance rigate dalle lacrime.
Ted si avvicinò e prese in braccio il maschietto. Il pigiamino azzurro era tutto storto e lui stringeva forte al petto un coniglietto che gli era stato regalato dalla nonna per il suo compleanno.
-Shh, vieni qui Jackson. È tutto okay, ora andiamo dalla mamma.- gli disse sistemandogli la maglia. Prima di uscire si sporse oltre le due culle da cui non proveniva alcun suono. Nella prima Matt, un maschietto con i capelli rossicci e un pigiamino verde, dormiva tranquillo a pancia in giù con la manina avvolta intorno ad un orsetto di peluche. Sorrise e si affacciò oltre la terza culla. La piccola Cécile, la seconda più grande tra i tre gemelli, dormiva tutta rannicchiata in un angolino. I capelli biondi erano stati raccolti la sera prima in due piccole trecce che ormai si erano disfatte. Anche lei come il fratello aveva il pigiamino giallo tutto storto. Ted allungò la mano per sistemarglielo prima di uscire. Quando arrivò in camera da letto, Victoire era avvolta nelle coperte e lo guardava sorridendo. Jackson sorrise.
-Mama- disse allungando le braccia verso di lei. Ted lo posò sul letto e il piccolo gattonò fino ad arrivare tra le braccia della madre.
Victoire lo accolse nel suo abbraccio e gli accarezzò amorevolmente i capelli. Alzò lo sguardo su suo marito.
-Non torni a letto? È domenica, oggi non lavori. Prenditi un po' per riposare.- gli disse.
-Cécile e Matt dormono... conoscendoli si sveglieranno solo tra qualche ora, posso permettermi di oziare ancora un po'.- convenne lui ritornando a letto e passando un braccio intorno alle spalle della moglie. Guardarono entrambi il figlioletto chiudere gli occhi e addormentarsi e, pochi minuti dopo, ricaddero anche loro tra le braccia di Morfeo.

In quel periodo Tomari, un villaggio giapponese della prefettura di Hokkaidō, era particolarmente bello. Come il resto del Giappone, a Maggio il villaggio si riempiva di petali rosa dei tanti ciliegi piantati lungo le strade e nei giardini. Le basse case in legno accoglievano una popolazione perlopiù magica. Emma si svegliò quando, dalla sua porta, entrò il piccolo Koki dicendole che erano appena arrivati tre gufi per lei.
Emma lo ringraziò e, dopo essersi vestita con una semplice maglia bianca e dei pantaloni neri che aveva comperato ad un mercato lì vicino, si diresse in cucina.
La piccola Akiko indossava un vestitino bianco ed era seduta al suo posto mentre aspettava che la madre, Yuan, le desse la colazione.
-Buongiorno!- disse la donna in giapponese quando vide il figlio ed Emma arrivare.
-Buongiorno.- le rispose sorridendo la ragazza. -Dov'è Masaki?-
Masaki Takanashi era un uomo corpulento che, come la moglie e i figli, aveva capelli e occhi neri.
-È partito presto per andare a lavorare.- le disse la donna mentre finiva di preparare la colazione e, con l'aiuto di Emma, la serviva ai bambini. Le due donne presero le loro ciotole e si sedettero a loro volta.
-Oggi sono arrivati tre gufi. Tre, mamma! E tutti per Emma. Devi essere molto popolare...- disse tutta felice la bambina.
Emma sorrise.
-Immagino siano dei miei genitori e delle mie sorelle... se ti va dopo ti faccio giocare un po' con il gufo di mia mamma. Tranquilla, Brooke è innocuo.- disse subito quando vide lo sguardo di Yuan.
-Oh si, ti prego!- le rispose tutta felice la bambina.
-Va bene, ma ora devi finire il tuo riso, l'uovo e le verdure. Poi potrai andare.- disse la donna sorridendo.
Akiko iniziò allora a mangiare in tutta fretta. Voleva assolutamente giocare un po' con il gufo.
Appena Emma ebbe finito di mangiare aspettò che anche gli altri finissero e poi ripulì tutto con la bacchetta. Prese Akiko per mano e la accompagnò nella sua stanza. Era una camera semplice. Un piccolo letto sotto alla finestra, un tavolino basso che fungeva da scrivania e un armadio. Era tutto fatto di legno chiaro che rendeva la stanza molto più luminosa e ariosa. Sul suo letto c'erano tre gufi: Brooke, quello della sua famiglia, Neve che era tornata con una lettera dalle sue sorelle e Rufus, il gufo di Ginevra.
Prese le tre lettere e poi diede Brooke alla bambina che iniziò delicatamente a carezzargli la testa piumata.
Emma prese la prima lettera, quella di Ginevra, e la lesse.

Éméline Potter: The New GenerationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora