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Certo che Trento, è veramente bella!
È vero, non sarà di certo la mia Roma, ma ha anch'essa, il suo fascino e il suo perché.
Non avrei mai pensato di dire una roba del genere dato che non mi ha mai ispirato come città, ma invece, mi sono un po' ricreduta. Non vedo l'ora di dire questo a mia madre, perché so già che mi dirà: "Awww che bello, alla vecchiaia mi trasferirò lì!"
Mi ripete questa frase da quando sono nata, pazzesco! Le piacciono molto, al contrario di me, i paesi freddi.
Ma come fa? Bah!

Siamo dentro questa navetta da circa mezz'ora e, ovviamente, sono appiccicata al finestrino ad ammirare il paesaggio che sta scorrendo davanti ai miei occhi. Purtroppo, però, sono disturbata dalla cassa musicale di Giovanni che, come sempre, è a tutto volume.
Ha sempre avuto anche questo grande difetto: in qualsiasi posto vada, porta sempre con se quell'aggeggio.
Persino la mattina davanti scuola, la tiene accesa!
Ma io mi chiedo: COME CAZZO CE LA FAI A PRIMA MATTINA?
E soprattutto: NON HAI CAPITO CHE NESSUNO, E DICO NESSUNO, HA VOGLIA DI SENTIRE QUELLO SCHIFO DI MUSICA CHE METTI, ALLE 8:00? ALLE 8:00, CAZZO! QUANDO NESSUNO RIESCE A SOPPORTARE IL SOLO RESPIRO DELL'ALTRO?!
Mi chiedo anche, a tal proposito, se per caso se la porti con se anche in bagno o quando va a dormire!
Credo che in queste quattro settimane, lo scoprirò!
Ora basta pensare a questo, altrimenti mi alzo, vado dove è seduto, gli prendo quella cosa e gliela lancio dal finestrino.
Quindi, per favore, respira Ludo, puoi farcela. Non agitarti adesso, soprattutto poi, per colpa di un povero cretino.
Mi giro, respiro e, con tutta la tranquillità di questo mondo, gli dico: "Oi Gio, puoi abbassare il volume per favore?" Visto, non è stato tanto difficile.
Torno a guardare le bellissime montagne, ma ormai la testa mi sta scoppiando. Non vedo l'ora di arrivare e andarmi a fare un riposino.
Ne ho bisogno!

"Si può sapere, dove cazzo ci hanno mandati?"
Ora è Giovanni a porgere questa domanda a noi, con tono stanco e spazientito.
Devo dire, che non ha tutti i torti.
Ormai, è da più di un'ora che stiamo salendo su per le montagne.
Per quanto il paesaggio continui ad essere sempre più bello, sono stanca e sto iniziando a soffrire il mal d'auto.
"Ok, forse siamo arrivati" dice sempre Giovanni, sperando che l'autista abbia rallentato per farci scendere.
AHAH, ILLUSO!

"Ragazzi, siamo a Hotel Bella Luna."
Dopo un'altra mezz'ora, siamo arrivati all'ultimo hotel di questa montagna.
Roberto, Luca e Giuseppe stanno scendendo: "Ciao ragazzi, in bocca al lupo e divertitevi. Ci vediamo presto" ci dicono salutandoci.
"Ciao raga, fate i bravi e venite a trovarci quando potete." Credo che anche Giovanni si stia agitando e, come dargli torto; siamo praticamente in mezzo al nulla.
In qualsiasi angolo, vediamo soltanto neve, neve e...NEVE!
Credo di non poter resistere quattro settimane qui.
Ripartiamo e stavolta, non saliamo più, ma iniziamo a scendere.

Finalmente siamo arrivati!
Scendo e scruto bene l'esterno dell'hotel: è un grosso edificio bianco e devo dire che, come è situato, somiglia molto ad un grosso mattone appoggiato sulla calce (la neve, in questo caso).
Non mi fa impazzire; spero che dentro sia meglio.
Prendiamo le valigie ed iniziamo ad incamminarci fino ad arrivare a...una scalinata!
Fantastico, iniziamo subitissimo con il distruggere la mia valigia!
Tento di appoggiarla sul primo gradino mentre guardo i maschi che sono arrivati già in cima.
A quanto pare, non sanno neanche che cosa significhi la parola galanteria!
Viola ed io ci guardiamo con sguardo stanco e basito allo stesso tempo: "scusatemi eh, non voglio disturbarvi, ma qualcuno di voi può, gentilmente, venire ad aiutarci?" chiedo ai boys accigliata.
"Infatti ragazzi, date il buon esempio" dice loro l'autista invitandoli, con un cenno del capo, a scendere.
Arrivano Antony, che prende la mia valigia (awww, ma che carino) e Giovanni che prende quella di Viola.
Saliamo la prima rampa, ci giriamo e...CE NE È UN'ALTRA! Seeeh, vabbè!
Arriviamo tutti davanti l'entrata principale, tranne Antony che sta avendo un po' di difficoltà dato che sta portando in una mano la mia valigia e nell'altra la sua. Mi sto sentendo uno schifo!
L'autista, poggia le valigie che ha in mano e va ad aiutarlo: "direi che questo ragazzo si è meritato un bel bacio sulla guancia, o no?" Propone guardandomi e appoggiando il mio bagaglio a terra.
Antony sta diventando tutto rosso in faccia, ed io...beh, SONO UNA CALDAIA!
Ho le guance in fiamme e credo si noti anche all'esterno, dato che sono diventata color pomodoro.
Ma...è impazzito? I cavoli suoi?
"Ahaha, ma dai" è l'unica cosa che riesco a dire. Mi sento un'idiota!
Antony, per il troppo imbarazzo, non riesce a guardarmi, ma tutti gli altri però, ci stanno osservando divertiti. Uffa!
Grazie genio, sei veramente un grande! Torna a fare l'autista dato che, come cupido, fai abbastanza schifo.
Non so come però, il mio istinto mi sta portando a fare quello che il cretino mi ha suggerito.
E niente, vado da Antony, gli giro la faccia con una mano verso di me e gli do un bacio sulla guancia.
Cosa cazzo mi sta prendendo?
L'autista, compiaciuto e anche con un sorrisetto malizioso, prende le valigie, apre la porta, ed entra dentro. Tutti gli altri fanno lo stesso, dopo averci guardato sconvolti.
Il ragazzo dal ciuffo ribelle ed io, non riusciamo neanche a guardarci per il troppo disagio.
Grazie istinto, grazie imbecille!

Una volta entrata, mi si presenta questa scena: davanti a noi, c'è un lunghissimo bancone di legno, decorato con dei fiori e con una ragazza dietro. Questa, deve essere la reception.
Beh, non male, molto accogliente.
Continuo a guardarmi intorno e vedo che il pavimento, almeno dove siamo noi ora, è ricoperto da una moquette rossa.
Nella parte destra del bancone, c'è un corridoio che, al momento, non so dove porti.
Sulla destra, invece, c'è un lunghissimo corridoio dove, sulla sinistra si trova un tavolo da biliardo e, davanti ad esso, c'è...credo la sala ristorante.
Un uomo sulla cinquantina, alto, con i capelli brizzolati e gli occhi castani, si sta avvicinando a noi: "salve ragazzi, sono il direttore Bonamici e vi do il benvenuto a Hotel Minerva. Molto piacere." Dice, porgendo la mano ad ognuno di noi.
Ha l'accento romano, buono!
Nel frattempo, il grandissimo autista, dopo averci salutato, se ne sta andando; finalmente!
Ora, invece, stanno arrivando due ragazzi che indossano la stessa maglietta.
Credo siano gli animatori.
"Ragazzi, loro sono Danilo e Cesare, due dei nostri animatori." Il direttore mette una mano sulla spalla a un ragazzo alto all'incirca 1,70 cm. Ha gli occhi e i capelli castani. L'altro, invece, ha gli occhi verde acqua e i capelli castani, ed è alto come lui.
Poi, guardando negli occhi questi due, dice loro: "accompagnate, per favore, i maschietti nella loro stanza."
I ragazzi, dopo aver preso le loro cose, se ne vanno nella parte destra.
"A dopo" ci saluta Antony.
Oltre ad essere il più carino, è anche il più educato. D'altronde però, Raffaele e Filippo, fino ad ora, non hanno ancora detto una parola (credo siano timidi). Vedremo più avanti.
"Ragazze, lei è Gioia, una vostra collega. Cara, puoi prendere per favore le chiavi della loro stanza e accompagnarle?"
Poi continua guardando Viola e me: "ci vediamo più tardi a cena. Ah, Gioia, dai ai ragazzi tutte le informazioni sugli orari dei pasti,..."
"ma certo direttore." Gli risponde la ragazza con un bel sorriso smagliante.
L'uomo, guarda tutte e tre, ci sorride e se ne va.
Gioia, è alta più o meno come me, ha la pelle olivastra e gli occhi color mandorla. Ha i capelli ricci e castani, raccolti in una crocchia.
Molto bella e sembra anche simpatica.
"Piacere ragazze. Seguitemi. Prego, da questa parte."
Esce dal bancone e ci fa strada nella parte sinistra.

Come infatti pensavo, andando in quella direzione, nella parte destra si trova un'enorme vetrata con all'interno la sala ristorante e, nella parte sinistra, un tavolo da biliardo. Di fronte ad esso, c'è una lunga finestra che da su una pista da sci.
Andando più avanti, sempre nella parte destra, c'è un piccolo spogliatoio contenente degli armadietti per gli sci e tutte le altre varie attrezzature. Nel lato opposto, invece, c'è un'altra entrata.
Procediamo entrando in un corridoio abbastanza stretto, ricoperto da una moquette nera.
Arriviamo davanti a delle scale: "Kaleb, vieni ad aiutare queste ragazze a portare le valigie al piano di sopra" ordina Gioia ad un ragazzo di colore, comparso all'improvviso.
Quest'ultimo, prende i nostri bagagli e, insieme a lui, arriviamo al primo piano.
Giriamo a sinistra e camminiamo un altro po' per questo piccolo corridoio, fino ad arrivare davanti ad una camera, la 229.
Gioia, inserisce la chiave nella serratura ed entriamo in una piccola stanza rivestita di legno. La amo già!
È molto accogliente e anche l'odore lo è.
Sulla sinistra c'è un armadio, anch'esso dello stesso materiale delle pareti; di fronte, c'è un piccolo bagno, mentre andando più avanti c'è un letto matrimoniale con affianco un letto singolo. Sulla destra di quest'ultimo, c'è una vetrata che da su una piccola terrazza.
"Allora ragazze, sistematevi con calma. Quando vi sarete riposate e sistemate, venite giù a ricevimento che vi diamo tutti i vari orari. A dopo." Ci dice Gioia sorridendoci.
Ma non si chiamava front Office o reception? Bah!
Comunque, ho anche notato che, la bella mora, ha l'accento siciliano.
La amo ufficialmente, basta.
Ho un debole per gli accenti del sud, non posso farci niente.
"Va benissimo, grazie mille." Le risponde Viola tutta emozionata. Credo che a momenti urli per l'euforia e, probabilmente, lo farò anche io.
La ragazza dagli occhi color mandorla esce e Viola si butta sul letto.

"Madooo, guarda la stanza. Waaa sono molto contenta ed emozionata per quest'esperienza." Mi dice, appunto, urlando e saltandomi addosso.
"Ei ei, ma tu non eri quella ragazza che, fino a due giorni fa, diceva disperata..." mi schiarisco la voce per imitarla "no no, io lì non ci vado. Non posso stare chiusa in hotel per quattro settimane senza uscire per fare shopping e bla, bla, bla."
Scoppiamo a ridere entrambi.
Sì, fino a due giorni fa, la ragazza qui presente ed io, abbiamo discusso per queste sue affermazioni.
L'ho reputata una ragazzina viziata che non sa adattarsi a niente.
Chiunque al mio posto, l'avrebbe accusata della stessa cosa.
"Sì, hai ragione e ti chiedo per la milionesima volta scusa. Dovevo darti retta sin da subito quando mi dicevi di almeno provare a vedere come sarebbero andati i primi giorni." Mi dice un po' triste.
Le prendo le mani e le dico, abbracciandola: "tranquilla, è acqua passata ormai. L'importante ora, è che siamo qui insieme pronte a scatenarci e a far vedere agli altri cosa siamo in grado di fare ahah." Mi sorride ricambiando l'abbraccio.
"Dai avanti, andiamo a disfare le valigie."
Le dico euforica portandola con me.

Non ho mai amato le nocciole Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora