Capitolo 2

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Luke

"I stared up at the sun, thought of all of the people, places and things I've loved."

"I stared up just to see, with all of the faces, you were the one next to me."

Allungai la mano e tastai il comodino alla ricerca del telefono. Non lo trovai e la sveglia cominciò a farmi venire il mal di testa.

Così aprii gli occhi e notai che la luce del display illuminava una cornice. Avevamo scattato quella foto durante un raro giorno di sole. Aleisha sorrideva e mi guardava, mentre io esibivo una delle mie migliori smorfie.

Avrei dovuto sbarazzarmi di quel ricordo, come di tutte le altre cose che mi facevano pensare a lei. Sospirai e decisi di alzarmi.

Andai ad aprire la finestra e quando passai di fianco al comodino, presi la cornice e la misi nella libreria, infilandola tra due libri.

Scesi le scale, consapevole del fatto che avrei dovuto sopportare le urla di mia madre e mio fratello.

Non perchè litigassero, ma perchè il loro tono di voce era incredibilmente alto, anche alle sette di mattina.

"Buongiorno amore." disse mia madre, sorridente. "Giorno." le risposi.

"Max vi ha comprato i cornetti." disse, indicandoli. Mi sedetti a fianco di mio fratello e ne presi uno. Max era il nuovo marito di mia madre. Era un tipo simpatico e ci comprava la colazione tutte le mattine.

"Sono in ritardo." disse nervosamente Jack, afferrando con velocità un cornetto e mordendolo. "Per?" chiesi, fingendomi interessato alla sua vita. "Nuovo lavoro." disse biascicando.

Nonostante frequentasse l'università e fosse mantenuto dai miei, voleva lavorare. E così, optò per essere un cameriere .

Diceva che oltre ad essere un posto di lavoro sicuro, interagiva con le persone e altre stronzate che si era inventato per auto convincersi di star facendo la cosa giusta, manco fosse una ragazzina in fase adolescenziale.

Presi una tazza di latte e ci versai una quantità industriale di cacao per poi iniziare a mescolare il tutto, lentamente. Piegai la testa, sorreggendola con il palmo della mano.

"Luke, cos'hai?" chiese dolcemente mia madre. Alzai lo sguardo. "Niente." dissi poi, cercando di apparire disinvolto.

Sentii Jack fingere una tosse e mi voltai a guardarlo. "Che vuoi?" chiesi scocciato.

"Non vuoi dire alla mamma perchè in questi giorni sembri un morto vivente?" chiese. "Jack non rompere le palle." dissi duramente.

Era mio fratello maggiore, ma era incredibile come a volte sembrasse un bambino dispettoso.

"Luke il linguaggio. Che è successo?" chiese mia madre, preoccupata. Sbuffai, sapendo già che nonostante la domanda fosse rivolta a me, avrebbe risposto qualcun altro.

" Aleisha l'ha mollato." disse puntualmente Jack. "Ma te ne vai ?" gli urlai praticamente in faccia..

"La verità fa male." disse lui, divertito. "Anche un pugno in faccia fa male, Jack." dissi seccato.

"Perchè non me lo hai detto?" chiese mia madre, sorpresa. "Non ho voglia di parlarne." dissi, alzandomi.

"Luke." mi richiamò lei. Ma io salii le scale ed andai a vestirmi.

Aprii la finestra e uscii sul balcone, attraverso la portafinestra della casa di fronte, vidi Louis intento a chiudersi il cappotto.

A Liverpool l'inverno era rigido e la sera prima aveva nevicato. Perciò faceva freddo e questo diminuiva ulteriormente la mia voglia di andare a scuola.

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