...𝐚 𝐥𝐮𝐢 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐞𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐨𝐬𝐚?

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Un'altra giornata passata ad ascoltare musica.

Si ogni tanto mi parte la depressione. Sono lunatico e ciò non mi piace granché...

Il ragazzo era steso sul letto della propria camera da letto. Erano circa le 19:00. Pensava. Come al solito nei suoi pensieri c'era il suo ragazzo. A quanto pare era l'unica cosa che riuscisse a farlo sentire meglio. La scuola lo assillava e più lo pressava meno voglia aveva di impegnarsi. Perciò aveva solo l'amore. Ma anche quello iniziava a dargli qualche preoccupazione.

Ogni tanto diventa strano. Quando litighiamo è sempre colpa mia...colpa della mia gelosia...ho...solo paura di perderlo...non è colpa mia se temo di essere lasciato...lo amo da morire

Intanto il telefono prese a suonare.

È lui?

Il corvino prese a guardare il display del telefono guardando le notifiche. Per un attimo il suo umore aveva ripreso una buona piega. Aveva riposto tutta la sua felicità in quel suono.

No...non è lui..

Il suo viso riprese ad assumere un'espressione triste e dispiaciuta.

Mi manca...perché non risponde?...gli avrò fatto qualcosa?...sarà arrabbiato con me?...in tal caso...cosa avrei fatto? Vorrei solo sentirlo di più...alla fine ho bisogno di sentirlo...ma...mi ignora? Com'è possibile? Lui non sente la mia mancanza come io sento la sua?...lui mi ama...come lo amo io?

Un'ondata di domande travolse la mete del corvino. Più passava il tempo più quei pensieri iniziavano a farsi più oscuri e dolorosi...

<<Tch...>>

Strinze i denti stanco di tutto questo.

<<BASTA!>>

Si mise steso sul letto e una lacrima scese lungo la sua guancia. Lenta e silenziosa.

Fa...fa male...

Quella lacrima era a sua volta seguita da un'altra...e un'altra ancora...e senza accorgersene si ritrovò sul suo letto, con gli occhi colmi di lacrime.
Lo odiava. Odiava piangere come un bambino, ma allo stesso tempo era stanco di tenersi tutto dentro e farsi male. Si odiava. Odiava se stesso. Odiava tutto. Odiava quella situazione. Voleva scomparire.

Se gli dicessi che me ne vado...a lui importerebbe qualcosa?

Quella domanda gli si era piazzata nel bel mezzo della mente, come un grandissimo striscione...scritto in grassetto il quale non aveva la minima intenzione di scomparire.
Quella frase era messa a fuoco...lo faceva stare male...un male che non riusciva a far cessare. Pensava a una soluzione. Non voleva più piangere. Voleva smettere. Come fare?

Uh?

Dopo un po il suo si posò su uno scaffale della sua stanza. Lo usava per metterci delle cose di ogni tipo. Dato che era un cosplayer amava fare i suoi cosplay da sé. Su quello scaffale aveva tutto per creare oggetti, gomma eva, cartone, colla, stampi...un taglierino...
Il suo sguardo si posò proprio su quello...
Forse aveva capito come sentirsi meglio, anche se non lo aveva mai fatto prima...ma come si dice...se non provi come fai a sapere che effetti ha su di te?

Quindi prese il taglierino, sfilò via la lametta e guardò il suo polso. Vedeva poco le sue vene a causa della poca luce nella sua stanza. Le vene erano colorate...verdi e viola...

Hanno un bel colore.

Pensò il ragazzo poggiando la punta della lama sulla sua pelle. Poi si bloccò...aveva paura...era la prima volta, la lama era fredda...ma le lacrime non avevano smesso di scendere dalle sue guance e la frase era ancora lì...messa ben a fuoco nella sua mente. Cercò di vedere il quadro generale della situazione e ancora una volta...si sentì come se stesse per impazzire. Così premette con forza la punta iniziando a farsi dei tagli lunghi tanto quanto la larghezza del polso. Li fece uno dietro l'altro...e a volte per la rabbia ne fece anche qualcuno di sbiego in modo da unire più tagli insieme. Alla fine della scena vide il sangue scendere dalle sue braccia e unirsi in un unica goccia per poi cadere sul gelido pavimento bianco. Le lacrime avevano cessato di scorrere lungo le sue guance anche se ora al posto delle lacrime scorreva il sangue lungo il suo braccio.

Alzò il braccio iniziando a leccare via il sangue in modo da non sporcare più il pavimento. Dopo aver smesso di camminare si mise una felpa con le mani che larghe e lunghe in modo da non far venire a contatto il tessuto con la pelle appena tagliata. Dopo ciò prese un fazzoletto pulendo quella macchia di sangue a terra.
Sembrava tutto svanito.
Finito.
Era riuscito a far cessare quel dolore...anche se per un momento si era sentito meglio.

Le giornate continuarono così...più si sentiva ignorato, non amato...più i tagli aumentavano sul suo braccio. Ogni pomeriggio...cosi...finché una mattina a scuola...

<<Ale ti va di venire a una festa stasera? Ci sarà un sacco di gente della scuola, per dare il benvenuto ai nuovi studenti del primo anno>> chiese il suo compagno di banco curioso.

<<Mhh...veramente non lo so, in questo periodo non ho molta voglia di festeggiare>> disse il corvino grattandosi la nuca.

<<E se venisse anche il tuo ragazzo?>>

<<Vic verrà alla festa?!>>

<<Oh guardalo come si tira su di morale quando parlano di lui>>

<<Ma...uhm...alla fine è il mio ragazzo...ne ho il diritto giusto?>>

Noah guardò il compagno con un'espressione strana sul viso.

<<Ale va tutto bene? In questo periodo ti vedo davvero giù...>>

Il corvino non rispose...guardò altrove. Aveva paura di rivelare i suoi tagli sulle braccia. Il suo amico lo conosceva bene, aveva paura che gli avrebbe fatto dire qualcosa di sbagliato.
Ma prima che potesse accadere ciò la campanella suonò.
Ricominciarono le lezioni tranquillamente.

All'uscita da scuola il corvino prese il telefono cercando fra i contatti.

Lo chiamo...voglio sentire la sua voce...mi manca...

Nulla...squillava e non rispondeva.
Il ragazzo sospirò e tornò a casa.

Il solito pomeriggio.
Lacrime
Lametta
Sangue
Fine.

Beh ormai ci si era abituato a quella routine.

Ben presto sarebbe arrivata la sera. Era leggermente preoccupato. Il suo ragazzo sarebbe stato a quella festa...senza di lui...in mezzo a tanta gente...e soprattutto...senza di lui.

[𝐈𝐧 𝐚𝐧𝐨𝐭𝐡𝐞𝐫 𝐥𝐢𝐟𝐞]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora